Ora, se avete seguito i consigli per un buon curriculum
accompagnato da una semplice lettera di presentazione, siete pronti per il
passo decisivo: sostenere un colloquio di lavoro!
Questo momento da tutti tanto bramato, di sicuro
comincia con la telefonata di convocazione: se si è nel traffico o impegnati in
altro, in luoghi o situazioni particolari, è meglio chiedere di essere
ricontatti in un momento più opportuno piuttosto che urlare per coprire il
traffico o sussurrare perché impossibilitati a parlare liberamente.
Una volta stabilito l’appuntamento, non c’è nulla di
peggio che arrivare in ritardo: semmai dovesse accadere è necessario avvisare
con una telefonata; per evitare ritardi
è sempre buona norma fare prima un sopralluogo presso il posto stabilito per
l’incontro.
Per quanto riguarda il dress-code, l’abbigliamento più
idoneo, è strettamente legato alla posizione e al tipo di azienda per la quale
ci si sta candidando: se si sta sostenendo un colloquio per uno studio di
professionisti o per un ruolo manageriale, giacca e cravatta sono d’obbligo, al
contrario potrebbero apparire esagerati e decontestualizzati per un colloquio
come cameriere o pizzaiolo.
Rispetto agli atteggiamenti, alla gestualità, personalmente non credo a pose plastiche da assumere per superare il
colloquio: è sufficiente guardare negli occhi l’interlocutore, cercare di
mantenere la calma evitando di tremare e soprattutto evitando di mentire, sia
perché un buon selezionatore potrebbe accorgersi di eventuali invenzioni sia
perché nel tempo il proprio modo di essere emerge, e se è in contrasto col
luogo di lavoro il primo danno lo si fa a se stessi.
La parte più temuta di un colloquio probabilmente è la
paura di non sapere rispondere alle domande o di non avere la risposta giusta
per la domanda decisiva: il solo fatto di essere stati convocati vi rende
potenzialmente idonei ed in grado di
gestire qualsiasi interrogativo.
Non è possibile in questa sede prevedere tutte le
domande possibili ma molto probabilmente il colloquio potrebbe aprirsi con un“Mi parli di lei”… una formula che lascia al candidato la libertà di partire da
dove ritiene più opportuno per raccontarsi: in modo naturale e spontaneo si può
parlare del proprio percorso scolastico e delle attività lavorative attinenti
alla posizione per la quale ci si sta candidando. Sarà poi l’intervistatore a
focalizzarsi su aspetti di particolare interesse.
Altra possibile domanda potrebbe essere “Cosa sa di
noi?”, finalizzata a testare la motivazione rispetto alla posizione ovvero se
ci si è documentati a riguardo: è infatti sempre buona norma avere delle
informazioni rispetto all’azienda dove in teoria si desidera lavorare, infatti
altra domanda fortemente quotata potrebbe essere: “Perché vuole lavorare in questa azienda?”
La risposta è essere sincero ed esporre le motivazioni
che hanno portato a presentare la propria candidatura, magari legandole alle
informazioni raccolte sull’azienda
Altro aspetto tanto banale quanto comune sul quale ci
si può preparare è il “Tre pregi-Tre difetti” o anche “Punti di forza e punti
di debolezza”.
Rispetto ai punti di forza ci sono infinite risposte
corrette: la leadership, la capacità di risolvere problemi, saper lavorare in
gruppo, ma anche la solarità, l’onestà e chi più ne ha più ne metta: è
l’occasione per parlare bene di se’, fare scena muta non è concesso!
Rispetto ai difetti il consiglio è essere se stessi,
evitando di essere troppo onesti al punto da compromettere il colloquio: magari
si può cercare di legare i difetti ad azioni per migliorare l’aspetto.
In entrambi i casi potrebbe essere chiesto di legare il
pregio o il difetto ad un’esperienza di vita vissuta, quindi anche qui, in
entrambi i casi, il consiglio è quello di essere quanto più sinceri possibile.
Infine, è utile preparare una sorta di “spot di se
stessi” laddove durante il colloquio dovessero chiedere: “Perché dovrei
assumere proprio te?”
In questo caso bisognerebbe fare un collage delle
proprie capacità rendendole attraenti rispetto alla posizione-azienda per la
quale si sostiene il colloquio, naturalmente alla luce delle informazioni
precedentemente raccolte.
Quasi tutti i colloqui si concludono con un “Ha qualche
domanda da porre?”
Anche in questo caso è utile fare riferimento alle
informazioni che si hanno sull’azienda, magari per chiedere chiarimenti sulla
struttura, sull’organigramma, sul ruolo ecc.
Avere una buona domanda da porre trasmette l’interesse
e la motivazione verso la posizione; non avere curiosità mostra una mancanza di
interesse: se ci sono è questo il momento per mostrare passione ed entusiasmo,
motivazione e voglia di cominciare.
A questo punto, come sempre, di seguito alcune offerte
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Zona di lavoro: Bari e provincia