Nella notte tra il 14 e il 15 agosto scorso, mentre l’ondata di maltempo si riversava su tutto il Sud Italia, rovinando il Ferragosto a tantissimi cittadini, un fulmine colpì, con tutta la sua potenza, il cornicione della chiesa di Santa Lucia Filippini, annessa all’istituto Sacro Cuore, su via Carlo Rosa, provocando il distaccamento di lastroni di pietra e la loro caduta per strada, per fortuna senza ferire nessuno.
L’episodio non è stato certo il primo che ha visto un fulmine colpire e danneggiare edifici o monumenti a Bitonto. Nel 1957, infatti, l’obelisco carolino che oggi si erge davanti alla Basilica dei Santi Medici (all’epoca inesistente, la sua costruzione iniziò solo nel 1960, lì dove prima sorgeva la cappella della Madonna della Pietà) fu l’obiettivo di un potente fulmine che ridusse in frantumi l’epigrafe del basamento posta sul lato che guarda verso via Repubblica.
«Ho ancora impressa nella mia mente l’immagine dell’obelisco danneggiato. Per molto tempo rimase in quelle condizioni, prima di essere restaurato» ricorda Domenico, un signore che, da ragazzino, passava spesso da lì per recarsi a piedi, insieme al padre, nei loro fondi nella campagna lungo la via per Giovinazzo.
Quel restauro fu l’ultimo ad interessare la struttura dopo quelli precedenti del 1861 e del 1928, come riporta uno scritto di Antonio Castellano.
L’epigrafe originale, totalmente distrutta, fu trasportata nell’attuale Biblioteca Rogadeo, mentre il testo fu rinnovato nella nuova epigrafe. Ancora oggi la lastra originale è conservata lì, in un atrio esterno, esposta alle intemperie che, in 60 anni, l’hanno rovinata ancor di più. Ancora oggi è possibile leggere parti dell’iscrizione ricopiata nella pietra sostitutiva. Nessun progetto di restauro o di ricollocamento è stato ancora pensato, per sottrarre quel reperto al suo destino. Giace lì, abbandonato, e spesso chi oggi frequenta la Biblioteca neanche è a conoscenza della sua origine.