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Home » Speciale Amministrative 2017/Rossiello: “Nulla si è fatto per il marketing territoriale e lo sviluppo economico di Bitonto”

Speciale Amministrative 2017/Rossiello: “Nulla si è fatto per il marketing territoriale e lo sviluppo economico di Bitonto”

Proseguiamo con le interviste del "da Bitonto" agli aspiranti sindaci. Secondo appuntamento con Carmela Rossiello, il candidato del centrodestra

Michele Cotugno by Michele Cotugno
30 Maggio 2017
in Politica
Speciale Amministrative 2017/Rossiello: “Nulla si è fatto per il marketing territoriale e lo sviluppo economico di Bitonto”
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Proseguiamo, in vista dell’appuntamento elettorale dell’11 giugno, le interviste ai quattro candidati alla carica di sindaco di Bitonto, per darvi modo di conoscere i loro programmi e la loro idea di città. Seconda puntata con il candidato di Forza Italia e Rivoluzione Cristiana, Carmela Rossiello.

Scuola

«Bisogna continuare a risistemare gli edifici scolastici, perché alcuni hanno bisogno di molta manutenzione sia interna che esterna. È fondamentale perché la scuola deve essere un luogo sicuro per i nostri figli. Credo che sia importante mettere in atto una nuova programmazione, attraverso il Pof Territoriale, diversa da come è stata gestita in questi cinque anni. Avendo esperienza in altri comuni credo che questa programmazione vada rivisitata,  perché io non penso che sia l’amministrazione a dover dire alle scuole cosa dover fare, ma devono essere le scuole ad esprimere il proprio bisogno formativo, per poterlo collegare meglio al Pof interno e quindi è la scuola che deve fare proposte progettuali. E i contributi devono essere dati alla realizzazione di quei progetti. Questo per far sì che siano finanziati progetti di cui la scuola ha realmente bisogno e per evitare duplicati, progetti uguali per tutte le scuole. Ogni progetto deve rispondere alle esigenze e specificità della singola scuola. L’iniziativa deve partire dalla scuola e non deve essere il contrario. Diverse volte in consiglio comunale ho dovuto farlo notare».

Sicurezza e legalità

«Sicurezza e legalità sono il nostro leit motiv. Voglio una città in cui, anche se si sceglie di vivere in campagna o nelle periferie, possa sentirmi sicuro. Come si può implementare la sicurezza? È scontato il bisogno di maggior coordinamento tra leforze dell’ordine. Ma il problema è che all’ingresso e all’uscita della città ci dovrebbero essere telecamere per farci sapere chi entra e chi esce. Mettere sulle strade i dossi può essere una soluzione valida fino ad un certo punto. I dossi talvolta sono anche più pericolosi. Bisogna installare una segnaletica luminosa o implementare azioni di educazione stradale, ma non con il solito progettino di quindici ore con la scuola. I vigili in divisa devono poter circolare all’interno del paese, perché la divisa non è qualcosa che crea timore, ma che crea sicurezza e tranquillità.

Le rapine ormai si fanno anche in pieno giorno a Bitonto e nelle frazioni. Servirebbero più vigili urbani, attrezzature più efficaci ed efficienti per poter contrastare chi delinque. Anche nelle campagne. Chi vive in campagna subisce continue vessazioni, ha paura di vedersi rubare tutto quello per cui ha lavorato, sudato, investito. Per non parlare del problema degli alberi tagliati per ricavarne la legna da ardere per le pizzerie, con la complicità di cittadini poco onesti.

Tornando in città abbiamo un problema serio rappresentato dall’illuminazione pubblica. Alcune zone sono talmente poco o male illuminate che non è assolutamente difficile che il cittadino possa subire aggressioni da parte di delinquenti. Ovviamente le forze dell’ordine devono essere affiancate da altre figure,come chi fa vigilanza davanti alle scuole».

Welfare e sanità

«Necessita maggiore attenzione ai bisogni della nostra città e, specialmente, a quella parte che più debole per svariate ragioni. Credo che non si sia fatto nulla per lo sviluppo economico del nostro territorio. Non credo sia possibile continuare a gestire i servizi sociali come è stato fatto in questi anni. Bisogna ridare a queste persone la dignità, occupandole in un lavoro che faccia sentire utili queste persone, che dia loro la percezione di una giornata piena. Non si tratta solo di andare a ritirare il pacco dono per la famiglia. Per quanto importante, perché c’è necessità di sostentamento, è altrettanto importante aumentare l’assistenza domiciliare, ad esempio per le famiglie in cui sono presenti anziani con grave disabilità. Bisogna dare rigore alle associazioni di volontariato che senza scopo di lucro possano coniugare il principio della sussidiarietà con le esigenze della Pubblica Amministrazione. Si può pensare al baratto amministrativo. Da una parte ci deve essere, dunque, assistenza, dall’altra la creazione di opportunità di lavoro in modo da emancipare chi ne deve usufruire, perché lo Stato non può essere sempre l’eterna mamma che provvede ai bisogni. Si farebbe solo cattiva assistenza, dando poco a molti, senza dare la possibilità affinchè queste persone da sole possano rendersi autonome, senza invocare più l’aiuto dell’amministrazione. Non ci sono più possibilità per continuare così. La gente non ha più bisogno del contentino. Ci deve essere il doppio binario, assistenza al momento, nell’immediato, ma anche creazione di possibilità di autosufficienza.

Un altro aspetto che vogliamo realizzare una partecipazione che sia reale e concreta, e non solo per slogan come è avvenuto in questi anni. Dopo la fuoriuscita di Scauro, questo settore così importante per la vita della città è rimasto vacante, affidato ad una consulenza. Non credo che una consulenza basti in un ambito così importante ma al tempo stesso complicato. Abbiamo pensato ad una banca del tempo che, attraverso l’associazionismo e un regolamento dettagliato, dia la possibilità di mettere a disposizione le proprie competenze per dare supporto a queste necessità.

Pensiamo agli alloggi popolari. Bisogna avere molta attenzione all’attribuzione con criteri trasparenti delle abitazioniMaggiore attenzione ai nuclei familiari in cui nessuno dei due lavora, agli anziani che vivono in situazione di indigenza, a chi ha figli disabili. Queste situazioni vanno gestite meglio, con un assessorato che se ne occupi, perché non è possibile lasciare scoperta una città di 55mila abitanti. Sperando che si riprenda finalmente a costruire, pensiamo alla valorizzazione di quel che abbiamo già senza ovviamente intasarci di cemento. Deve essere fortemente incentivato il rapporto tra pubblico e privato».

Turismo e cultura

«Tolti pochi eventi interessanti che gratificano sul piano del turismo, non ho visto marketing territoriale in questi anni. Bitonto va supportata molto meglio. La cultura è la base della collettività. Bisogna rafforzare quindi l’azione culturale. Ma se quest’ultima è incentrata solo in uno spazio ben definito e unico, che è sempre e solo il centro storico, credo che non si crei in questo modo sviluppo culturale, perché ci sono tante altre zone dove sarebbe opportuno spostare quelle che di solito vengono considerate manifestazioni culturali per una certa èlite. Credo che bisogna incentivare l’interesse con un’educazione adeguata. Abbiamo per esempio associazioni di musica importanti. Non capisco come mai non si sia mai pensato di creare convenzioni che permettano con costi popolari di avere a scuola l’esperto di musica, per educare sin da piccoli ragazzi e ragazze al gusto del bello. In tal modo probabilmente poi avremmo meno problemi di ordine sociale.

Ci furono tanti proclami per l’apertura della sala prove sulla via per l’aeroporto. Io vado spesso da quelle parti, ma mica vedo tutto quel movimento. Dopo l’inaugurazione, il taglio del nastro, cosa si è fatto? Non si crea cultura quando gli eventi sono esclusivi di un’èlite. Non c’è stata alcuna manifestazione in altre parti della città».

Proseguiamo, in vista dell’appuntamento elettorale dell’11 giugno, le interviste ai quattro candidati alla carica di sindaco di Bitonto, per darvi modo di conoscere i loro programmi e la loro idea di città. Seconda puntata con il candidato di Forza Italia e Rivoluzione Cristiana, Carmela Rossiello.

Scuola

«Bisogna continuare a risistemare gli edifici scolastici, perché alcuni hanno bisogno di molta manutenzione sia interna che esterna. È fondamentale perché la scuola deve essere un luogo sicuro per i nostri figli. Credo che sia importante mettere in atto una nuova programmazione, attraverso il Pof Territoriale, diversa da come è stata gestita in questi cinque anni. Avendo esperienza in altri comuni credo che questa programmazione vada rivisitata,  perché io non penso che sia l’amministrazione a dover dire alle scuole cosa dover fare, ma devono essere le scuole ad esprimere il proprio bisogno formativo, per poterlo collegare meglio al Pof interno e quindi è la scuola che deve fare proposte progettuali. E i contributi devono essere dati alla realizzazione di quei progetti. Questo per far sì che siano finanziati progetti di cui la scuola ha realmente bisogno e per evitare duplicati, progetti uguali per tutte le scuole. Ogni progetto deve rispondere alle esigenze e specificità della singola scuola. L’iniziativa deve partire dalla scuola e non deve essere il contrario. Diverse volte in consiglio comunale ho dovuto farlo notare».

Sicurezza e legalità

«Sicurezza e legalità sono il nostro leit motiv. Voglio una città in cui, anche se si sceglie di vivere in campagna o nelle periferie, possa sentirmi sicuro. Come si può implementare la sicurezza? È scontato il bisogno di maggior coordinamento tra leforze dell’ordine. Ma il problema è che all’ingresso e all’uscita della città ci dovrebbero essere telecamere per farci sapere chi entra e chi esce. Mettere sulle strade i dossi può essere una soluzione valida fino ad un certo punto. I dossi talvolta sono anche più pericolosi. Bisogna installare una segnaletica luminosa o implementare azioni di educazione stradale, ma non con il solito progettino di quindici ore con la scuola. I vigili in divisa devono poter circolare all’interno del paese, perché la divisa non è qualcosa che crea timore, ma che crea sicurezza e tranquillità.

Le rapine ormai si fanno anche in pieno giorno a Bitonto e nelle frazioni. Servirebbero più vigili urbani, attrezzature più efficaci ed efficienti per poter contrastare chi delinque. Anche nelle campagne. Chi vive in campagna subisce continue vessazioni, ha paura di vedersi rubare tutto quello per cui ha lavorato, sudato, investito. Per non parlare del problema degli alberi tagliati per ricavarne la legna da ardere per le pizzerie, con la complicità di cittadini poco onesti.

Tornando in città abbiamo un problema serio rappresentato dall’illuminazione pubblica. Alcune zone sono talmente poco o male illuminate che non è assolutamente difficile che il cittadino possa subire aggressioni da parte di delinquenti. Ovviamente le forze dell’ordine devono essere affiancate da altre figure,come chi fa vigilanza davanti alle scuole».

Welfare e sanità

«Necessita maggiore attenzione ai bisogni della nostra città e, specialmente, a quella parte che più debole per svariate ragioni. Credo che non si sia fatto nulla per lo sviluppo economico del nostro territorio. Non credo sia possibile continuare a gestire i servizi sociali come è stato fatto in questi anni. Bisogna ridare a queste persone la dignità, occupandole in un lavoro che faccia sentire utili queste persone, che dia loro la percezione di una giornata piena. Non si tratta solo di andare a ritirare il pacco dono per la famiglia. Per quanto importante, perché c’è necessità di sostentamento, è altrettanto importante aumentare l’assistenza domiciliare, ad esempio per le famiglie in cui sono presenti anziani con grave disabilità. Bisogna dare rigore alle associazioni di volontariato che senza scopo di lucro possano coniugare il principio della sussidiarietà con le esigenze della Pubblica Amministrazione. Si può pensare al baratto amministrativo. Da una parte ci deve essere, dunque, assistenza, dall’altra la creazione di opportunità di lavoro in modo da emancipare chi ne deve usufruire, perché lo Stato non può essere sempre l’eterna mamma che provvede ai bisogni. Si farebbe solo cattiva assistenza, dando poco a molti, senza dare la possibilità affinchè queste persone da sole possano rendersi autonome, senza invocare più l’aiuto dell’amministrazione. Non ci sono più possibilità per continuare così. La gente non ha più bisogno del contentino. Ci deve essere il doppio binario, assistenza al momento, nell’immediato, ma anche creazione di possibilità di autosufficienza.

Un altro aspetto che vogliamo realizzare una partecipazione che sia reale e concreta, e non solo per slogan come è avvenuto in questi anni. Dopo la fuoriuscita di Scauro, questo settore così importante per la vita della città è rimasto vacante, affidato ad una consulenza. Non credo che una consulenza basti in un ambito così importante ma al tempo stesso complicato. Abbiamo pensato ad una banca del tempo che, attraverso l’associazionismo e un regolamento dettagliato, dia la possibilità di mettere a disposizione le proprie competenze per dare supporto a queste necessità.

Pensiamo agli alloggi popolari. Bisogna avere molta attenzione all’attribuzione con criteri trasparenti delle abitazioniMaggiore attenzione ai nuclei familiari in cui nessuno dei due lavora, agli anziani che vivono in situazione di indigenza, a chi ha figli disabili. Queste situazioni vanno gestite meglio, con un assessorato che se ne occupi, perché non è possibile lasciare scoperta una città di 55mila abitanti. Sperando che si riprenda finalmente a costruire, pensiamo alla valorizzazione di quel che abbiamo già senza ovviamente intasarci di cemento. Deve essere fortemente incentivato il rapporto tra pubblico e privato».

Turismo e cultura

«Tolti pochi eventi interessanti che gratificano sul piano del turismo, non ho visto marketing territoriale in questi anni. Bitonto va supportata molto meglio. La cultura è la base della collettività. Bisogna rafforzare quindi l’azione culturale. Ma se quest’ultima è incentrata solo in uno spazio ben definito e unico, che è sempre e solo il centro storico, credo che non si crei in questo modo sviluppo culturale, perché ci sono tante altre zone dove sarebbe opportuno spostare quelle che di solito vengono considerate manifestazioni culturali per una certa èlite. Credo che bisogna incentivare l’interesse con un’educazione adeguata. Abbiamo per esempio associazioni di musica importanti. Non capisco come mai non si sia mai pensato di creare convenzioni che permettano con costi popolari di avere a scuola l’esperto di musica, per educare sin da piccoli ragazzi e ragazze al gusto del bello. In tal modo probabilmente poi avremmo meno problemi di ordine sociale.

Ci furono tanti proclami per l’apertura della sala prove sulla via per l’aeroporto. Io vado spesso da quelle parti, ma mica vedo tutto quel movimento. Dopo l’inaugurazione, il taglio del nastro, cosa si è fatto? Non si crea cultura quando gli eventi sono esclusivi di un’èlite. Non c’è stata alcuna manifestazione in altre parti della città».

Proseguiamo, in vista dell’appuntamento elettorale dell’11 giugno, le interviste ai quattro candidati alla carica di sindaco di Bitonto, per darvi modo di conoscere i loro programmi e la loro idea di città. Seconda puntata con il candidato di Forza Italia e Rivoluzione Cristiana, Carmela Rossiello.

Scuola

«Bisogna continuare a risistemare gli edifici scolastici, perché alcuni hanno bisogno di molta manutenzione sia interna che esterna. È fondamentale perché la scuola deve essere un luogo sicuro per i nostri figli. Credo che sia importante mettere in atto una nuova programmazione, attraverso il Pof Territoriale, diversa da come è stata gestita in questi cinque anni. Avendo esperienza in altri comuni credo che questa programmazione vada rivisitata,  perché io non penso che sia l’amministrazione a dover dire alle scuole cosa dover fare, ma devono essere le scuole ad esprimere il proprio bisogno formativo, per poterlo collegare meglio al Pof interno e quindi è la scuola che deve fare proposte progettuali. E i contributi devono essere dati alla realizzazione di quei progetti. Questo per far sì che siano finanziati progetti di cui la scuola ha realmente bisogno e per evitare duplicati, progetti uguali per tutte le scuole. Ogni progetto deve rispondere alle esigenze e specificità della singola scuola. L’iniziativa deve partire dalla scuola e non deve essere il contrario. Diverse volte in consiglio comunale ho dovuto farlo notare».

Sicurezza e legalità

«Sicurezza e legalità sono il nostro leit motiv. Voglio una città in cui, anche se si sceglie di vivere in campagna o nelle periferie, possa sentirmi sicuro. Come si può implementare la sicurezza? È scontato il bisogno di maggior coordinamento tra leforze dell’ordine. Ma il problema è che all’ingresso e all’uscita della città ci dovrebbero essere telecamere per farci sapere chi entra e chi esce. Mettere sulle strade i dossi può essere una soluzione valida fino ad un certo punto. I dossi talvolta sono anche più pericolosi. Bisogna installare una segnaletica luminosa o implementare azioni di educazione stradale, ma non con il solito progettino di quindici ore con la scuola. I vigili in divisa devono poter circolare all’interno del paese, perché la divisa non è qualcosa che crea timore, ma che crea sicurezza e tranquillità.

Le rapine ormai si fanno anche in pieno giorno a Bitonto e nelle frazioni. Servirebbero più vigili urbani, attrezzature più efficaci ed efficienti per poter contrastare chi delinque. Anche nelle campagne. Chi vive in campagna subisce continue vessazioni, ha paura di vedersi rubare tutto quello per cui ha lavorato, sudato, investito. Per non parlare del problema degli alberi tagliati per ricavarne la legna da ardere per le pizzerie, con la complicità di cittadini poco onesti.

Tornando in città abbiamo un problema serio rappresentato dall’illuminazione pubblica. Alcune zone sono talmente poco o male illuminate che non è assolutamente difficile che il cittadino possa subire aggressioni da parte di delinquenti. Ovviamente le forze dell’ordine devono essere affiancate da altre figure,come chi fa vigilanza davanti alle scuole».

Welfare e sanità

«Necessita maggiore attenzione ai bisogni della nostra città e, specialmente, a quella parte che più debole per svariate ragioni. Credo che non si sia fatto nulla per lo sviluppo economico del nostro territorio. Non credo sia possibile continuare a gestire i servizi sociali come è stato fatto in questi anni. Bisogna ridare a queste persone la dignità, occupandole in un lavoro che faccia sentire utili queste persone, che dia loro la percezione di una giornata piena. Non si tratta solo di andare a ritirare il pacco dono per la famiglia. Per quanto importante, perché c’è necessità di sostentamento, è altrettanto importante aumentare l’assistenza domiciliare, ad esempio per le famiglie in cui sono presenti anziani con grave disabilità. Bisogna dare rigore alle associazioni di volontariato che senza scopo di lucro possano coniugare il principio della sussidiarietà con le esigenze della Pubblica Amministrazione. Si può pensare al baratto amministrativo. Da una parte ci deve essere, dunque, assistenza, dall’altra la creazione di opportunità di lavoro in modo da emancipare chi ne deve usufruire, perché lo Stato non può essere sempre l’eterna mamma che provvede ai bisogni. Si farebbe solo cattiva assistenza, dando poco a molti, senza dare la possibilità affinchè queste persone da sole possano rendersi autonome, senza invocare più l’aiuto dell’amministrazione. Non ci sono più possibilità per continuare così. La gente non ha più bisogno del contentino. Ci deve essere il doppio binario, assistenza al momento, nell’immediato, ma anche creazione di possibilità di autosufficienza.

Un altro aspetto che vogliamo realizzare una partecipazione che sia reale e concreta, e non solo per slogan come è avvenuto in questi anni. Dopo la fuoriuscita di Scauro, questo settore così importante per la vita della città è rimasto vacante, affidato ad una consulenza. Non credo che una consulenza basti in un ambito così importante ma al tempo stesso complicato. Abbiamo pensato ad una banca del tempo che, attraverso l’associazionismo e un regolamento dettagliato, dia la possibilità di mettere a disposizione le proprie competenze per dare supporto a queste necessità.

Pensiamo agli alloggi popolari. Bisogna avere molta attenzione all’attribuzione con criteri trasparenti delle abitazioniMaggiore attenzione ai nuclei familiari in cui nessuno dei due lavora, agli anziani che vivono in situazione di indigenza, a chi ha figli disabili. Queste situazioni vanno gestite meglio, con un assessorato che se ne occupi, perché non è possibile lasciare scoperta una città di 55mila abitanti. Sperando che si riprenda finalmente a costruire, pensiamo alla valorizzazione di quel che abbiamo già senza ovviamente intasarci di cemento. Deve essere fortemente incentivato il rapporto tra pubblico e privato».

Turismo e cultura

«Tolti pochi eventi interessanti che gratificano sul piano del turismo, non ho visto marketing territoriale in questi anni. Bitonto va supportata molto meglio. La cultura è la base della collettività. Bisogna rafforzare quindi l’azione culturale. Ma se quest’ultima è incentrata solo in uno spazio ben definito e unico, che è sempre e solo il centro storico, credo che non si crei in questo modo sviluppo culturale, perché ci sono tante altre zone dove sarebbe opportuno spostare quelle che di solito vengono considerate manifestazioni culturali per una certa èlite. Credo che bisogna incentivare l’interesse con un’educazione adeguata. Abbiamo per esempio associazioni di musica importanti. Non capisco come mai non si sia mai pensato di creare convenzioni che permettano con costi popolari di avere a scuola l’esperto di musica, per educare sin da piccoli ragazzi e ragazze al gusto del bello. In tal modo probabilmente poi avremmo meno problemi di ordine sociale.

Ci furono tanti proclami per l’apertura della sala prove sulla via per l’aeroporto. Io vado spesso da quelle parti, ma mica vedo tutto quel movimento. Dopo l’inaugurazione, il taglio del nastro, cosa si è fatto? Non si crea cultura quando gli eventi sono esclusivi di un’èlite. Non c’è stata alcuna manifestazione in altre parti della città».

Proseguiamo, in vista dell’appuntamento elettorale dell’11 giugno, le interviste ai quattro candidati alla carica di sindaco di Bitonto, per darvi modo di conoscere i loro programmi e la loro idea di città. Seconda puntata con il candidato di Forza Italia e Rivoluzione Cristiana, Carmela Rossiello.

Scuola

«Bisogna continuare a risistemare gli edifici scolastici, perché alcuni hanno bisogno di molta manutenzione sia interna che esterna. È fondamentale perché la scuola deve essere un luogo sicuro per i nostri figli. Credo che sia importante mettere in atto una nuova programmazione, attraverso il Pof Territoriale, diversa da come è stata gestita in questi cinque anni. Avendo esperienza in altri comuni credo che questa programmazione vada rivisitata,  perché io non penso che sia l’amministrazione a dover dire alle scuole cosa dover fare, ma devono essere le scuole ad esprimere il proprio bisogno formativo, per poterlo collegare meglio al Pof interno e quindi è la scuola che deve fare proposte progettuali. E i contributi devono essere dati alla realizzazione di quei progetti. Questo per far sì che siano finanziati progetti di cui la scuola ha realmente bisogno e per evitare duplicati, progetti uguali per tutte le scuole. Ogni progetto deve rispondere alle esigenze e specificità della singola scuola. L’iniziativa deve partire dalla scuola e non deve essere il contrario. Diverse volte in consiglio comunale ho dovuto farlo notare».

Sicurezza e legalità

«Sicurezza e legalità sono il nostro leit motiv. Voglio una città in cui, anche se si sceglie di vivere in campagna o nelle periferie, possa sentirmi sicuro. Come si può implementare la sicurezza? È scontato il bisogno di maggior coordinamento tra leforze dell’ordine. Ma il problema è che all’ingresso e all’uscita della città ci dovrebbero essere telecamere per farci sapere chi entra e chi esce. Mettere sulle strade i dossi può essere una soluzione valida fino ad un certo punto. I dossi talvolta sono anche più pericolosi. Bisogna installare una segnaletica luminosa o implementare azioni di educazione stradale, ma non con il solito progettino di quindici ore con la scuola. I vigili in divisa devono poter circolare all’interno del paese, perché la divisa non è qualcosa che crea timore, ma che crea sicurezza e tranquillità.

Le rapine ormai si fanno anche in pieno giorno a Bitonto e nelle frazioni. Servirebbero più vigili urbani, attrezzature più efficaci ed efficienti per poter contrastare chi delinque. Anche nelle campagne. Chi vive in campagna subisce continue vessazioni, ha paura di vedersi rubare tutto quello per cui ha lavorato, sudato, investito. Per non parlare del problema degli alberi tagliati per ricavarne la legna da ardere per le pizzerie, con la complicità di cittadini poco onesti.

Tornando in città abbiamo un problema serio rappresentato dall’illuminazione pubblica. Alcune zone sono talmente poco o male illuminate che non è assolutamente difficile che il cittadino possa subire aggressioni da parte di delinquenti. Ovviamente le forze dell’ordine devono essere affiancate da altre figure,come chi fa vigilanza davanti alle scuole».

Welfare e sanità

«Necessita maggiore attenzione ai bisogni della nostra città e, specialmente, a quella parte che più debole per svariate ragioni. Credo che non si sia fatto nulla per lo sviluppo economico del nostro territorio. Non credo sia possibile continuare a gestire i servizi sociali come è stato fatto in questi anni. Bisogna ridare a queste persone la dignità, occupandole in un lavoro che faccia sentire utili queste persone, che dia loro la percezione di una giornata piena. Non si tratta solo di andare a ritirare il pacco dono per la famiglia. Per quanto importante, perché c’è necessità di sostentamento, è altrettanto importante aumentare l’assistenza domiciliare, ad esempio per le famiglie in cui sono presenti anziani con grave disabilità. Bisogna dare rigore alle associazioni di volontariato che senza scopo di lucro possano coniugare il principio della sussidiarietà con le esigenze della Pubblica Amministrazione. Si può pensare al baratto amministrativo. Da una parte ci deve essere, dunque, assistenza, dall’altra la creazione di opportunità di lavoro in modo da emancipare chi ne deve usufruire, perché lo Stato non può essere sempre l’eterna mamma che provvede ai bisogni. Si farebbe solo cattiva assistenza, dando poco a molti, senza dare la possibilità affinchè queste persone da sole possano rendersi autonome, senza invocare più l’aiuto dell’amministrazione. Non ci sono più possibilità per continuare così. La gente non ha più bisogno del contentino. Ci deve essere il doppio binario, assistenza al momento, nell’immediato, ma anche creazione di possibilità di autosufficienza.

Un altro aspetto che vogliamo realizzare una partecipazione che sia reale e concreta, e non solo per slogan come è avvenuto in questi anni. Dopo la fuoriuscita di Scauro, questo settore così importante per la vita della città è rimasto vacante, affidato ad una consulenza. Non credo che una consulenza basti in un ambito così importante ma al tempo stesso complicato. Abbiamo pensato ad una banca del tempo che, attraverso l’associazionismo e un regolamento dettagliato, dia la possibilità di mettere a disposizione le proprie competenze per dare supporto a queste necessità.

Pensiamo agli alloggi popolari. Bisogna avere molta attenzione all’attribuzione con criteri trasparenti delle abitazioniMaggiore attenzione ai nuclei familiari in cui nessuno dei due lavora, agli anziani che vivono in situazione di indigenza, a chi ha figli disabili. Queste situazioni vanno gestite meglio, con un assessorato che se ne occupi, perché non è possibile lasciare scoperta una città di 55mila abitanti. Sperando che si riprenda finalmente a costruire, pensiamo alla valorizzazione di quel che abbiamo già senza ovviamente intasarci di cemento. Deve essere fortemente incentivato il rapporto tra pubblico e privato».

Turismo e cultura

«Tolti pochi eventi interessanti che gratificano sul piano del turismo, non ho visto marketing territoriale in questi anni. Bitonto va supportata molto meglio. La cultura è la base della collettività. Bisogna rafforzare quindi l’azione culturale. Ma se quest’ultima è incentrata solo in uno spazio ben definito e unico, che è sempre e solo il centro storico, credo che non si crei in questo modo sviluppo culturale, perché ci sono tante altre zone dove sarebbe opportuno spostare quelle che di solito vengono considerate manifestazioni culturali per una certa èlite. Credo che bisogna incentivare l’interesse con un’educazione adeguata. Abbiamo per esempio associazioni di musica importanti. Non capisco come mai non si sia mai pensato di creare convenzioni che permettano con costi popolari di avere a scuola l’esperto di musica, per educare sin da piccoli ragazzi e ragazze al gusto del bello. In tal modo probabilmente poi avremmo meno problemi di ordine sociale.

Ci furono tanti proclami per l’apertura della sala prove sulla via per l’aeroporto. Io vado spesso da quelle parti, ma mica vedo tutto quel movimento. Dopo l’inaugurazione, il taglio del nastro, cosa si è fatto? Non si crea cultura quando gli eventi sono esclusivi di un’èlite. Non c’è stata alcuna manifestazione in altre parti della città».

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