In explicit della struggente (ma non retorica) lirica “La spiaggia”, il poeta Vittorio Sereni così scriveva: “Non dubitare – m’investe della sua forza il mare -/Parleranno“.
Si riferiva ai morti e alla verità che si portano dietro quando vanno via di qui.
Ma, in attesa, che tornino a dirci il segreto di questa vita, tocca a noi narrare in quali condizioni essi vivano.
Soprattutto a Bitonto.
“Haec est ultima domus“. Purtroppo, verrebbe da aggiungere.
Già, perché l’estrema dimora che è riservata a noi bitontini versa in condizioni disperate.
L’elenco delle disfunzioni e dei relativi disagi per utenti e parenti relativi è infinito.
E’ di ieri la notizia del cornicione sovrastante il secondo ingresso che sta cadendo a pezzi. La zona è stata messa in sicurezza, ma se non si interviene tempestivamente, potrebbe peggiorare.
Dal giorno del diluvio quasi universale è saltata pure la voce metallica che ogni giorno avvisava i gentili visitatori della prossima chiusura dei cancelli.
La camera mortuaria è da un po’ senza sistema di refrigerazione, cosicché s’accelera il processo di decomposizione per i defunti che vengono fatti sostare in attesa della tumulazione.
Per non dire dell’abitazione destinata al custode, da sempre fatiscente e ruinante.
Il consigliere Paolo Intini, in più di un’occasione, ha richiamato l’attenzione dell’amministrazione sulla gravità del problema. Noi stessi l’abbiamo illustrato in numerosi articoli e persino con un video.
L’augurio di tutti è che si intervenga al più presto.