Venti mesi di lavoro costante per contrastare la cancrena criminale bitontina.
Venti mesi di impegno serrato per cercare di smuovere i bitontini dal muro di omertà, che sempre li ha contraddistinti, e per creare un modello sinergico tra tutte le forze dell’ordine e le istituzioni presenti sul territorio per la prevenzione di tutti i reati.
L’avventura di Giorgio Oliva alla guida del Commissariato di P.S. di Bitonto, come anticipato nei giorni scorsi, si è chiusa nei giorni scorsi con la promozione del dirigente a capo di gabinetto reggente della Questura di Lecce.
Una parentesi lunga, iniziata col sequestro del gioielliere Mastrangelo e chiusa con le decapitazioni dei clan locali grazie agli arresti in serie di questi mesi.
Adesso il ritorno a casa, quindi, per Oliva, leccese doc, che ha voluto comunque tracciare il suo bilancio di questo biennio intenso e non privo di emozioni: “È stata un’esperienza estremamente positiva, al di là di tutte le aspettative iniziali, perché ho incontrato in questo anno e mezzo abbondante partner istituzionali validi e pronti a dare le risposte che cercavo e che servivano“.
Tanti gli aspetti positivi: “Il dialogo tra istituzioni che mancava, adesso c’è, e su tutti è doveroso ringraziare il sindaco Abbaticchio, l’apparato comunale, i consiglieri comunali, il comandante della Polizia Municipale Paciullo e tutti gli agenti della polizia locale che si sono splendidamente riorganizzati costruendo insieme a noi un bel percorso unitario indispensabile per garantire la pubblica sicurezza in una città difficile come Bitonto“.
“Non ho dati, ma sicuramente molti reati predatori sono diminuiti, resta la nota dolente delle denunce relative alle estorsioni, sappiamo che il fenomeno c’è ma qualcosa si sta muovendo con associazione anti racket e alla lunga verranno i risultati“, ha rimarcato il nuovo Capo di Gabinetto reggente della Questura di Lecce.
“Bitonto, rispetto a come l’ho trovata, è certamente una città migliore – ci tiene a sottolineare il dottor Oliva -. Lo splendido centro storico rivalutato ha portato un incremento di attività e la grande partecipazione di giovani. Certo, ci sono i problemi relativi alla movida, ma la movida è vita, abbiamo registrato mancanze di rispetto sicuramente censurabili, ma altrettanto certamente meno gravi della delinquenza comune che imperversava prima“.
Anche la delinquenza sembra essersi adattata a questa nuova situazione: “Ho il dovere di essere onesto e realistico, il fatto che non sia visibile adesso non vuol dire che non ci sia, perché la criminalità si adegua, si evolve e si adatta“.
“A differenza del passato c’è gente che passeggia nel centro storico, prima quando mi avventuravo per le vie della città vecchia ero solo, ed il delinquente o si insospettiva e ti guardava male o si dileguava e continuava a fare quello che faceva“, ha continuato.
“Ora non c’è più questo ma non vuol dire che non ci sia più lo spaccio, anzi con l’aumento dei giovani della movida c’è stato un incremento di gente disposta ad offrire “divertimento alternativo” – ha evidenziato Oliva -. Il mercato della droga per certi versi è cresciuto, e i diversi arresti nel centro storico e in altri centri aggregazione giovanile lo testimoniano. Spetta alle forze dell’ordine adesso contrastare questo nuovo modo, forse più discreto ed incisivo, di spacciare stupefacenti“.
L’invito finale, però, è a proseguire su questa strada intrapresa: “Bisogna continuare a fare sinergia tra forze dell’ordine, magistratura e istituzioni e bisogna fare un ulteriore sforzo per far sentire gli stessi sempre più vicini ai cittadini, che hanno a loro volta il dovere di colloquiare, stimolare e aiutare anche anonimamente chi lavora per la loro sicurezza“.