Questa
è una storia che arriva dritta al cuore, e ha tre protagonisti.
Un
padre disperato, Massimo Amendolagine, 50enne bitontino, costretto a
lottare contro una burocrazia, quella statunitense, che gli impedisce
di vedere e aiutare sua figlia.
La
legge a stelle a strisce (purtroppo legittima e sacrosanta, a quanto
pare), più forte delle ragioni umanitarie e dei sentimenti.
Una
pargoletta di appena 9 anni, Mia, figlia di Massimo, che è in un
letto di ospedale in California per combattere contro una malattia
che fa spavento: la leucemia mieloide aggressiva.
Massimo
racconta il suo dramma alla Gazzetta
del Mezzogiorno di
ieri l’altro.
È
sposato con una statunitense e, oltre a Mia, ha un’altra figlia,
tutte con doppia cittadinanza. Anche per questo, allora, almeno due
volte all’anno si andava oltreoceano, dove anche per colpa della
crisi hanno deciso di trasferirsi.
È
l’ottobre di due anni fa, e qui cominciano i primi problemi. «Ho
presentato – dice
– regolare
richiesta per la famosa “Carta verde”, il permesso di soggiorno
illimitato, ma mi è stato rifiutato».
Il
perché purtroppo esiste. Nel 1997, infatti, Massimo si macchia la
fedina penale. Per l’Italia adesso è riabilitato, ma per gli
americani è ancora un peccato mortale e non è gradito, tanto da
fermarlo all’aeroporto e rispedirlo dritto a casa.
Il
peggio, però, arriva ad aprile.
Accade,
infatti, che Mia, negli Stati Uniti con la mamma e la sorella, accusa
febbre alta ed è portata in ospedale, dove le diagnosticano la
terribile malattia. «Si
sottopone – spiega
– subito
a un primo ciclo di chemioterapia, poi a un altro ancora che però
hanno dovuto interrompere in corso d’opera perché troppo potente per
mia figlia. Io, ovviamente, volevo precipitarmi lì da lei, per
starle vicino, anche perché il mio midollo potrebbe dare una mano
importante per le cure».
La
legge degli States, però, è inamovibile: Massimo Amendolagine non
può mettere piede nel Paese più potente al mondo. Non è voluto.
Lui,
ovviamente, le tenta tutte. Sia azioni “lecite” («ho
scritto a tutti: al consolato, alla Farnesina, e a tanti altri»), sia quelle illecite («ho
falsificato un passaporto e sono partito, ben sapendo che commettevo
un reato. Purtroppo mi hanno fermato e mi hanno fatto tornare in
Italia, e ho anche preso una denuncia a piede libero»).
Di
arrendersi, però, il nostro concittadino non ne vuole sapere. Chiede
soltanto un aiuto a tutti coloro che potrebbero davvero dargli una
mano e far riabbracciare sua figlia Mia.
Che,
nel frattempo, nella lontana California, lotta contro una malattia
davvero infernale.
E
per curarla è stata anche lanciata una raccolta fondi.