Il versatile, catturante, eccezionale attore bitontino Mimmo Mancini saluta la cognata campionessa Diana Bacosi, in vista dell’inizio delle Olimpiadi di Tokyo.
Ecco le parole significative che l’artista nostro concittadino ha dedicato alla patente che sbaragliò la concorrenza a Rio de Janeiro nella specialità dello skeet.
“Cara cognata anche queste strane Olimpiadi sono arrivate e tra un focolaio, una quarantena e una lunga sosta forzata in aeroporto a Tokyo, si avvicina il momento in cui l’atleta si gioca tutto quello che ha fatto per mantenere quel podio. Ore, giorni, settimane, mesi tra gare e allenamenti e poi in quel tempo, in quel momento, e poco conta se il clima sarà clemente o sfavorevole, la vita dell’atleta va incontro al suo destino. La vita dell’atleta, una metafora della vita per tutti noi! Quando pensiamo ai nostri atleti la prima cosa che figuriamo è la prestanza fisica, una determinata abilità tecnica, una caratteristica di gioco o di prestazione, un gesto, un verso, una figura. Tutti elementi legati al corpo. “Corpo io sono e anima”. E’ inutile, il corpo viene prima, lo si vede, lo si sente, solo dopo se ne ha coscienza. Tutto passa attraverso il corpo: le sensazioni e le riflessioni. L’atleta lavora con il suo corpo, dialoga con il suo corpo, perfeziona il suo corpo. La mente riflette ciò che avviene nel corpo, si mette in relazione con il corpo. Quando l’atleta è sottosforzo, sente la sofferenza, la fatica, la difficoltà nella resistenza ma chiede al suo corpo di resistere, di farcela e il corpo risponde con lo sforzo regalando alla mente la gratifica di un risultato raggiunto. La nascita, la vita e la fine di un’atleta è legata alla sua fisicità. Da bambino si leggono nel corpo le potenzialità, da adulto se ne prende consapevolezza, a carriera finita se ne riconoscono i limiti e la decadenza. Come accade da sempre all’esistenza di ogni essere umano, la vita dell’atleta lo riassume.
L’allenamento, il riposo, la competizione. Anche la concentrazione, che è l’elemento principale della tua specialità sportiva, skeet femminile, sembrerebbe un fattore prettamente mentale, implica uno sforzo fisico e un dialogo con il proprio corpo che la mente esorta ad isolare tutto il resto per focalizzare esclusivamente la prestazione da effettuare al fine di ottenere lo scopo: il risultato. Ci si vede concentrati sull’obiettivo e il corpo guidato dalla mente si isola dal “fuori”. Chissà cosa si prova? Proviamo a immaginare, nel frattempo ogni bene Diana Bacosi e speriamo che la mente possa dare una buona mano al corpo come nelle passate Olimpiadi!”