Clamoroso.
Quello che tutti pensavano alla vigilia, e che nessuno aveva il coraggio di dire, si è materializzato a mezzanotte dopo un estenuante tira e molla di numeri e schede (non molte vista l’affluenza scarsina, che stride con la caratura delle forze in campo) con Toscano.
Emanuele “Lillino” Sannicandro vince le primarie della coalizione guidata dal Partito Democratico ed è il candidato sindaco che sfiderà Michele Abbaticchio alle elezioni comunali 2017.
Una situazione davvero paradossale se si pensa a come i due prossimi sfidanti fossero, fino ad un mese fa, in totale sintonia amministrativa e politica. In politica, però, raramente i matrimoni sono duraturi e le strade, bruscamente separatesi qualche settimana fa, adesso tornano ad incrociarsi in una sfida davvero impensabile.
Il colpo di coda solitario di Sannicandro, novello Donald Trump in salsa bitontina, però, ha un effetto devastante per le dinamiche interne proprio del Partito Democratico. Da sempre osteggiato e visto come il male assoluto da chi ha portato in questi anni il Pd all’autodistruzione, infatti, Sannicandro rientra nella “pesckara” dalla porta principale, con la licenza – sicuramente legittima – di ripulire un partito che ormai conta, in termini di consenso e popolarità, davvero pochissimo. Praticamente nulla.
L’exploit di Sannicandro, infatti, sotterra forse definitivamente l’intera classe dirigente del Pd bitontino, apertamente schierata su Battipede, la grande delusione del voto di ieri.
Gravissima, infatti, è stata la mazzata per Vaccaro, Lonardelli, Tribuzio e company chiamati ora ad una seria riflessione e, probabilmente, a trarre le conseguenze politicamente logiche di questa disfatta, al di là delle parole di circostanza circa l’unità della coalizione ed il sostegno al candidato sindaco che ha vinto le primarie.
Capitolo a parte meritano i due consiglieri comunali.
Se da un lato Franco Natilla non ha spinto più di tanto su Battipede per oggettivi impegni personali ben più importanti, dall’altro Francesco Ricci abilmente aveva fiutato l’aria, prendendo le distanze dal suo partito e annunciando un periodo di riflessione, anche se tacitamente sosteneva Toscano, che ha ottenuto un risultato ben al di sopra delle aspettative della vigilia.
Chissà, dunque, che non possa essere proprio uno come Ricci il traghettatore di una fase nuova del Partito Democratico, che ora come ora ha bisogno di una politica seria e di gente con un consenso forte e riconosciuto.
I prossimi giorni, dunque, saranno davvero tesi per un partito completamente da rifondare.
Un partito che negli ultimi dieci anni, giova sempre ricordarlo, ha inanellato batoste su batoste, perdendo migliaia di voti, a causa di scelte scellerate ed evidente cecità politica.
Un partito che oramai, dal punto di vista elettorale, può essere considerato alla stregua di una delle tanto bistrattate liste civiche.
Un partito che ad ogni tornata continua ad incassare pugni e che probabilmente, stanotte, è crollato definitivamente al tappeto.