L’autunno è stagione che sussurra dolenti malinconie al cielo del cuore.
Tramonti infuocati dipingono di rosse lacrime foglie cullate dal vento dei ricordi.
Così, l’uomo si china nella propria anima e ascolta quel silenzio fitto di memorie.
Aspetta, paziente e ricurvo, che palpiti una lontananza misteriosa, che infine acquieti il murmure dell’assenza.
Dunque.
Lizia de Leo è poetessa vera, una che ha occhi vividi e mai esausti di segreti incanti.
Conosce l’intima grammatica dei sentimenti e sa che la tavolozza del Creato ha colori che struggono la mano di scrive.
Oggi, a noi grati lettori fa dono di versi suadenti e scavanti, che ricordano suo marito, l’ing. Peppino Parisi, indimenticato professionista.
Perché eterna è la memoria del cuore…
L’ultimo autunno
Passeggiammo a lungo
quell’anno
sul finire di ottobre….
A S.Spirito c’era un’aria tersa
in quei giorni…
E una luce mutevole
lungo il litorale
da Quisigode a Cala d’oro.
Camminavamo piano…
il mio braccio appoggiato al suo.
E lo sguardo a cercare l’orizzonte
tra stridii di gabbiani solitari
profumo di alghe
e voce del mare…
Camminavamo…
paghi di essere insieme
e vivi
paghi del blu profondo
delle acque
della fragranza graffiante le narici
del mistero
di un cielo cangiante.
Danzanti pensieri di quiete…
E nessun presagio.
Era l’ultimo autunno:
e noi non lo sapevamo.