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Nell’ex ospedale di Bitonto, un ambulatorio per le cure palliative

Dottor Felice Spaccavento: "Bisogna migliorare l'assistenza territoriale, perché uno dei problemi del nostro futuro sarà la gestione del dolore dei pazienti"

Michele Cotugno by Michele Cotugno
18 Luglio 2021
in Cronaca
Nell’ex ospedale di Bitonto, un ambulatorio per le cure palliative
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Da diversi mesi, il Distretto Socio-Sanitario 3 ha una Unità di cure palliative, con cui la Asl garantisce cure palliative ai pazienti più fragili, gli oncologici o quelli affetti da sclerosi multipla e sclerosi laterale amiotrofica. Pazienti che arrivano all’ospedale di Bitonto da ogni parte della provincia di Bari, ma anche dalla Bat, dal leccese, dal tarantino. Persino da fuori regione da Basilicata e Calabria. In qualche mese sono oltre 700 gli accessi registrati dal dottor Felice Spaccavento, capo dell’Unità che, nel nostro Distretto Socio-Sanitario ha trasferito il suo quartier generale della speranza.

 

«I tre quarti delle prestazioni assicurate riguardano cure palliative e terapie antalgiche (quelle prestazioni specialistiche finalizzate a sollevare il pazienta da una sintomatologia dolorosa acuta, cronica, di origine tumorale o non, ndr). Facciamo terapie del dolore anche attraverso l’uso di cannabinoidi» spiega Spaccavento, che da sempre ha promosso questi ultimi per alleviare il dolore dei pazienti con patologie che comportano grandi sofferenze: «Terapie nuove che non sono la panacea di tutti i mali, ma sono un’arma di cui un terapista del dolore non può fare a meno. Vanno studiate, ma danno numerose soddisfazioni e possono essere prescritte sia agli anziani che ai bambini, dal momento che spesso le terapie antalgiche hanno limiti di età riguardanti proprio queste due categorie».

 

Il resto delle prestazioni, spiega il medico, è rappresentato dalle cure a domicilio. Cure che, se implementate, possono servire a migliorare la risposta sanitaria di un territorio, grazie a tanti strumenti di telemedicina, a strumenti portatili, attraverso cui i pazienti si possono assistere nelle loro case.

 

«Il futuro della medicina è l’assistenza territoriale. Bisogna potenziare al massimo le strutture territoriali» aggiunge, sottolineando come l’esperienza della telemedicina con i malati covid sia stata un grande successo dal punto di vista medico, ma anche dei pazienti che si sono sentiti controllati: «Bisogna trasferire queste esperienze a livello territoriale, affinchè si rafforzi l’assistenza e si diminuisca il carico per gli ospedali, facendo in modo che questi ultimi abbiano il giusto carico di pazienti che hanno davvero necessità di essere ricoverati al loro interno. Molto spesso la sanità è pensata solo in ambito ospedaliero. Bisogna, invece, rivedere il sistema e rafforzare le reti territoriali».

 

L’ambulatorio è dotato di numerose strumentazioni all’avanguardia che consentono di monitorare con precisione il paziente e di portare a casa dei pazienti la cura grazie ad ecografi portatili, emogas per controllare la funzionalità respiratoria – anche nei pazienti covid – e i Pilot per impiantare cateteri venosi.

 

«Le prestazioni effettuate sono le più varie. Abbiamo dato una risposta ad un territorio che ne era sguarnito, abbiamo fornito un’opportunità in più per Bitonto e per tutto il Nord Barese» evidenzia Spaccavento, ringraziando il Dss 3 e la sua direttrice Rosella Squicciarini di aver permesso il trasferimento dell’ambulatorio da Terlizzi, dove aveva dovuto lasciare spazio ad un centro Covid: «In questo modo si è permesso di dare continuità a quel che avevo iniziato lì. Sempre in questi mesi di pandemia la mia unità di fragilità ha dato una mano sia fornendo il personale infermieristico, sia attraverso il ruolo, a me delegato, di coordinatore delle Usca».

 

 

In ultimo, una riflessione, vista anche la responsabilità del dottor Spaccavento come coordinatore delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, va anche a quello che potrebbe essere il futuro della sanità: «Penso che in ogni distretto socio-sanitario debba esserci un ambulatorio antalgico, perché uno dei problemi del nostro futuro sarà la gestione del dolore dei pazienti».  

 

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