Subito, in breve, la denuncia di
qualche pugliese motivo d’indignazione, RiservandoMI di Trattare nel Prossimo
Mio Scritto qualche altro motivo di più lancinante irritazione di carattere, di
respiro generale.
Orbene, “Facebook” Sfogliando, MI sono Imbattuto in un
“video” terribile (Postato dall’Architetto Nicola Alessandro Scoppio che, a sua
volta, l’aveva Condiviso con “Radio Selene”), per l’enorme cifra di materia
cambronnata che possa albergare nel cranio di certi genitori, analfabeti, “sed”
piccolo – imborghesiti, avendo per modello di elevato imbruttimento umano il
“trash” del più ributtante mediume catodico.
A roma il cadavere di un presunto
“omino di rispetto” è stato dalla sua dimora traslato in chiesa a bordo di una
maestosa carrozza, trainata da parecchi, altrettanto, maestosi cavalli. Carrozza
e cavalli, a bella posta, da napoli prelevati, ove per i morti ammazzati, di un
certo peso, grado, livello, spessore, momento camorristico, si usa l’enfasi
mortuaria della nobiltà borbonica, trapassata alla camorristica nobiltà. Per
cui si ha cura della manutenzione assidua di siffatti veicoli, di allevare con
passione, speranzosa di lucro(dato l’incremento esponenziale dei morti omicidiati
in odore di camorra) i quadrupedi da traino di esse. Codesti lussi e sfizi di
ieri e di oggi della malavita napoletana vengono esportati in altre città,
sebbene i più dei “boss” in esse, a
differenza di quelli napoletani, anche da morti, come in vita, ci tengono ad
essere al passo con lo sviluppo tecnologico nell’uccidere, nel farsi uccidere
e, perfino, nel farsi accompagnare alla dimora ultima, che si spera sia l’inferno.
Ma il presunto “omino di rispetto” romano nelle sue disposizioni testamentarie,
che i suoi parenti hanno eseguito a
puntino, aveva, tassativamente, richiesto, per l’approccio alla casa del
signore, al quale basta la fede, non altro, degli entranti nel suo tempio,
carrozza e cavalli, non lussuose automobili, che dire “Ferrari”, “Mercedes”,
ecc. ecc., ecc. che, pure, avrebbe
potuto permettersi, come tanti altri della sua “stazza”, già defunti. Non so se
l’ ”omino di altamura (ba)” sia “di rispetto” o meno, ma, incontestabilmente,
sarà un arricchito da una vincita milionaria all’”enalotto” o un patito del più
idiota immaginare di poter condurre la vita e di apparire alla stregua di certi
parassiti, re, regine, principi, che in paesi, come l’inghilterra, ad esempio,
si tollerano ai vertici dello stato. Infatti, negli ultimi giorni, i segugi de
“La vita in diretta” (rai 1), di “Pomeriggio 5” (mediaset 5) hanno fatto una
lauta scorpacciata di transiti di carrozze, (in cui posavano il loro augusto
“lato b”, la regina degli inglesi e l’ebetico consorte), di cavalli,
riccamente, bardati per le vie di londra, ripresi dalle telecamere delle nostre
lecchine reti televisive.
Cos’era successo? Niente d’importante per il fatale
(considerata la stronzaggine dei mondani capi) destino del pianeta, ognora, più
surriscaldato, ove, ognora, più a rischio è la vita, ma molto di epocale per i nostri ed esteri giornali “gossippari”
che, raccontando e riprendendo il viso impecorito di elisabetta e del principe
ex stallone, il “look” di essi, hanno venduto qualche copia in più alle
“signorine felicita” di gozzaniana memoria, lontanissime dal Riflettere che, ad
onta delle corone diamantate, gli anni trascorrono, ugualmente, per tutti e che
i 90 anni, festeggiati con disgustosa pompa da sua maestà, non le risparmiano
le profonde valli sulle sue gote e sulla sua fronte, solcate da fiumi di rughe.
In ogni caso, bando alle Filosofiche Meditazioni, sulla scorta, ovviamente,
delle regali scarrozzate, abbondantemente, dalle televisioni italiettine
somministrate nel suo cranio, il papy altamurano s’è presentato davanti alla chiesa,
dove alla figlioletta, per fideistico dovere civico, doveva essere impartito il
sacramento della “prima comunione”, su una carrozza bianca, coperta da una
calotta di plastica, trainata da due cavalli, con cocchiere in alta uniforme.
Insomma, una carnevalata di codesto acefalo, ma ben conscio che essa gli
avrebbe donato qualche secondo di quell’apparire e di quell’essere
chiacchierato che i poveracci sottoacculturati risarciscono di tutte le
frustrazioni addotte dall’anonimato mal metabolizzato. Nel caso, comunque, un
Magistrato dovesse, diligentemente, incappare nella Lettura di questo mio
Scritto, e behhh, non sarebbe male che rivolgesse un pensierino alla “patria
potestà” sulla inerme, innocente, figlioletta, non “more verorum fidelium”
sacramentata, di codesto vertebrato in carrozza, ove ricorrano le condizioni
per esonerarlo da tanto onere e Onore.
Un’ultim’ora: Postati da Selvaggia
Lucarelli, una notizia e un altro “video”. Sempre, ad altamura (ba), come
regalo di prima comunione, le ballerine brasiliane. Ma il Bimbo piange! La
scena è ripresa in un ristorante di lusso e sparpagliati nella sala da pranzo
di esso numerosissimi invitati. Si vede un Bambino in rigoroso costume bianco,
seduto al centro della sala, in pianto dirotto, consolato da una cicciona,
forse, la madre, mentre le ballerine, ornate di piumate nudità, si sciolgono in un ballo sfrenato, quanto più sfrenato
possibile, avranno loro intimato, al momento dell’ingaggio, i genitori del
bambino, per (almeno, così si pensa o si
dubita) sollecitare a svegliarsi i di
lui testosteroni che, come è noto, sono gli importanti ormoni maschili,
indispensabili per lo sviluppo dei caratteri sessuali primari e secondari dell’individuo maschio. “Sed” il
Bambino (almeno, così si pensa o si dubita) col pianto, istintivamente, avrà Reagito
alla invasiva nella sua “Privacy” attenzione dei suoi adulti, ansiosi di
vederlo eccitato, come un prematuro crapulone, per, ancora, Dimorare, com’E’
Naturale, nella Poetica, Sublime, Angelicata, Totalizzante Indistinzione
Affettiva e Sessuale della Preadolescenza. Che per Platone del “Simposio“ è
l’Unica Stagione Esistenziale in cui si Recupera “l’integrale natura di un
tempo”, la Natura dell’Androgino, “lo stato più perfetto” dell’uomo.
“O tempora
o mores!”, Sbottava Cicerone. Sì, sì, avete Ragione, o miei Critici Esigenti:
la Citazione da Cicerone è un “mantra”,
è frequente, persino, sulla bocca degli operatori ecologici che
frequentano, ma poco puliscono, la strada, in cui abito, ”tamen”, a causa della
Quantità e della Qualità del mio Sbalordimento, non So, come in altro modo
EsprimerLo.
Nello Scorrere all’alba di un
novo giorno il ”dabitonto.com”, Personale, quotidiana Usanza, che Surroga l’adolescenziale
obbligo della preghierina, impostaMI, forse, dalla mia prisca catechista, a fronte, se non recitata,
di numerosi secoli di alloggio infernale, sono venuto a conoscenza, con
inestirpabile incredulità, che nella rometta, degna capitale dell’italietta,
opera, con sede presso il ”palazzo del cardinale Cesi in via della Conciliazione”,
l’ “Accademia Bonifaciana”. Che si dota di un presidente del comitato
scientifico, il monsignore di nome franco croci; che qualche anno fa ha
omaggiato con un alloro premiale, per imprecisati meriti, un prete bitontino,
iniziato, appena, all’episcopato; che in questi giorni ha insignito del premio
”Misericordes ut Pater” gioacchino grassi, un pittore, prevalentemente,
“aquarellista”, nativo di una frazione bitontina. Ricevuto l’attestato di buona
condotta artistica in salsa cattolica, il buon gioacchino, udite, udite, ha
azzardato la seguente antistorica
sviolinata ai reggitori dell’accademia, di cui sopra, e per essi, alle ceneri del
papa, da Dante odiatissimo: “L’idea di raffigurare in acquerello una così
importante figura della storia papale come BonifacioVIII, nel compimento di un
gesto epocale come l’indizione del primo Giubileo della storia, mi ha caricato di un’emozione e di
una responsabilità che sono andate al di là del fatto artistico”.
Ahimè, quanta
esagerazione! Sig. grassi, vorrei Ricordarle che lei, in qualità di acquerellista,
dovrebbe sentirsi caricato di “un’emozione e di una responsabilità”, che
Tracima il Fatto Artistico, per Essere Compagno, nella Esaltante Avventura
dell’Arte, di (Cito a Braccio): Albrecht Durer, Pisanello, Pinturicchio, Rubens.
Salvator Rosa, Giorgio Morandi, Claude Monet, Pablo Picasso, non per aver
realizzato, pittoricamente, la figura di un criminale, mentre convoca un
convegno, detto anno santo (come poteva essere santa l’iniziativa di un bandito
?), di pellegrini in roma di esclusiva caratura simbolica, non “epocale”,
quanto non lo furono gli altri indetti da altri papi, compreso quello di
bergoglio, per i destini dell’umanità,
per la Pace, per la Giustizia in Terra. Sig. Grassi, se lo Stigma di un Buon
Acquerello è l’“estrema leggerezza rappresentativa e l’immediatezza
espressiva”, le Chiedo come ha potuto Vestire di Calviniana Leggerezza, di
Aurorali Colori, l’opacità pesante, fatta d’intrighi, di un uomo che, sempre,
fu bieco, anche, al di là di ogni documentata, ognora, documentabile,
storicamente, malvagità ? Sig. Grassi, innegabilmente, lei saprà che benedetto
(nomen huius non omen fuit) caetani, da mitrato bonifacio VIII, subentrò al
vicariato di cristo(???), dopo aver esercitato indebite pressioni su celestino
V, ché al trono papale rinunciasse. Nel 1300 bandì il primo giubileo della
storia della chiesa cattolica, anche per far cassa con le indulgenze. Ché
bergoglio non si scusa con il suo popolo per i miasmi di truffe, di
circonvenzioni d’incapaci d’intendere e di volere che esalano dalle tombe dei suoi
predecessori, prima di prendersela con una dozzinale furfantella, grazie a lui assurta al disonore planetario, ai 4
venti strombazzando le di lei pollaiate dai piani alti dei palazzi, cosiddetti,
apostolici ? Dante giudicò, negativamente, le innumeri macchinazioni di bonifacio,
che in firenze favorì l’ascesa al potere dei guelfi neri, costringendoLo
all’esilio. Ma il Divino non Dimenticò e nell’Inferno al Canto XIX, VV. 53 e
SS. fece dire al papa niccolò III che
presto sarebbe stato raggiunto da bonifacio nella terza bolgia tra i simoniaci,
predicendone, in definitiva, la condanna alla dannazione eterna, quando “qui
faciebat pontes” era, ancora in vita, se
poniamo mente al fatto che il Viaggio, Immaginato da Dante nell’oltretomba, sarebbe
avvenuto nel 1300 e il vicecristo (???) defunse nell’ottobre del 1303. In
Paradiso al Canto XXVII, VV.16 e SS., Dante Fa Pronunciare a san pietro una
violenta invettiva contro i papi corrotti e accusa bonifacio di usurpare il suo
seggio: ”Quelli ch’usurpa in terra il luogo mio, /il luogo mio, il luogo mio,
che vaca /ne la presenza del Figliuol di Dio, / fatt’ha del cimiterio mio
cloaca, /del sangue e de la puzza; onde ‘l perverso /che cadde di qua su, la
giù si placa”.
A Napoli, e – grege
grassi, si Dice che, se si vuol tarare l’attuale, ostentata Nobiltà di una
famiglia, bisogna Guardare, Osservare i Vecchi, se Dispensano Classe nel
Parlare e nel Comportarsi. Stia in campana, ché l” “Accademia Bonifaciana” non
può esibire che “senes” come niccolò III e bonifacio VIII, tra gli altri papi
di interminata perversione, oltre ogni immaginazione. Inoltre, IO Temo, sempre,
apparizioni oniriche di mani indaffarate nel legare alle cintole grembiulini e
nel far compassi volteggiare, vorticosamente, inesorabilmente, come bussole del
futuro dei popoli alla cavezza dei Mèntori di esse, dei loro innominabili
interessi, quando un gruppo, più o meno numeroso, di persone si riunisce in un’
“Accademia”. Ovviamente, ogni riferimento, ad “Accademie” in “ragù” cattolico,
apostolico, romano è, indefettibilmente, casuale. Amen!