Nessun
lieto fine per la vicenda Bridgestone. Nei giorni scorsi, 54 dipendenti del
colosso nipponico specializzato nelle produzione degli pneumatici hanno
ricevuto una lettera di licenziamento. I lavoratori, provenienti da Bari e
provincia, vedono così franare ogni speranza per la conservazione del proprio
posto di lavoro, tanto che, per protesta contro la decisione, hanno deciso di incatenarsi ai cancelli dello stabilimento, bloccando anche un tratto di strada. Nei prossimi giorni ci saranno altre mobilitazioni.
Il
calvario della Bridgestone in terra di Bari è iniziato nel 2013. Tre anni di “guerra”
per salvare i posti di lavoro con continui incontri e verifiche ministeriali,
aziendali e locali. Un percorso difficile e a tratti drammatico, fino alla
soluzione con tagli gli esuberi strutturali e il cambio della produzione.
Nel
periodo pre-crisi l’organico era di quasi mille dipendenti: 311 sono stati
incentivati all’esodo, mentre dopo ulteriori trattative i licenziamenti sono
scesi da 66 a 54. Per questi ultimi il triste giorno è dunque arrivato. E così anche
per 54 famiglie, 54 vite.
In
questa storia fa eco l’assenza dello stato che ha prima sedotto con le parole e
poi abbandonato, con i fatti, i lavoratori. Quale futuro per queste famiglie?
Per questi lavoratori? Il nostro augurio è quello di trovare presto una nuova
sistemazione ricordando che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul
lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei
limiti della Costituzione.