Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Bari, Dott. Francesco MATTIACE, su richiesta dei Sostituti Procuratori, Dott.ri Ettore CARDINALI e Marco D’AGOSTINO, della Procura della Repubblica del Capoluogo pugliese – DDA, nei confronti di altrettanti esponenti del sodalizio criminale denominato Cipriano, ritenuti responsabili del grave agguato avvenuto nella tarda mattinata del 23 febbraio 2018, in pregiudizio di due rivali del sodalizio Conte, quest’ultimi in quel momento impegnati a sovraintendere al controllo di una piazza di spaccio di stupefacenti, nei vicoli del centro storico di Bitonto.
Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Bari, hanno preso avvio subito dopo il cruento agguato e s’inseriscono nel contesto generale della violenta faida che ha insanguinato il territorio del Comune di Bitonto lo scorso inverno, vedendo contrapposti il gruppo Conte, capeggiato dal pregiudicato Domenico CONTE ed il rivale sodalizio dei Cipriano, riconducibile a COLASUONNO Francesco, inteso “Ciccio Cipriano”. Alla base del contrasto armato, l’ambizione di voler gestire l’imponente indotto economico derivante dal controllo delle piazze di spaccio di droga cittadine ed il tentativo da parte del gruppo Conte di estendere il proprio raggio d’azione, dal periferico quartiere della 167 al centro storico di Bitonto.
Il culmine del confronto tra le due organizzazioni venne raggiunto nelle prime ore della mattinata del 30 dicembre 2017, allorquando, a seguito di una serie di azioni di fuoco tra i due gruppi, cadenzate da un meccanismo di “botta e risposta”, nella centralissima via delle Marteri, venne uccisa l’innocente 83enne Anna Rosa TARANTINO e ferito un giovane esponente del gruppo Cipriano, CASADIBARI Giuseppe. A seguito di quell’episodio, le indagini delegate dalla DDA a Polizia e Carabinieri, consentirono, in più interventi repressivi di individuare autori e mandanti di quelle condotte, tutti assicurati alla giustizia con tempestivi provvedimenti emessi dall’Autorità Giudiziaria barese. Da ultimo lo stesso Domenico CONTE il quale, dopo un vano e superfluo tentativo di sottrarsi alla Giustizia, veniva localizzato ed arrestato in un resort di Giovinazzo (BA) il 27 maggio 2018. Invero, la severa ondata di sdegno suscitata dalla morte dell’anziana sarta di Bitonto, in uno con la puntuale azione degli investigatori, provocava un vero e proprio terremoto interno al gruppo Conte, concretizzatosi nella collaborazione con la Giustizia, non solo da parte di un luogotenente di spicco dello stesso Domenico CONTE, ma anche degli autori medesimi dell’azione di fuoco che ha determinato la morte della signora TARANTINO.
Ebbene, il provvedimento eseguito nella mattinata odierna si inserisce proprio nel rovente clima che si respirava a Bitonto nell’inverno scorso. Precisamente, secondo la ricostruzione investigativa dei Carabinieri, nella tarda mattinata del 23 febbraio 2018 RUGGIERO Benito 28enne; MENA Rocco 30enne e ZAMPARINO Arcangelo, 42enne, pluripregiudicati organici al gruppo Cipriano, dopo aver percorso i vicoli del centro storico, raggiunsero l’enclave dei rivali Cipriano, costituita da una piazza di spaccio organizzata in quella via De Rossi. Qui giunti, si imbatterono, inizialmente in una delle vedette, un ragazzo ancora minorenne, all’indirizzo del quale esplosero diversi colpi di pistola, colpendolo ripetutamente alla coscia sinistra; quindi, scorto A.G., pluripregiudicato e storico sodale di Domenico CONTE, indirizzarono contro di lui l’azione di fuoco, ferendolo gravemente all’inguine. Solo la pronta reazione delle due vittime, i quali, benché feriti ed inseguiti, ciascuno per proprio conto, si diedero alla fuga, trovando rifugio presso abitazioni private, impedì ai killer di completare l’opera. Entrambi i feriti furono poi trasportati al pronto soccorso da amici e congiunti. Qualche giorno dopo il ferimento, le dichiarazioni rese dal minore ferito consentirono di arricchire il quadro probatorio complessivo, facendo emergere l’aggressione patita dal giovane rampollo di uno degli esponenti del gruppo Cipriano, ad opera di coetanei della fazione opposta, verificatasi alcuni giorni prima, episodio questo che aveva esacerbato ancor più gli animi e determinato il raid punitivo del 23 febbraio 2018.
L’identificazione dei presunti responsabili dell’azione di fuoco, invece, è stata il frutto di un certosino lavoro degli investigatori dell’Arma, i quali hanno visualizzato un elevato numero di video riprese effettuate da telecamere pubbliche e private. Proprio attraverso alcune di esse è stato possibile individuare i tre odierni destinatari del provvedimento, intenti a percorrere i vicoli del centro storico proprio negli attimi che hanno preceduto l’agguato ai rivali. I tre sono stati riconosciuti in quanto ben noti ai militari ma, soprattutto, perché indossavano tutti capi d’abbigliamento e copricapi a loro abitualmente in uso e particolarmente riconoscibili a causa di segni distintivi facilmente rilevabili. Tali capi d’abbigliamento, già nelle ore immediatamente successive alla sparatoria, venivano rinvenuti ancora in possesso agli indagati e sottoposti a sequestro, quale preliminare riscontro all’attività svolta.
Il RUGGIERO ed il MENA, sono già detenuti dal 17 marzo 2018, in quanto indagati perché ritenuti due dei quattro componenti del commando che il 30 dicembre 2017 si recò in via Pertini di Bitonto, roccaforte del gruppo Conte, esplodendo alcuni colpi d’arma da fuoco contro le mura del civico 105 ed uccidendo un cane pastore tedesco ritenuto di proprietà dello stesso Domenico CONTE. Ancora il RUGGIERO fu uno dei protagonisti della campagna d’intimidazioni di cui furono vittime, nel gennaio 2018, CASADIBARI Giuseppe ed i suoi congiunti, finalizzata ad evitare che l’ex sodale proseguisse nella collaborazione con la Giustizia.
I tre arrestati sono ora ristretti presso la Casa Circondariale di Bari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, dovendo rispondere dei delitti di duplice tentato omicidio in concorso, detenzione illegale e porto in pubblico di arma da fuoco, spari in luogo pubblico, con l’aggravante di aver agito con metodo mafioso.