Per gentile concessione dell’autore Valentino Sgaramella e della Gazzetta del Mezzogiorno.
Qui nasce un piccolo giallo in quanto al Vito Fazzi non sanno nulla di questo ricovero. L’episodio risale a martedì mattina. Una fonte vicina alla famiglia racconta quanto accaduto. Un paziente 87enne da giorni versa in uno stato di sopore ed ha febbre piuttosto elevata. I figli chiamano il 118, visto l’insuccesso delle prime cure. L’ambulanza lo trasporta al pronto soccorso del San Paolo. La prima misura intrapresa è quella di effettuare una Tac che pone in evidenza alcuni segni relativi ad una meningo-encefalite. Si praticano tutti gli esami del caso che conducono alla diagnosi di una forma di meningite. Al pronto soccorso del San Paolo, bocche cucite. La fonte racconta che in quei momenti convulsi si scopre che non ci sono posti disponibili per ricoverare l’anziano paziente negli ospedali viciniori. Si rende urgente il trasferimento al Vito Fazzi di Lecce. Nel nosocomio leccese avrebbero perfezionato la diagnosi in una forma di meningite da virus per la quale la prognosi è migliore rispetto a quella provocata da meningococco, il batterio responsabile della infezione nella maggior parte dei casi. A scopo precauzionale, al pronto soccorso del San Paolo è stata attivata la procedura prevista in questi casi, ossia la profilassi a tutto il personale medico, ai radiologi ed a quello infermieristico giunto in contatto con il paziente. Una profilassi estesa a tutti i componenti della famiglia dell’87enne per evitare contagi. In questi casi, la profilassi antibiotica, particolarmente utile in casi di origine batterica, è del tutto inefficace, trattandosi di un virus riconosciuto come causa dell’infezione. Sono particolarmente a rischio i soggetti anziani e defedati, ossia debilitati per patologie pregresse. Sono esposti tutti i pazienti con scarse difese immunitarie per cause diverse. Le superfici giunte in contatto con il paziente sono state disinfettate con ipoclorito di sodio. I pazienti affetti da meningite, in genere, sono ricoverati in reparti di Neurologia o di Malattie infettive. A questo punto, si apre un piccolo giallo. Al Fazzi dicono di non saperne nulla del paziente e soprattutto che nessuno sarebbe a conoscenza dell’arrivo di un paziente da Bari con questa forma di meningite. Il dott. Anacleto Romano, contattato telefonicamente, dice di non saperne nulla anche perché è impegnato in un congresso. Per questo motivo, afferma che martedì non si trovava in reparto. <<Mi sembra strano che non ci siano posti disponibili a Bari ed inoltre – dice il primario – tra Bari e Lecce la distanza è notevole, in mezzo ci sono Taranto e Brindisi che hanno ospedali con reparti di malattie infettive altamente qualificati>>. Poi una battuta: <<se fosse vero che a Bari non ci sono posti letto disponibili nei reparti di malattie infettive dei vari ospedali mi porrei tanti interrogativi seri>>. Invita a telefonare in reparto, visto che il medico è impegnato in un congresso. Contattati telefonicamente, dal reparto infettivi del Fazzi dicono di non potere rilasciare alcuna dichiarazione. Il direttore generale Asl Bari, Vito Montanaro conferma: <<il paziente con sospetta meningite è stato trasferito al Vito Fazzi di Lecce perché per una diagnosi definitiva serviva una puntura lombare che al pronto soccorso non era praticabile>>.