“Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti” diceva così Martin Luther King, ma abbiamo la memoria corta.
Sono mesi che questa storia della Tares va avanti, tanto che tra articoli, interviste e comunicati stampa, abbiamo messo su delle fonti da far concorrenza al miglior Omero.
La conclusione non c’è.
La gente è confusa, piena di rabbia, con situazioni differenti a cui, certo, in qualche modo trova soluzione anche per l’impegno che gli uffici ci stanno mettendo, ma la risposta definitiva?
Qual è?
Quella da “accendere”, come al Milionario, qual è?
Credo sia il momento, miei cari politici, di gettare le armi.
E con tutto che si dice che tizio non vuole accusare caio e caio non ha nulla di personale contro tizio, è il momento che, invece di fare tavoli di maggioranza e tavoli di opposizione, ci si metta tutti insieme per trovare strategie comuni.
Strategie per la comunicazione, le informazioni, i moduli, qualsiasi cosa sia necessario per risolvere la situazione, se davvero quello che volete è il bene della città e non altro.
Immaginate quanta – piacevole solo per il nostro mestiere – fatica facciamo noi giornalisti, che siamo più o meno coinvolti nelle faccende comunali e abbiamo la memoria storica di un paio di mesi, e quanta ne fanno i cittadini.
Gli anziani, la gente che non legge blog, che non clicca sui siti, che non ha tempo né strumenti per comprendere cosa c’è scritto su un manifesto.
Bene i gazebo informativi, bene l’impegno, ma che senso ha se poi subito dopo le notizie vengono magari smentite?
È il caso, di cominciare a dare non DELLE RISPOSTE, ma UNA RISPOSTA. Una sola, bella, chiara, pulita.
Chi ha ragione non ci interessa.