Una delle sfide più grandi da sempre per il Movimento 5 Stelle è quello di trasformare il consenso potenziale di cui gode a livello nazionale (sondato ultimamente anche al 30%, in concorrenza col Pd) in consenso locale. Il risultato del Movimento 5 Stelle, che sosteneva Dino Ciminiello come candidato sindaco, è stato forse uno dei più imponderabili dal punto di vista delle previsioni elettorali. «L’esito delle votazioni – ha detto Ciminiello – è per noi positivo perchè era inaspettato per una forza giovane e nuova per il panorama politico bitontino ricevere questo consenso. Da oggi i cittadini sono all’interno delle istituzioni. Ora guardiamo al futuro, perché inizia una nuova fase».
Con una lista formata per lo più da attivisti che per anni hanno organizzato iniziative dal basso e sul territorio, il M5S, secondo alcuni, non è riuscito ad attrarre abbastanza preferenze, tanto che i pentastellati hanno ottenuto solamente un seggio all’opposizione (Ciminiello ha fatto registrare il 9,37%, mentre la lista il 7,45%). Nonostante i 5 Stelle siano stati fra i più attivi in campagna elettorale, avendo invitato una decina di rappresentanti, fra sindaci, consiglieri, deputati ed europarlamentari, questo non è bastato per capitalizzare un consenso tale da mettere a segno un’eccellente prestazione elettorale.
Quali le ragioni di un mancato exploit del Movimento a Bitonto? Innanzitutto, il carattere sostanzialmente sconosciuto dei propri candidati – un mantra che si sentiva ripetere a proposito di Ciminiello era il fatto di non essere noto alla comunità – che, strozzati dalla concorrenza dei ras locali delle preferenze, hanno visto eroso il proprio consenso. Da questo punto di vista, un autogol clamoroso può essere stato il rifiuto di partecipare alla diretta streaming con le testate giornalistiche locali, che era organizzato da settimane.
Una dinamica (o strategia elettorale?) già vista a livello nazionale e che ha pagato positivamente in termini di consensi (si pensi alle elezioni nazionali del 2013), ma che pare non funzionare a livello locale, dove una delle sfide più grandi per i pentastellati è proprio quella di far conoscere i propri candidati. A prescindere dall’influenza che questa scelta possa aver avuto sulla consultazione, forse, per il resto, i pentastellati non avrebbero potuto far di meglio. Bene i due blitz realizzati al canile bitontino e all’istituto “Maria Cristina” sulla questione migranti, ma troppo ravvicinati alla data delle elezioni per poter essere giudicati serenamente dai cittadini.
Bene la campagna elettorale inaugurata da Alessandro Di Battista, in un grande comizio di piazza il primo maggio, ma troppo lontano rispetto alla data delle elezioni per poter pesare in termini elettorali. La mancata partecipazione di un altro big nelle battute conclusive della campagna elettorale – si era vociferato di un possibile intervento del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio – è stata un’altra occasione persa per il M5S. Che ora però approda in consiglio comunale, un’opportunità per continuare a crescere e radicarsi anche a livello istituzionale.