Tra Bitonto a Campomaggiore, comune potentino di circa 800 abitanti, c’è un profondo legame. Un legame lungo tre secoli.
Lì, in quel paesino tra il potentino e il materano, a due ore di auto, si volle tentare la realizzazione di una società all’avanguardia per quei tempi (XVIII secolo). Una società caratterizzata da pratiche di convivenza sociale innovative. Si volle realizzare la cosiddetta “Città dell’Utopia”.
Ideatore di tutto ciò fu il conte Teodoro Rendina, la cui storia è fortemente legata a Bitonto. Era figlio di Giuseppe Rendina e della bitontina Teresa Sylos, nonchè marito di Eleonora De Lerma, discendente di un casato bitontino. Egli stesso potrebbe, ma il condizionale è d’obbligo, addirittura essere nato nella nostra città. Un capitolo di storia comune ricordato anche lo scorso 14 luglio, quando Campomaggiore è stata “capitale per un giorno”. È stata, cioè, chiamata a presentarsi e raccontarsi, nell’ambito di un progetto, legato a “Matera capitale europea della cultura 2019”, che vede protagonisti tutti i comuni della Basilicata.
Quella stessa utopia aveva caratterizzato anche l’ingegno e l’impegno di un altro bitontino, il musicista e uomo di cultura settecentesco Antonio Planelli, estensore dello Statuto della real seteria di San Leucio a Caserta.
Di tutto questo si discuterà al prossimo incontro della rassegna “Di venerdì”, organizzata dal Centro Ricerche di Storia e Arte – Bitonto, in occasione del cinquantenario della rivista “Studi bitontini”. Ne parlerà il giornalista Marino Pagano, insieme al sindaco di Campomaggiore Nicola Blasi.
L’appuntamento è venerdì, alle 18.30, al Museo Diocesano.