Dall’Associazione Architetti Bitontini riceviamo e pubblichiamo.
“Qualche giorno fa il sindaco Michele Abbaticchio annunciava l’avvio del progetto di riqualificazione di piazza Caduti del Terrorismo, finanziato con Fondi del (cosiddetto) “Patto città-campagna”, uno strumento previsto dal Piano Paesaggistico della Regione Puglia.
Il progetto di riqualificazione della piazza, importante nodo urbanistico della città, è un progetto circolato già diverso tempo fa: esso era frutto dell’iniziativa di una lista civica collegata all’amministrazione che, dopo aver coinvolto in qualche maniera la comunità dei residenti, ne aveva affidato la redazione ad un gruppo di progettisti di riferimento.
Senza contestare il valore propositivo e positivo dell’iniziativa politica, quello che ancora una volta non convince è il percorso attraverso cui si va dallo slancio propositivo, alla definizione degli interventi pubblici da realizzare.
Questo ennesimo coup de théâtre dell’amministrazione sollecita una serie di riflessioni incrociate.
Nel suo annuncio, il sindaco ha spiegato che il progetto ammesso a finanziamento è comunque da intendersi come una sorta di preliminare, rispetto a cui sarà possibile, grazie alle attività dell’Urban Center introdurre modifiche e migliorie. Ciò non toglie, però, che proprio in virtù del finanziamento, la destinazione e la funzione di questo pezzo di città siano state comunque già decise, visto che nell’annuncio di Abbaticchio si parla chiaramente di “hub del percorso di collegamento tra i parchi Lama Balice ed Alta Murgia”. In assenza, ancora una volta, di quella visione organica che dovrebbe essere partorita dal lavoro dell’Urban Center e che dovrebbe portare prioritariamente alla redazione del nuovo piano urbanistico generale.
Fra l’altro, in attesa di definire meglio il progetto, spendendo una somma di 38.000 euro, si è dato avvio a una serie di lavori, già dichiarati provvisori e dunque destinati allo smantellamento, finalizzati alla sistemazione della viabilità secondo uno schema che è quello contenuto nel succitato progetto. Già questo aspetto basterebbe a sollevare dei dubbi. Ma le nostre riflessioni vogliono essere altre.
La prima riguarda proprio il tema del “Patto città-campagna”. Esso rientra negli scenari strategici individuati dal PPTR (Piano Paesaggistico Regionale) ed è un vero e proprio progetto territoriale che ha enormi risvolti sul piano della trasformazione fisica del territorio e della città. Un argomento, dunque, di sicuro interesse per la nostra categoria. Sebbene il sindaco già da tempo ne faccia accenno, ad oggi l’amministrazione non ha promosso alcun incontro per spiegare alla cittadinanza, ma soprattutto agli addetti ai lavori e ai soggetti che potenzialmente possono contribuire con proposte e suggerimenti, di cosa si tratti. Non sappiamo nulla, dunque, di quali siano le sue linee strategiche rispetto al Patto. Eppure è già spuntato il primo progetto operativo, basato su un’ipotesi sfornata da una compagine vicina all’amministrazione.
Se questo sarà l’approccio alle opportunità offerte dal Patto, esso appare quanto meno stridente con la missione dell’Urban Center che, nelle intenzioni, mira a promuovere la massima condivisione e partecipazione di cittadini ed addetti ai lavori. Registriamo dunque un primo segnale di schizofrenia fra gli “annunci” e quello che avviene sul campo.
Tornando invece al progetto della piazza Caduti del Terrorismo, se è vero, come l’assessore Parisi ha recentemente chiarito, che l’Urban Center non è deputato ad elaborare progetti di dettaglio, in cosa si sostanzierà esattamente la sua azione? Questo significa forse che finalmente verrà indetto un concorso per affidare le successive fasi della progettazione? Magari con una commissione giudicatrice dove, questa volta sì (!), auspicheremmo la presenza di autorevoli rappresentanti del mondo accademico? Magari!
In merito alla genesi dell’ipotesi progettuale di riqualificazione della piazza, un approfondimento merita il tema della “partecipazione”. Così declinato, esso sembrerebbe significare che è sufficiente coinvolgere un centinaio di cittadini interessati per avere automaticamente la garanzia che l’unica risposta elaborata, sarà il miglior progetto possibile. Soprattutto quando si parla di “pezzi importanti” della città, la nostra idea è sempre la stessa e la ripeteremo fino alla noia: per tentare di innalzare il livello di qualità degli interventi è necessario, da un lato inquadrare questi in una visione d’insieme della città, dall’altro ricorrere agli strumenti che il legislatore ha all’uopo previsto, ovvero concorsi di idee e di progettazione. Questo si tradurrebbe in una reale opportunità offerta democraticamente a tutti, soprattutto ai giovani architetti.
Pertanto, si pone la domanda: a chi giova tutto questo?”