A dieci anni dalla chiusura della sede cittadina dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, che era ubicata in via Amedeo, si lancia, a Bitonto, la proposta di riaprirla.
L’idea è stata avanzata durante l’incontro “Il diritto all’emozione, il dovere alla partecipazione”, tenutosi giovedì alle officine culturali e organizzato da esponenti della sezione locale di Sinistra Italiana e dai responsabili baresi dell’Anpi.
La volontà è di riaprire la storica sede bitontina, dove sono ancora custoditi cimeli e documenti, e, possibilmente, inaugurarla il prossimo 25 aprile, giorno in cui si celebra la liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista e dall’invasione nazista. Riaprirla, dunque, e farne un luogo di memoria e di discussione, per tenere vivo il sentimento antifascista
«L’Anpi ha saputo essere non solo l’associazione dei partigiani, ma, più in generale, l’associazione degli antifascisti» ha spiegato Pasquale Martino, dell’Anpi di Bari, rispondendo alle domande della giornalista Elvira Manfredi: «Non avremmo l’Italia di oggi se, oltre agli eserciti alleati, non ci fossero stati i partigiani. L’antifascismo è lo spirito stesso della Costituzione italiana ed è ancora oggi importante mantenerlo vivo, perché non è affatto vero che il fascismo è finito, tant’è che c’è ancora gente che si dichiara tale. Nessuno magari si dichiarerà razzista, mascherandosi dietro il “prima gli italiani”, ma della stessa cosa si tratta».
Dello stesso parere Nico Bavaro, segretario regionale di Sinistra Italiana, che ha denunciato il ritorno di quei fattori che furono del fascismo, come razzismo, xenofobia, antisemitismo, sessismo e corporativismo, «talvolta anche in chi si dichiara di sinistra».
«L’Anpi ha cambiato, negli anni, il suo obiettivo anche a causa dell’involuzione culturale e politica a cui stiamo assistendo. Per anni è stata vista come un’associazione interessata solo alla memoria, ma oggi c’è sempre più bisogno di luoghi dove ci si incontri, ci si confronti e si discuta dei pericoli derivanti dall’emergere dei nuovi fascismi. Ci vorrebbe anche un osservatorio regionale sul fascismo, dato che c’è tutto un mondo delle tifoserie calcistiche che è dichiaratamente fascista e che è spesso sottovalutato» ha concluso Anna Lepore, dirigente della Cgil e vicepresidente provinciale dell’Anpi, che ha ricordato il primo convegno del Comitato di Liberazione Nazionale, che si tenne il ’44 a Bari, e, sempre nel capoluogo, la prima strage di antifascisti, il 28 luglio ’43, quando studenti e professori universitari che partecipavano ad una manifestazione furono trucidati in una violenta repressione che provocò 20 morti e 50 feriti.