Da una lettrice, Anastasia Vacca, riceviamo e volentieri pubblichiamo la missiva dedicata al nonno, Pasquale Glionna, deceduto un mese fa, all’età di 84 anni.
Crediamo che nelle sue parole palpiti anche il sentire dei parenti tutti dell’anziano signore.
Leggiamo.
“Non voglio
dedicarti un fiore, perché i fiori prima
o poi appassiscono, perdono il loro profumo e il loro colore sbiadisce. Io
voglio dedicarti la mia vita, quella passata, quella futura e quella che ora
vorrei vivere insieme a te ,tutti insieme, come abbiamo sempre fatto
nonno.
Ti dedico la mia vita, essendo tutto quello che ho, io la dedico a te.
Perché sono certa che sarà un amore sempre forte, che fiorirà sempre senza mai
appassire, e sentirò il profumo della tua persona, il tepore della tua mano che
in cuor mio sarà sempre calda, e guarderò la bellezza dei momenti, che ora
diventano ricordi, dei colori che in questi anni mi hai fatto conoscere, dal
primo all’ultimo…anche il più scuro, quello che mi fa paura, da cui sembri non
allontanarti mai: il nero. Avevo sempre sperato che forse non l’avrei mai conosciuto, mi convincevo del fatto che
magari avrei avuto il privilegio di non scoprire mai il dolore che si prova
avvicinandosi ad un simile colore, perché continuavi a rimanere con me, a
rispondere alle mie telefonate, a stringermi la mano…e quasi mi sembrava eterno
tutto ciò.
Non ti nego, però, che ci ho anche
pensato, di tanto in tanto provavo ad immaginare cosa sarebbe successo, cosa
sarebbe cambiato con la tua assenza, con il tuo andare via.
Mi sembra di essere
su una strada al tramonto, e io sono ferma insieme agli altri, a guardarti, mentre
piano piano te ne vai, cammini verso il sole e la tua figura inizia a non
essere più così nitida e chiara come lo era fino a qualche minuto prima…perché
è così che è andata, te ne sei andato lentamente, senza dir nulla a nessuno, non
hai fatto rumore, fino al punto in cui quel silenzio è diventato l’urlo più
assordante che io potessi mai sentire.
Non so esattamente cosa mi stesse
dicendo ma certamente mi allontanava da te come sta continuando a fare. È che,
sai nonno, quando sei abituato a vivere la tua vita con la presenza costante di
alcune persone, è sempre difficile lasciarle andare come se nulla fosse stato
prima e nulla sarà dopo, senza esse.
È questo che dovrò fare da oggi e non
intendo vivere come se non fossi mai esistito, no, ma vivere sapendo che non esisti più, mettendo
in chiaro che la parola esistere per me è riferita ad una concezione fisica del
corpo.
Dovrò vivere senza te, senza i nostri continui
litigi, su ogni cosa, perché volevamo avere ragione entrambi; ricordando quando
mi dicevi che dovevo studiare, perché sarei diventata una donna importante e tu
saresti stato fiero di me e felice di aver fatto parte almeno della metà della mia vita; quando mi chiamavi vedendomi uscire e io non
mi giravo, non perché non volessi, ma perché sapevo che c’eri; quando ti sedevi e aspettavi che io finissi di fare la doccia,
perché sapevi che avevo paura di restare sola; quando mi dicevi che stavi
invecchiando e che te ne saresti andato e io non volevo ascoltarti, perché mi
facevano troppo male quelle parole; quando ti abbracciavo e tu mi dicevi che
stringevo troppo, che ti facevo male.
Ma la tua assenza, nonno, fa ancora più
male! E tu forse non puoi saperlo o se provi ad immaginarlo non potrai cambiare
nulla, perché è te che vorrei per far
passare il dolore. Sei tu che manchi a riempire le mie giornate.
Comunque
vada, sappi che ti ho amato con tutta la forza e tutto l’amore che il cielo mi
può donare e continuerò a farlo fino a quando non chiamerà anche me e una volta
ritrovati potrò finalmente abbracciarti di nuovo.
Sappi che continuerai a far
parte della mia corsa. E che da oggi sei il mio angelo custode, la mia stella
preferita, quella che guarderò per prima!
‘Abbi cura
di splendere’
Per sempre”.