In merito alla mancata organizzazione dell’evento decorativo “Ombrelli sospesi”, denunciato da parte di un imprenditore del centro storico, è intervenuto il vicesindaco protempore Rino Mangini. Nella giornata di ieri infatti, con un lungo post su Facebook, ha fornito la versione dei fatti dell’amministrazione. E lo ha fatto elencando una serie di punti sintetici nei quali riassume la vicenda. Ecco quali sono:
“1. L’imprenditore a maggio invia una richiesta di allestimento di ombrelli davanti al proprio esercizio commerciale.
2. A giugno, un amico del’imprenditore si propone di coinvolgere anche altri locali del centro antico.
3. Sempre questo amico incontra il neo eletto sindaco (siamo a fine giugno) e gli parla dell’idea. Il sindaco apprezza l’idea e gli propone di farla con ombrelli bianchi.
4. Viene fatta una informale richiesta di aiuto al sindaco (a voce) che promette di dare una mano per la realizzazione dell’attività.
5. Nella prima decade di luglio il sindaco mi chiede di occuparmi dell’iniziativa.
6. Il giorno dopo chiamo l’amico suddetto e gli propongo un incontro con l’imprenditore per capire di che si trattasse.
7. Durante l’incontro chiedo loro se sanno chi fa questo tipo di allestimento e soprattutto se si sono preoccupati di un’assicurazione che copra l’installazione di ombrelli. Loro ammettono di non saperne nulla. Sempre durante l’incontro dico loro che il Comune avrebbe potuto intervenire sulle spese di allestimento fino ad un budget massimo di 500/800 euro (ricavato da una potenziale economia della Bitonto Estate, che intanto era stata già programmata e per cui si era già impegnato un budget massimo di spesa).
8. Alla fine dell’incontro ci prendiamo del tempo per verificare alcune questioni: ricerca delle aziende che fanno questo tipo di investimenti e verifica della copertura assicurativa.
9. Dopo 4/5 giorni ci risentiamo con poche novità. Non ci sono aziende che fanno questo genere di intervento e le assicurazioni contattate non hanno polizze per questo genere di evento.
10. Allora prendo l’impegno di trovare un broker assicurativo che possa trovare una soluzione. Lo trovo. Lo metto in contatto con l’amico dell’imprenditore (che intanto diventa a tutti gli effetti coordinatore dell’iniziativa). Il broker trova una soluzione per la copertura assicurativa: basta estendere temporaneamente la copertura assicurativa di ciascun locale per assicurare l’installazione di ombrelli di fronte al proprio locale con una spesa minima. Questa estensione la coprirebbero i locali che arriverebbero a spendere circa 1000 euro. In spirito di partenariato pubblico-privato prometto uno sforzo ulteriore del Comune per arrivare a 1000 euro di cofinanziamento (50 e 50).
11. Il coordinatore dell’iniziativa fa un giro di chiamate per spiegare la soluzione ai locali. I locali rispondono con un “no grazie, non ce la sentiamo”.
12. Intanto io provo a cercare ditte che possano curare il montaggio. Ne trovo una disponibile quantomeno a verificare la questione e a produrre un preventivo. Almeno per capire di cosa stiamo parlando a livello tecnico ed economico (non avendo alcuna conoscenza di questo genere di intervento).
13. Rimane il problema assicurativo. Cerco e trovo un’altra agenzia assicurativa che è disponibile ad estendere l’assicurazione alla ditta incaricata del montaggio. Ma questa possibilità complica la cosa, perchè senza regolare procedura di affidamento dell’intervento di montaggio non sappiamo quale sarà la ditta che curerà il montaggio.
14. Intanto mi arriva il preventivo (che dovrebbe essere la base d’asta dell’interpello pubblico che l’Ufficio dovrà fare per cercare una ditta che faccia il montaggio): è di 2.500 € più IVA. Siamo davvero fuori budget.
15. A questo punto, considerata anche la difficoltà tecnica di montare cavi e tiranti forando muri di proprietà privata, e valutata la necessità di sentire comunque la Sovrintendenza (come hanno fatto in tutte le città d’arte in cui hanno organizzato l’ombrellata) per un ok di massima, ritengo che l’iniziativa non sia più sostenibile e fattibile.
16. Allora comunico al coordinatore la mia decisione di rimandare a Natale l’iniziativa prendendo più tempo per organizzare bene ogni dettaglio. Decisione comunicata anche al sindaco che è stato aggiornato di ogni mio passo.
17. In più gli dico che l’imprenditore in questione (l’unico ad aver chiesto e ottenuto il permesso di occupazione di area pubblica e l’unico a voler estendere la sua assicurazione all’esterno) avrebbe potuto farla solo sulla sua strada in maniera sperimentale così anche da valutare valore ed effetti dell’iniziativa.
«La mia – prosegue Mangini – è una cronistoria di un personale impegno per favorire la realizzazione dell’iniziativa.
Non entro nel merito della bontà o meno dell’ombrellata, né ho voglia di controbattere a chi ha scritto che Bitonto sta morendo, che l’ombrellata avrebbe rappresentato un attrattore turistico, che il programma estivo è scadente, che l’Amministrazione non ascolta (il mio impegno per 3 settimane ne è la prova contraria).
Dico solo che una iniziativa complessa come questa va pensata meglio e organizzata in ogni minimo dettaglio. Cosa che non hanno potuto fare i proponenti. Cosa che non si può chiedere ad un Comune!
In linea con tutto quello che abbiamo realizzato finora (e chi dice che non si è fatto nulla mente sapendo di mentire), diamo la nostra disponibilità ad accogliere ogni tipo di proposta in linea con gli indirizzi culturali e turistici della nostra Amministrazione, che sia però fattibile dal punto di vista tecnico-logistico e sostenibile dal punto di vista economico-amministrativo. Altrimenti perderemo solo tempo a rincorrere cose complicate da realizzare.
Per avere idea di quello che scrivo vi invito a leggere gli articoli sulle “ombrellate” delle città citate dai vari commentatori. C’erano organizzatori preparati, dettagli curati e permessi richiesti per tempo. Il famoso caso di Stavena ci dice che il Comune ha comprato solo le corde; di certo non si è occupato di tutta l’organizzazione.
La mia proposta per l’ombrellata rossa di Natale l’ho fatta. Se ci muoviamo già ad inizio settembre e ognuno fa il suo, probabilmente ce la facciamo.
«Ho omesso – conclude Mangini – tutta la questione della Circolare Gabrielli che complicava la già complicata situazione…»