Il sindaco di Riace Mimmo Lucano dovrà aspettare per avere la cittadinanza onoraria del Comune di Bitonto. Pur accogliendo i valori del cosiddetto “modello Riace”, il consiglio comunale, nella seduta di ieri, ha rinviato a data da destinarsi l’assegnazione dell’onorificenza al primo cittadino calabrese.
La proposta di assegnazione della cittadinanza è stata partorita da Sinistra Italiana che, tramite il consigliere indipendente Dino Ciminiello, l’ha portata all’attenzione della massima assise comunale.
«Riace è diventata – recita il documento – patrimonio ricco e stimato che non appartiene solo a chi l’ha realizzata, ma a tutti quelli che in Calabria, in Italia, nel mondo la vivono come un modello. Una storia nata nel 2001 e costruita giorno dopo giorno faticosamente, un’esperienza che è riuscita a rigenerare una comunità a rischio spopolamento – come tante altre realtà dei piccoli Comuni d’Italia – nella quale convivono donne e uomini dalle storie e provenienze diverse. Anche il Comune di Bitonto ha aderito dal 2003 allo SPRAR, un sistema di accoglienza e di integrazione, promosso dal Ministero dell’Interno e dagli Enti Locali, che offre ai richiedenti asilo, ai rifugiati e ai titolari di protezione umanitaria, nei limiti delle disponibilità, supporto di tipo alloggiativo e aiuto nell’avvio di un percorso di integrazione sul territorio nazionale, grazie alla presenza di figure professionali ad hoc (operatori sociali, assistenti sociali, avvocati e operatori legali, psicologi, mediatori interculturali). L’obiettivo prioritario del circuito di accoglienza SPRAR è l’integrazione e l’inclusione dei cittadini stranieri con uno status legale specifico, presenti in maniera significativa sull’intero territorio nazionale».
Si chiede, dunque, che il consiglio comunale «si riconosca nei valori che sottendono questa esperienza nazionale e pertanto esprima la propria solidarietà al Comune di Riace, con la fiducia che al più presto possano essere superati gli ostacoli frapposti alla prosecuzione del progetto SPRAR nella città di Riace; riaffermi la scelta di proseguire e ampliare anche nella nostra città l’impegno politico e amministrativo del progetto nazionale, in linea con gli obiettivi statutari della Città di Bitonto all’insegna della sua tradizione di accoglienza e solidarietà».
Si invita, infine, Palazzo Gentile ad avviare la procedura per il conferimento della cittadinanza onoraria del Comune di Bitonto a Domenico Lucano, sindaco del paese calabrese e simbolo del modello Riace «che ha dimostrato come le migrazioni se gestite nel modo corretto possano essere una risorsa per il rilancio e la rinascita delle comunità locali».
Come anticipato, a portare in aula la proposta è Ciminiello, lodando Lucano perché, pur sapendo dei problemi a cui andava incontro, ha perseguito la sua idea di integrazione.
L’idea subito incontra la ferma opposizione di Carmela Rossiello (Forza Italia) che, annunciando il voto contrario, dice: «Non condivido neanche una parola. La cittadinanza onoraria è un’onorificenza concessa da un comune ad un individuo ritenuto legato alla città per il suo impegno o per le sue opere. Sono basita. Vi chiedo perché dovremmo concedere questa onorificenza ad un sindaco di un’altra regione, accusato di aver violato la legge. Le accuse a suo carico sono pesanti. Vi sembra giusto farne un cittadino onorario? Anche se per fini umanitari, bisogna agire nel rispetto della legge. Sono garantista fino alla fine del processo, ma non si può adesso dare questo riconoscimento ad uno che al momento è indagato».
Le risponde il sindaco Abbaticchio, che spiega: «Abbiamo riflettuto molto sulla proposta e, come amministratore, devo fare quel che ritengo opportuno per la comunità, dal mio punto di vista. Credo che la proposta vada sposata per la valenza del modello Riace, ma non vada personalizzata e non vada accostata unicamente alla condotta amministrativa di Lucano. È un’idea di accoglienza che, rigettando ogni discriminazione, ha ripopolato paesi abbandonati negli anni. Tutto ciò è un segnale positivo in un’epoca molto buia, segnata dal razzismo e tendente al fascismo. Il modello Riace è anche interessante perché abbiamo zone del paese che noi abbiamo deciso di non ripopolare. Ma, per il rispetto verso le istituzioni, in questo caso della magistratura, che deve andare avanti fino al terzo grado di giudizio, chiedo l’approvazione in relazione a quel modello di accoglienza, non all’uomo Mimmo Lucano».
Spiegazioni che continuano a non convincere Rossiello, che, leggendo le accuse, rimprovera non solo il sindaco calabrese, ma l’intero modello da lui creato di essere «annacquato da mille violazioni di legge. Un modello basato sul non rispetto della legge. Vi sembra giusto proporlo come modello da esportare?».
A difesa dell’idea, intervengono Antonella Vaccaro (Pd), con l’invito a mantenere viva la coscienza su questi temi, e Michelangelo Rucci (Governare il futuro): «Non entro nel merito dell’impianto accusatorio, dato che ci sono deduzioni che dal punto di vista giuridico significano poco. Ma sottolineo che il modello Riace è valido e si sta diffondendo in altre realtà, anche in paesi amministrati da giunte di centrodestra».
Parere condiviso da Emanuele Sannicandro (Insieme per la Città) che, condividendo l’idea di fondo, propone, però, di rinviare l’ultima parte del provvedimento, quella sulla consegna dell’onorificenza, nel rispetto della magistratura. Sulla stessa scia, Francesco Brandi (Città Democratica), che ricorda che Bitonto non ha un regolamento che disciplini l’assegnazione della cittadinanza onoraria: «Rinviamo e impegniamoci a redigere un regolamento, così da non stroncare l’idea».
Alla fine della discussione, rinviata la parte relativa alla cittadinanza, viene approvata la prima parte, in cui si chiede al comune di riconoscersi nei valori di quel modello. 19 sono i favorevoli. Rossiello vota contro e tre (Giuseppe Fioriello, Giuseppe Santoruvo e Vito Labianca), del gruppo consigliare di “Sud al Centro”, si astengono. A spiegare le motivazioni dell’astensione e Fioriello: «Condivido il sistema di integrazione, ma il sindaco Lucano è oggi il capro espiatorio di una guerra tra clan politici. Una brutta situazione che non ci consente una valutazione serena di tutta la vicenda».