«L’anno 1889 dalla nascita del Nostro Salvatore, essendo sindaco di questa nostra città di Bitonto il Sig. Avv. Vito Fione, per deliberazione municipale, fu messa mano all’ampliamento del cimitero, per attuare il sistema di inumazione, a scopo di rendere più salutare il luogo ove dovevano essere seppellite le salme di coloro che, giusta l’umana condizione, venivano rapiti alla vita dalla morte. In questa occasione, avvenne che fossero rinvenuti, lungo quella via, molti e molti sepolcri de’ nostri antichi, come Greci che Romani, i quali avevano dapprima popolato queste contrade della Magna Grecia, tra le quali Bitonto».
Riporta così il “Catalogo dei vasi greci e romani estratti il MDCCCLXXXIX dalla Necropoli bitontina posta lungo via Traiana”, documento conservato nel Museo Archeologico De Palo Ungaro, che elenca quel che fu ritrovato oltre 130 anni fa, durante i lavori di ampliamento del cimitero cittadino, che sorge, appunto, laddove, in antichità, si estendeva l’antica necropoli della via Traiana.
Infatti, i recenti rinvenimenti di piazza Caduti del Terrorismo non sono certamente i primi. Sono, anzi, gli ultimi di una lunga serie di ritrovamenti che hanno permesso di apprendere tante preziose informazioni sulle popolazioni che hanno abitato questo territorio tanti secoli fa.
Premessa importante. Da quel lontano 1889, molte cose sono cambiate. A partire dall’evoluzione delle conoscenze storiche che, oggi, ci permettono di smentire l’appartenenza bitontina alla Magna Grecia, nonostante sia un errore in cui tanti, ancora oggi, incappano. Bitonto non fu mai città greca. Fu Peucezia.
Tuttavia, con la Magna Grecia e con Taranto, che fu tra i principali suoi centri propulsori, rapporti culturali e commerciali ci furono eccome. Fino agli eventi bellici che interessarono la Puglia all’inizio del IV secolo a.C., che provocarono il progressivo decadimento cella città ionica, come tradizionale punto di riferimento politico e culturale delle popolazioni indigene. A vantaggio dell’entrata nell’orbita del governo romano. Trasformazioni che provocarono anche cambiamenti nei costumi, riscontrabili nei sarcofaghi riaffiorati e nei loro reperti (armi, monete, urne, vasi e oggetti vari).
Ne parla Ada Riccardi in “Gli antichi Peucezi a Bitonto – Documenti ed immagini della necropoli di via Traiana”, edito nel 2003 e primo catalogo del Museo Archeologico De Palo Ungaro. Il volume illustra tutto quel che fu ritrovato nelle tante sepolture ritrovate, specialmente a partire dal 1980: «Si sono susseguiti, fra la fine del ‘700 e il secolo scorso, numerosi rinvenimenti di tombe. Per molti di essi, tuttavia, non disponiamo che di scarse notizie, relative al tipo o al numero dei reperti recuperati, peraltro in gran parte dispersi. Le modalità stesse secondo cui, a suo tempo, venivano effettuati tali recuperi, nella totale assenza di metodologie scientifiche di scavo, impediscono la completa conoscenza della necropoli nel suo divenire».
Delle decine e decine di tombe che sono state rinvenute, inoltre, tante erano state, nei secoli, già trafugate. Solo a partire dagli anni ’80 è stato possibile condurre delle indagini preventive più approfondite ed estese, in una zona di forte espansione urbana e, dunque, interessata da intensa attività edilizia. Solamente negli anni presi in esame, 75 furono le sepolture rinvenute, di cui 21 già depredate. Tombe databili tra VI e II secolo a.C: «La presenza a Bitonto di un considerevole numero di sepolture relative a questa fase, concentrate nell’ambito di un’unica necropoli, si configura come un caso singolare, di certo indice dell’esistenza di una comunità umana stabilmente insediata nella zona».
Affermazione confermata dai resti di un insediamento peucezio che, tra il ’90 e il ’91, furono ritrovati in via Plinio il Vecchio. Del resto, da quel che è noto degli usi comuni a tutta la civiltà Japigia, la società dei vivi era attigua alla comunità dei morti.
Dai numerosi ritrovamenti, spiega ancora Riccardi, «si è giunti ad acquisire, assieme ad una considerevole quantità di reperti, numerosi dati di carattere storico e topografico, che consentono di seguire lo sviluppo della necropoli antica nel corso di oltre quattro secoli e, di riflesso, l’evolversi dei gruppi umani a cui va riferita».
Ulteriori rinvenimenti, risalenti ai secoli V e VI a.C., ci furono negli anni 2000 e portarono ad un arricchimento del Museo De Palo Ungaro. Ne parla, ancora una volta, Ada Riccardi in un secondo volume, dal titolo “Donne e guerrieri da Ruvo a Bitonto – Le scoperte del III millennio” (2008), illustrando come tutto ciò contribuisca ad arricchire le conoscenze su rituali funerari, produzioni artigianali, scambi culturali e commerciali.
Tra gli ultimi ritrovamenti, prima dei recenti di piazza Caduti del Terrorismo, quelli del 2011 in via Imperatore Antonino, dove l’abbattimento di un palazzo fece riaffiorare delle sepolture a sarcofago databili tra il V e il IV secolo a.C.