Quella contro il Real Castellaneta, nell’ultima gara davanti al pubblico amico, è classica vittoria della qualità e della rosa. E della qualità della rosa.
Già, perché analizzando concretamente questo match valido la 28esima giornata di Campionato, si deve partire dal presupposto obiettivo che la Polisportiva Five Bitonto non ha giocato una partita folgorante. Né entusiasmante, verrebbe da dire. E neanche trascendentale, aggiungiamolo pure. E forse, visto quello che è successo in settimana, i più esperti potevano anche metterlo in preventivo.
Allora il punteggio di 9-3 è falso? No, attenzione. Il Bitonto ieri ha vinto per una motivazione molto semplice, che nel calcetto a volte funziona e altre volte no. Ha una qualità superiore rispetto agli avversari e, soprattutto dopo lo schiaffetto iniziale subito, è emersa a tratti anche in modo imbarazzante e davvero evidente.
E, accanto a questa verità inconfutabile, c’è da aggiungere che i leoncelli avevano la possibilità di poter fare qualche cambio e rifiatare, gli ospiti decisamente meno e questo, a meno di miracoli da segnare negli almanacchi del futsal, equivale spesse volte a sconfitte.
Facile il concetto: laddove non arrivano le gioie per gli occhi, il gioco tutto bollicine e champagne, ci si affida ad altre variabili, che poi sono le più importanti. Ma d’altronde, è impossibile regalare emozioni e spettacolo ogni sabato. In fondo siamo umani, direbbero Ermal Meta e Fabrizio Moro.
Tre punti presi con merito, allora. Allietato dagli esordi tra i pali di Ottaviani e dello juniores Muzio.
Entrando nel dettaglio, allora, la contesa di ieri pomeriggio è da dividere in due tronconi. Nella prima, per metà e oltre del primo tempo, è la Polisportiva che ti fa porre degli interrogativi. Mentalmente spossata e spenta, e pure scarica, senza adrenalina quando si tratta di vincere i contrasti e offendere, in fatica nel penetrare centralmente, lenta nel giro palla, sofferente quando il Castellaneta – onesta la sua partita nonostante le difficoltà e le assenze – si materializza dalle parti di Camporeale, che in tre-quattro circostanze si guadagna lo stipendio di giornata.
Diretta conseguenza è il vantaggio tarantino con Cassone. Che però è il wake up bitontino e il secondo troncone. I leoncelli, infatti, per lo meno si svegliano dal torpore e iniziano a giochicchiare. E a fare pure tre reti. Con Alessio Barile direttamente su calcio piazzato, con Antonio Lovascio con tiro da fuori e con la zampata di Dario Orlino. È 3-1 allo stop per il thè caldo.
Nella seconda metà di partita, i padroni di casa si presentano meglio ma giocano sempre al piccolo trotto. È un gatto che dà la caccia al topo. E che riesce a entrare con certa facilità nella difesa avversaria, non più piena zeppa di corazze come all’inizio. E c’è doppietta per Sergio Decillis, lo squillo di Michele De Liso, Gigi Palermo, ancora Lovascio e pure un’autorete.
Poi c’è da pensare ai tabellini. Esordio assoluto per Ottaviani, che ha pure il tempo di parare due tiri liberi – e per il giovanissimo Gianni Muzio. E altre due reti del Castellaneta con Sorino e autogoal di Enrico Verriello.
Ma figuratevi se vanno a turbare i sogni neroverdi e dei loro tifosi. Ben 13 su 15 le vittorie casalinghe in quella che è stata una legge non scritta del “Paolo Borsellino”. Diciassette quelle effettive in Campionato. Sono 53 i punti, sempre effettivi. Chi lo dice? Il campo, unico sovrano nello sport. E ha sempre ragione, pur non essendo fesso.
La Polisportiva di congeda dal Palazzetto amico dopo cinque mesi di onorato servizio. Sabato, giornata numero 29, si andrà ad Andria in uno scontro che sarà da cuori forti.