«Bitonto non è una città qualsiasi e perciò nella Città
metropolitana deve rappresentare gli interessi anche dei paesi limitrofi».
L’intervento del sindaco Michele
Abbaticchio è l’ultimo (istituzionale si intende, prima di quelli del pubblico)
nell’incontro di sabato sul nuovo ente che dal 1°gennaio 2015 rimpiazzerà la
Provincia di Bari.
Prima di lui, il primo cittadino di
Giovinazzo, Tommaso De Palma, era stato l’unica voce fuori dal coro. Già,
perché in un convegno in cui ci hanno raccontato che la Città metropolitana non
ha senso, non ha logica e non s’ha (anzi s’aveva) da fare, lui non è stato
d’accordo, e ha invitato ad avere fiducia in questa sfida e di mettere da parte
i meridionalismi.
Abbaticchio non vuole la Città
metropolitana, ma adesso – ragiona – ci siamo dentro e come tale dobbiamo
contare qualcosa.
«Dobbiamo farci portavoce – scandisce
– di tutte quelle paure rassegnate con la delibera dell’ottobre 2012 in cui
dicevamo no alla Città metropolitana» e tra le quali c’è pure quella che
Bitonto (con Palombaio e Mariotto, sia chiaro) diventi una periferia di Bari o
sua succube.
Ed è proprio questo che si deve evitare.
Ed ecco allora che – come già scritto in principio – «Bitonto non è una
città qualsiasi e perciò nella Città metropolitana deve rappresentare gli
interessi anche dei paesi limitrofi».
Anche per questo, allora, il primo
cittadino ha annunciato che «sto preparando un programma che porterò in
Consiglio comunale che si basa su due punti essenziali: decentramento di alcuni
servizi della ex Provincia anche nei Comuni e assoluto mantenimento della
autonomia da parte di ciascun ente locale».
C’è, poi, la questione incarichi. Il
sindaco, attualmente, ne ha 4 (considerando anche l’assemblea dei sindaci della
Città metropolitana) e, se riuscisse a entrare anche nel Consiglio
metropolitano, sarebbero 5. Forse un po’ troppi? «Ho deciso di presentarmi
anche al Consiglio metropolitano – spiega – perché per tutelare gli
interessi di Bitonto non si può soltanto stare nell’assemblea dei sindaci. Se comunque,
la Città metropolitana dovesse occuparsi anche di rifiuti, ovviamente l’Ato
scomparirebbe e io non sarò più vicepresidente. Però è chiaro che se i
cittadini mi dovessero far notare una mia eccessiva assenza come sindaco, farò
le mie dovute riflessioni».