Dopo la visita allaCooperativa
Eughenia, la mattinata bitontina del sottosegretario all’istruzione, il prof. Marco Rossi-Doria, è continuata
presso l’aula magna dell’Istituto Tecnico Commerciale “Vitale
Giordano”. Il rappresentante del governo Letta (stesso ruolo anche nel
governo Monti, ndr) ha incontrato il mondo della scuola bitontina, presente con
alcune delegazioni di presidi, docenti ed alunni.
A fare gli onori di
casa, il dirigente scolastico dell’I.T.C. Arcangelo
Fornelli ed il professore Giovanni Procacci,
docente dell’istituto e organizzatore dell’incontro. Entrambi hanno voluto
sottolineare l’importanza del decreto sulla scuola approvato nei giorni scorsi
e che provvede a stanziare fondi per il mondo della scuola, dopo anni di tagli. «Ben 450 mlioni di euro, di cui 100 per
il diritto allo studio – spiega l’ex senatore Procacci –. È una legge che vede la scuola come una
realtà del Paese sulla quale investire e che deve essere radicata profondamente
all’interno del territorio. È una legge dove si parla anche di formazione dei
docenti in termini soprattutto pedagogici».
Il sottosegretario Marco Rossi-Doria, invece, nel suo
intervento, si è soffermato sul rapporto tra scuola e lavoro e su come la
politica e le istituzioni possono e devono aiutare i giovani di oggi. Dopo,
però, aver ricordato la sua esperienza come docente della “scuola di seconda
occasione” in uno dei quartieri più difficili della sua città, i Quartieri
Spagnoli a Napoli, nell’ambito del progetto “Chance”.
«Oggi
la situazione è bloccata dalla crisi, che si percepisce ovunque, al nord ma
anche e soprattutto al sud, dove le situazioni sociali sono più gravi –
ha descritto il sottosegretario –. Per
questo se non lavoriamo nel meccanismo di passaggio tra scuola e lavoro, i più
fortunati saranno solo e sempre i figli dei soliti noti. Noi come istituzioni
dobbiamo riconoscere che voi ragazzi state vivendo questo momento con forza e
dignità. Quello che devono fare la politica e la mia generazione è lavorare
insieme a voi giovani per scoprire e creare nuovi modelli di lavoro e di
economia, perché finora quelli proposti non hanno funzionato. Dobbiamo
investire e dialogare con le nuove generazioni, dobbiamo fare un lavoro di
studio del territorio, del sapere, dell’ambiente, delle tecnologie, per
conoscere quali professioni introdurre e quali studi umanistici servono a
scuola. In altre parole, bisogna capire cosa si fa nel Mezzogiorno? Che tipo di
sviluppo e di salvaguardia del territorio vogliamo? Come gestire il nostro
patrimonio culturale? Quali lingue studiare? Come superare le resistenze al
cambiamento del Paese e di ognuno di noi?».
«Voi
ragazzi dovete essere i protagonisti principali di un grosso cambiamento del
Paese, da un punto di vista economico, delle relazioni umane e politiche, dell’ambiente –
ha continuato il professore napoletano –.
Dobbiamo insistere su una scuola più aperta ai problemi, alla discussione, alla
partecipazione, ma che sia allo stesso tempo rigorosa e decorosa. Bisogna
investire su scuola e ricerca, sul sapere, come quei Paesi che nonostante la
crisi non hanno risparmiato nella formazione e nell’innovazione».
Più critico
l’intervento dell’assessore all’istruzione al comune di Bitonto, Vito Masciale. «Dobbiamo recuperare un decennio di tagli alla scuola per recuperare il
gap con le scuole degli altri paesi europei – è il monito dell’assessore –. Il decreto presenta delle iniquità, ora la
scuola si dilunga fino a sera, con l’implementazione delle ore di lezione per i
docenti senza però che siano state coinvolte associazioni e cooperative sociali
del territorio. Sperò però che con questo decreto si trovino le risorse
economiche per iniziare una riforma della scuola. E per recuperare i fondi,
bisogna combattere l’evasione fiscale e non togliere soldi ai dipendenti».
Il preside dell’Istituto
Tecnico Industriale, Giuseppe Paciullo,
ha puntato invece sul comportamento dei genitori. «Dobbiamo recuperare l’”educazione del cuore”. Prima i genitori erano
attenti e preoccupati, ora sono solo preoccupati», è l’allarme lanciato da
Paciullo.
A seguire, spazio
agli interventi degli studenti, incentrati soprattutto sulla lontananza delle
istituzioni, sull’inadeguatezza delle strutture, sull’eventuale riduzione a
quattro degli anni di scuola superiore. Tutte domande alle quali il
sottosegretario Rossi-Doria ha risposto affermando come non sia prevista alcuna
riduzione e come comunque il Paese sia costretto a convivere con un debito
pubblico di duemila miliardi che rende difficile qualsiasi operazione. «Siamo dentro ad un sistema di vincoli,
dobbiamo mettere a posto i conti ma al contempo dare risposte ai giovani –
ha concluso il professore napoletano –. Dopo
tanti tagli, ora però abbiamo destinato dei fondi, ad esempio per stabilizzare
i docenti, specie quelli di sostegno, dopo tagli che hanno portato alla
riduzione di oltre 130mila unità».