Niente più pagamenti dei diritti di segreteria sulla certificazione anagrafica corrente. È quanto è stato stabilito dalla delibera di giunta comunale 73 dell’08/04/2021, «indipendentemente dalle modalità di richiesta e di rilascio e prevedendo, esclusivamente nel caso di richiesta da evadere per posta ordinaria, l’invio da parte del richiedente di busta opportunamente preaffrancata».
La delibera, tuttavia, conferma la riscossione dei diritti di segreteria per il rilascio di certificati anagrafici storici, che richiedono ricerche d’archivio. Riscossione che dovrà essere effettuata mediante gli strumenti di pagamento digitale resi disponibili sul portale web comunale nell’apposita sezione “Pagamenti pagoPA”.
La decisione risponde alla necessità di incentivare la progressiva digitalizzazione del servizio di certificazione anagrafica, di sopprimere i diritti di segreteria per i soli certificati rilasciati on-line, attraverso la piattaforma di servizio messa a disposizione dall’Amministrazione, confermando la riscossione per i certificati rilasciati allo sportello o richiesti con posta ordinaria nella misura vigente.
Il testo, inoltre, integra quanto già stabilito nell’ottobre scorso, con deliberazione 188, con la quale è stata decisa la soppressione del pagamento dei diritti di segreteria anche in tutti i casi di richiesta e rilascio in modalità telematica (pec e peo) della certificazione anagrafica corrente (con esclusione di quella storica), per tutto il periodo di vigenza dello stato di emergenza sanitaria per l’epidemia Covid-19
«A decorrere dal 28/02/2021 vige l’obbligo per i prestatori di servizi di pagamento abilitati di utilizzare esclusivamente la piattaforma pagoPA e conseguentemente non è più consentito il pagamento di qualsiasi somma in contanti agli sportelli comunali – spiega il testo della delibera – Di conseguenza, il pagamento dei diritti di segreteria per le certificazioni anagrafiche correnti di importo modesto (0,25 euro ovvero 0,50 euro, in caso di certificato soggetto ad imposta di bollo) comporterebbe per i cittadini un appesantimento procedurale ed un aggravio economico legati all’utilizzo degli strumenti di pagamento digitali con costi di commissione di gran lunga superiori all’importo dei diritti».