Sulla questione Teatro, sollevata nei giorni scorsi, è intervenuto anche l’assessore Rocco Mangini, con un post su Facebook lungo e dettagliato.
Dopo una minuziosa premessa, nella quale si esibito in una critica minuziosa nei confronti dei nostri articoli, l’amministratore è passato ad una disamina delle condizioni del Traetta, con tanto di foto a corredo.
“Il Teatro Traetta soffre di un problema di infiltrazioni d’acqua al 4to ordine lato sinistro. Il problema è sul terrazzo e sul tetto. Va cambiata la guaina che protegge il terrazzo. Su quella guaina nel 2005 fu appoggiata la grande e pesante macchina di condizionamento dell’aria. L’intervento per il cambio della guaina prevede lo smontaggio della macchina, il sollevamento della stessa con gru e il trasporto in altro luogo. Solo con il terrazzo libero si potrà cambiare guaina e risolvere il problema delle infiltrazioni. Fatto questo, la macchina dovrà essere riportata sul terrazzo (sempre con l’ausilio di gru e mezzi pesanti), ricollocata e ricollegata agli impianti. Insomma, un intervento complesso e costoso, che negli ultimi 12 mesi non è stato possibile programmare anche e soprattutto per questioni di priorità e di carichi di lavoro degli Uffici, impegnati a gestire i grossi finanziamenti vinti per Bitonto 2020.
C’è un pericolo di crollo? No.
È un intervento di somma urgenza? No.
Il Teatro non è agibile? No
Avendo avuto queste 3 risposte dai tecnici comunali, ci è sembrato opportuno programmare questo lavoro per l’estate 2020, allor quando le procedure dei progetti Bitonto 2020 saranno meno pressanti.
Ma secondo l’articolo il <>.
Non so se la giornalista ha voluto enfatizzare usando una iperbole, ma il soffitto del Traetta è perfetto (guardare per credere).
Le foto denuncia le ho fatte anche io e ve le riporto.
Abbiamo un piccolo rigonfiamento dell’intonaco rustico sotto un arco del corridoio del 4to ordine e uno sgretolamento del cartongesso/intonaco sotto il lucernario sopra la scala sinistra che porta al 4to ordine (forse dovuto a infiltrazioni dalla stessa cupola in plexiglass/policarbonato).
Veniamo alle <>.
Ne ho contate 82. Solo 2 hanno la seduta cedevole. Punto.
E della <> del titolo?
Nulla. Solo un terminale in ottone mancante di 10 cm di lunghezza sul gradino del I ordine destro.
Sulla carta da parati, ho riscontrato degli strappi e uno scollamento sul lato sinistro del ridotto del 3zo ordine (allego le foto).
Ah, sì, mancano 2 passamani sulle scale di accesso al 2do ordine lato corto, sia lato destro che sinistro.
Insomma, ditemi voi se il Teatro è in <>.
Ecco, questo critico da lettore.
L’uso di parole esagerate che confondono i lettori, facendo percepire loro una realtà stravolta.
E se pensiamo che il Teatro è aperto da 15 anni senza sosta con una media attuale di circa 21/24 giorni al mese, capite bene che se non avessimo avuto attenzione e cura quotidiana – grazie anche ai gestori dei servizi che puntualmente segnalano disfunzioni e all’Ufficio Cultura che provvede alla manutenzione ordinaria – il Teatro non sarebbe nello stato in cui voi stessi potete ammirarlo nelle mie foto”.
E conclude il suo intervento, esponendo il suo concetto di cultura ed il suo modo di interpretare il valore del teatro.
“Chiudo il mio lungo e argomentato post chiarendo per l’ennesima volta cosa intendiamo noi per uso di uno spazio comune quale è il Teatro, sapendo di attirarci le critiche dei puristi dei luoghi della cultura sacri. Pur considerandolo un Bene Culturale Architettonico di pregio, soprattutto storico, visto che a livello artistico è fondamentalmente una copia di quello che fu, per noi è anche e soprattutto un Bene Comune.
È di tutti! E tutti possono accedervi. E tutti possono fruirne gli spazi, anche quello scenico.
Dal grande attore al bambino di Prima Elementare.
Cosa accomuna il primo e il secondo? Il rispetto del luogo. E di coloro che ci lavorano.
E noi lo abbiamo scritto nero su bianco nel Regolamento di concessione del Teatro.
Punto.
È una scelta di politica culturale che può anche non piacere, ma che deve essere accettata perché è frutto di una riflessione sul rapporto tra luoghi culturali e cittadini, e tra città e territorio.
Quando verranno altri, liberi si fare altre scelte…magari più conservative ed esclusive. Noi preferiamo quelle inclusive.
E non vi voglio annoiare con decine di saggi e articoli in cui si esalta in tutto il mondo il rapporto sempre più quotidiano tra Beni Culturali e cittadini, soprattutto bambini…vi basti pensare che dentro il Louvre o al Metropolitan i bambini ci mangiano e ci dormono nei sacchi a pelo!?
Siamo convinti che sentire i Beni Culturali come luoghi della quotidianità e non come Moloch inaccessibili possa aiutare piccoli e adulti a sentirsi parte della Comunità e a sentire su di sé il peso della tutela della bellezza.
Ovviamente è un cambiamento culturale che ha bisogno dei suoi tempi, ma noi abbiamo voluto iniziare proprio dallo spogliare i luoghi della cultura dalla etichetta di “tempi della sacralità””.
E, infine, ri-conclude dedicando un’altra stoccata alla nostra testata.
“Chiudo chiarendo l’obiettivo di questo post.
Così come i giornalisti hanno palesato le loro intenzioni pacifiche nel passaggio <>, allo stesso modo io non sto accusando nessuno, ma solo provando a fornire un quadro più oggettivo dello stato del Teatro, criticando costruttivamente e provocatoriamente (da lettore in primis, e da Amministratore in secundis) – con lunghe argomentazioni – un certo modo di dare notizie sensazionalistiche che fa un torto alla verità delle cose. E fa un torto alla città”.