Ogni
scuola che nasce è come un raggio di sole nel cielo ottobrino. Squarcia la foschia
di un futuro incerto.
Ed
è per questo che l’inaugurazione del nuovo Istituto
Professionale per i Servizi Commerciali, Turistici e Sociali di Bitonto è
stata vissuta come una festa sia dalle autorità che dai cittadini.
È una
struttura che odora di moderno, accogliente come il ventre di una madre, grande
abbastanza da contenere tutti i sogni dei ragazzi che la frequenteranno.
Ma
per un edificio scolastico che s’affaccia al mondo, ce ne sono decine che muoiono
ogni giorno un po’ e che non fanno notizia. Perché i calcinacci, i muri scrostati
e le infiltrazioni di umidità sono come la neve.
Fanno
rumore solo per chi sa davvero mettersi in ascolto.
A
Mariotto, per esempio, la struttura della scuola secondaria di primo grado
sconcerta per un motivo in particolare.
È
pressoché identica a vent’anni fa, nonostante le reiterate promesse dei vari
sindaci ad adoperarsi per un luogo più idoneo.
Generazioni
di adolescenti continuano a formarsi in quelle aule anguste, ormai divenute
insufficienti a contenere un numero più cospicuo di studenti.
Tant’è
che quest’anno, una classe viene ospitata nella struttura della scuola
elementare che dista di poco, con tutti i disagi che ne conseguono -qualche
ragazzo confessa addirittura di provare un effetto straniante nel condividere gli
spazi con alunni più piccini.
Ma
continuano a mancare, oggi come in passato, un laboratorio in cui far sperimentare i prodigi della
scienza, una sala computer e una palestra. Motivo per cui gli insegnanti sono
costretti ad aguzzare l’ingegno e a praticare l’arte dell’arrangiarsi.
La
sala docenti diventa all’occorrenza un laboratorio scientifico.
Tre
computer di terzultima generazione soddisfano le esigenze di quattro classi di
studenti.
Il
bagno per disabili è anche un deposito per qualsivoglia oggetto.
E
il cortile esterno, nelle ore di educazione fisica, diventa una palestra,
eccetto nelle giornate più umide in cui il muschio rende impraticabile la
pavimentazione.
“Lavorare in queste condizioni”, commenta
una professoressa, “è frustrante anche
per noi. Quest’anno, per esempio, dovremmo sperimentare i registri telematici,
ma qui non abbiamo nemmeno una connessione internet. Andiamo avanti con le
chiavette che ricarichiamo ogni mese”.
E
continua: “A proposito delle ore di
educazione fisica, invece, vogliamo sapere dall’assessore Masciale se
quest’anno sarà garantito il trasporto degli studenti verso la palestra di Palombaio”.
Ma
ancor più disperante è la condizione dei ragazzi, ai quali viene negata la
possibilità di un apprendimento di tipo esperienziale e che, pertanto, rispetto
ai loro coetanei bitontini partono cento metri più indietro nella maratona
della vita.
Certo,
qualcuno di loro riuscirà persino a tagliare il traguardo.
Però,
quanta fatica!