«La
cifra interpretativa della mia vita, che costituisce il mio percorso
eucaristico, è fatta di tre parole: “Tutto
è grazia”».
Apre così il suo discorso Mons. Francesco Savino, che il 31 maggio partirà alla volta di Cassano allo Jonio per compiere il
percorso di successore degli apostoli in terra di Calabria.
«Ho
sperimentato la grazia di Cristo, obbedisco ad un progetto e con questo spirito
partirò – commenta Mons. Savino -. L’augurio che faccio a don
Vito Piccinonna, amico fraterno, è il mio motto “Charitas christi urget nos”:
l’“urget” non sia solo urgenza, ma sia esperienza di abbraccio, avvolgimento,
così nulla ci potrà separare da Cristo. Questa consolazione auguro a tutti voi,
vi voglio bene», conclude commosso.
Poi è stata la volta diDon Vito Piccinonna che ha fatto il suo “ingresso” stemperando l’emozione e
chiedendo un po’ di pazienza ai tantissimi fedeli accorsi nella Basilica dei
Santi Medici con uno slang bitontino: “Abbiamo
fatto 30, facciamo 31!”.
«La
mia vita è comprensibile solo con un progetto: c’è un architetto straordinario che
è capace di sconvolgermi, stupirmi, che mi ama. È il Dio di cui parlava Carlo
Carretto, un Dio che è novità e non si ripete mai nel modo di incontrarci (Lettere
dal deserto, ndr). Non posso dimenticare la fede semplice di
mia nonna, che diceva sempre che “Dio vede e provvede”, dei miei famigliari,
degli amici: queste persone non mi hanno mai fatto sentire solo, sono balsamo
della mia vita».
«Sono
debitore verso i giovani, i poveri e anche pastoralmente li porterò dentro –
continua don Vito -. Non ci sarà mai la pretesa di sentirmi arrivato: una volta
un giovane mi disse: “Vorrei che ci insegnate ad amare la Chiesa e non la
vostra Chiesa”, sarà questa la mia missione».
Di seguito, le espressioni di gratitudine: «Ringrazio l’Azione Cattolica per essere stata palestra di ecclesiale nella mia
vita, un grazie cordiale a Mons.
Francesco Cacucci, tramite il quale Dio si diverte con me, a tutta la
comunità grazie per l’accoglienza: sento già di amarvi come se foste mia madre.
Un grazie a Mons. Savino, a Ciccio, per l’affetto con cui mi hai accolto e perché
mi hai fatto sentire subito a casa: a Bitonto si dice “Sì nu sgnaur!”. Questa
resta la tua casa e sarò onorato se sentirai la tua comunità come ala di
riserva».
La conclusione è affidata ai ricordi e alle speranze
per il lavoro futuro: «Passando da qui
negli anni scorsi mi sono sempre detto: “Poveretto chi verrà dopo di
lui“. Vengo tra voi senza pretese se non quella di amarvi, offrirvi la mia
presenza missionaria sul territorio, una presenza operosa, lontana da autocelebrazioni
ed autoreferenzialità, dobbiamo crescere come comunità e continuare quel
cammino intrapreso. Mi impegno a spendere le energie migliori perché non ci si
arrenda davanti ala malattia e alla povertà e perché sia rispettato il
principio della sussidiarietà in ogni ambito. Se mi accorgerò che la mia
persona sarà di troppo, un ostacolo alla crescita della comunità, mi farò da
parte».
E
conclude: «Pregate per me. Sotto lo sguardo dell’Immacolata e dei Santi Medici la
strada la faremo assieme».