«Sarai l’angelo dei miei sogni…del mio mondo…della mia vita…»
«Ti affidiamo al vento…perché tu possa volare»
Le parole, dolci e dolenti, scritte sugli striscioni affissi fuori alla chiesa di Santa Teresa.
«Abbiamo bisogno di dire no alla violenza, sia verbale che fisica. È questo il messaggio che ci trasmette il Vangelo. Il Signore è la nostra luce e salvezza, che risplende nelle nostre coscienze, affinchè escano dall’oscurità e dall’ottenebramento». Così Don Massimo Ghionzoli durante l’omelia pronunciata in occasione dei funerali di Giuseppe Muscatelli, il giovane ragazzo ucciso la scorsa settimana. Il parroco ha poi proseguito, attaccando quelli che sono i mali della nostra comunità, come l’omertà, per poi tornare sempre sul tema della violenza: «Un cristiano non può essere violento». Quindi ha concluso con un augurio: «Che Giuseppe possa essere nella luce infinita della gioia di Dio. Che la luce illumini la città di Bitonto».
Il passo del Vangelo scelto (Vangelo secondo Marco 15, 33-39; 16, 1-6), in cui si parla dei momenti finali della vita di Gesù e della Resurrezione, sembrava tradurre esattamente le diverse fasi che attraversa una comunità in momenti di difficoltà come quelli vissuti la scorsa settimana: prima la tragedia, con tutte le conseguenze e i contraccolpi accusati dall’intera città; poi il riscatto, con il superamento del trauma e il ritorno alla serenità.
Alla cerimonia, che è stata celebrata ieri presso la chiesa di Santa Teresa ed è stata officiata anche dal rettore della Basilica dei Santi Medici Don Vito Piccinonna, ha preso parte un bagno di folla. Molte persone hanno atteso assiepate fuori dall’edificio, pur di dare l’ultimo saluto a Giuseppe. Presente anche il sindaco Michele Abbaticchio. Al centro della chiesa, sul catafalco, la bara bianca cosparsa di petali rossi, con una fotografia di Giuseppe sorridente.
Nella parte conclusiva della messa, le preghiere di incredulità e strazio dei famigliari, pronunciate con voce tremante e rotta dal dolore: «Non riusciamo ancora a capire come sia potuta succedere una cosa del genere» ha detto faticosamente dall’altare una nipotina di Giuseppe. Che, soffocata quasi dallo strazio e dall’emozione, ha poi ricordato lo zio scomparso, a cui si è rivolta direttamente: «Non puoi immaginare quanto stiamo soffrendo. Ci avevi promesso e insegnato tante cose. Ti amiamo tanto, ma non preoccuparti: un giorno le nostre strade si incontreranno di nuovo».
In tantissimi hanno affollato la chiesa e la piazza antistante. Mentre la salma veniva caricata in auto, sono stati lanciati in aria palloncini bianchi a forma di cuore, fra gli applausi e la commozione della folla. Ai muretti di fronte alla chiesa erano stati affissi due striscioni, rispettivamente della fidanzata e degli amici: «Sarai l’angelo dei miei sogni…del mio mondo… della mia vita…»; «ti affidiamo al vento…perché tu possa volare».
Caricata la salma sull’auto, un corteo funebre è partito dalla chiesa di Santa Teresa, per poi addentrarsi nel centro storico. Da piazza Sylos, il corteo ha proseguito per le stradine del centro antico, passando sotto l’abitazione in cui abitava il giovane. Fra gli applausi partecipi della folla, sono stati lanciati palloncini e petali rossi dai balconi, mentre fra le lacrime di dolore, parenti e amici trasportavano la bara bianca per accompagnarla per l’ultimo saluto al cimitero.