Subconscius Deceit è il nome di una band metal nostrana
composta da: Gianni Tatoli alla voce, Roberto D’Agostino e Giovanni Lisena alla
chitarra, Mauro Sallustio alla batteria e Nicola Abbattista al basso.
Il nome del
gruppo significa “Inganno del subconscio” e rispecchia un mondo affascinante
che avvolge i cinque ragazzi e chi li ascolta, un mondo di realtà e apparenza
miste insieme, un mondo in cui non si può stabilire con precisione ciò che è
reale e ciò che non lo è, un mondo interamente regolato dal subconscio, ossia
dalla parte più profonda di ognuno di noi.
La band
nacque nel 2010 e il nucleo originario del gruppo non includeva la voce. Dopo
due anni fu composta la prima demo e da lì iniziarono le prime esibizioni a
Molfetta, Bari, Bisceglie. Durante le esibizioni live, la band propone al
pubblico i brani tratti dal loro primo ep “Parting
ways, bond with grace” e alcune cover.
Li abbiamo incontrati per comprendere le dinamiche che regolano un
aspetto del nostro panorama musicale.
Il genere metal è apprezzato nella
nostra provincia? È difficile trovare un pubblico vasto che vi segua?
Va considerato innanzitutto che il
metal in Italia è un genere di nicchia, ma nonostante ciò riteniamo che tutto
dipenda dal progetto iniziale: se hai un buon prodotto da offrire, la gente ti
segue. Soprattutto a Bitonto e nella scena Barese il metal è abbastanza
apprezzato e siamo entusiasti di notare molta partecipazione ai nostri live.
Pensate che ciò in futuro possa trasformarsi
in un lavoro?
E’ quello che ci auguriamo, poiché
noi ci mettiamo tutta la nostra passione e i risultati ottenuti fino ad ora
sono soddisfacenti.
C’è qualche cantante o gruppo a cui
vi ispirate?
Sicuramente Laura Pausini! –ridono- A
parte gli scherzi, ci sono delle band che tutti noi ascoltiamo e a cui ci
ispiriamo, in particolare quelle che hanno portato avanti la scena del
metalcore e del new metal. Nonostante ciò, ognuno di noi ha le sue band
preferite e ascolta musica anche di altro genere.
Che effetti ha la musica nelle vostre
vite?
Forse la domanda andrebbe posta al
contrario, poiché è in realtà il nostro vissuto che ci ha portati ad ascoltare
questo genere musicale e che ci ha poi permesso formare la nostra band. Per noi
la musica è diventata il mezzo fondamentale per esprimere le nostre idee ma
anche per comunicare al pubblico le nostre emozioni.
Qual è l’emozione più grande che
provate quando vi esibite?
Proviamo una sensazione di libertà
assoluta che non riusciamo a provare in nessun altro contesto. Ciò che facciamo
è un po’ paragonabile all’attività di uno scrittore, che nello scrivere trova
il mezzo per comunicare agli altri le proprie idee e le proprie emozioni,
mostrando i lati più nascosti e intimi della propria personalità e allo stesso
tempo riuscendo a scoprire altre caratteristiche di sé di cui non si era a
conoscenza.
Un’altra bellissima sensazione è la
scarica di energia che pervade ogni cellula del nostro corpo e ci porta a
muoverci, ballare, saltare. Riuscire a comunicare al pubblico la nostra stessa
energia è qualcosa di estremamente appagante, è come essere parte di un’onda
che parte da noi e coinvolge chi ci ascolta.
C’è qualcuno che vi guida in questo
percorso o vi state costruendo la vostra strada da soli?
La maggior parte di noi ha una base
di tecnica e teoria musicale imparata da insegnati diversi, ma per chi vuole
suonare il nostro genere non esistono delle vere e proprie scuole, anche per
quanto riguarda la composizione dei brani. Chi si affaccia a questo genere è consapevole
del fatto che c’è una lunga strada da affrontare unicamente con le proprie
forze, e l’esperienza è l’unica maestra.
Cosa ne pensano le vostre famiglie
della vostra passione?
In generale sono contenti del fatto
che ci impegniamo in qualcosa di costruttivo e apprezzano la nostra passione,
anche se ad alcuni di noi è capitato di avere qualche conflitto con i propri
genitori perché il metal è purtroppo etichettato da chi non lo apprezza come “persone
che urlano”. Nonostante ciò, notando il grande impegno, si sono ricreduti e ci
hanno offerto il loro appoggio.
Quali sono le difficoltà maggiori che
state incontrando?
Una grande difficoltà è quella di
avere la costanza nell’incontrarci per provare, visto che siamo molto impegnati
con l’università e il lavoro. Ogni nuovo pezzo e ogni esibizione richiedono
infatti un lavoro enorme, anche se in apparenza può non sembrare così.
Quali sono i vostri obiettivi per il
futuro più prossimo? E qual è invece il vostro sogno?
Sicuramente ciò che desideriamo realizzare
nell’immediato è scrivere nuovi pezzi da proporre al nostro pubblico e trovare
più tempo per incontrarci e concretizzare i nostri progetti. Il nostri sogni sono
quelli di poter realizzare un nuovo album , di poterci esibire in molti posti e
di avere un pubblico che si affezioni a noi.
Ci
auguriamo, quindi, che questo genere musicale si faccia largo nelle cuffiette
di molti e che questi ragazzi riescano a realizzare i propri sogni e a trovare
il supporto che meritano, a partire da noi appartenenti allaloro stessa terra.