Chissà se lo sanno i giovani di oggi cosa significasse a inizio Novecento la parola sportsman. Certo, la familiarità con il gergo dei pirati (la lingua inglese secondo quel placido genio che fu Giuseppe Pontiggia) li porterà ad intuire che si tratta di qualcuno che ha a che fare con lo sport. In particolare, all’alba del secolo scorso, era colui che si mostrava incline alle più diverse discipline, riuscendo ad ottenere in tutte risultati eclatanti. A Bitonto, lo sportsman per eccellenza è stato Michele D’Acció. Bandiera della squadra neroverde, calciatore marmoreo e insormontabile, era una leggenda già da giovane. Per dire quanto fosse cruciale la sua figura nelle vicende pallonare bitontine fa fede la testimonianza di Lillino Chiddo che, mano nella mano del padre, al bordo del campo della Guglie, s’innamorò del calcio proprio ammirando D’Acciò. Che, per la sua possa straripante, fu soprannominato “U taur” o “U cavadd della Peroni” (icona simbolica di una pubblicità allora di moda) e che, frattanto, vinceva a mani basse gare infuocate di corsa campestre e si lasciava affascinare dalla pallacanestro. Fondò la Serenissima e sfiorò persino la serie C, campionato al quale la Federcalcio impedì l’ingresso ai leoncelli perché more solito carenti di uno stadio adeguato. Peccato, sarebbe stata la vetta del cuoio nostrano. Poi, Michele fu allenatore ed esportò il suo amore decoubertiniano anche negli Stati Uniti. Una sera di pioggia autunnale, mi raccontò il suo cuore, tutto immerso fra entusiasmi e nostalgie, lacrime e sorrisi. Un incontro indimenticabile, per me. Insomma, un monumento, Michele D’Acciò, autentico pioniere dello sport. È per questo che si pensava fosse cosa buona e giusta dedicargli una targa commemorativa – con annessa interessantissima mostra fotografica – affinché la città non dimenticasse il suo alato esempio. Un anno fa, la famiglia avviò il dialogo decisivo con l’amministrazione. Sembrava che l’incipit della stagione calcistica potesse essere propizia per la cerimonia, ma niente. Perciò, chiediamo: a che punto siamo?