Che Giacomo Pettinicchio sia un “professore”, un maestro di calcio,
lo si è visto già dall’allenamento di ieri.
Era il
primo approccio neroverde.
Curioso vederlo, circondato da una calma
serafica tipica di chi sa il fatto suo, mentre ripeteva a capitan
Modesto e compagni come impostare le azioni offensive, difensive e il
comportamento da avere anche nel rinvio del portiere.
E non
è un caso, allora, che il presidente Paolo Lapalombella e la
dirigenza si siano affidati a lui, tarantino di nascita e una
lunghissima carriera di allenatore tra Massafra, Grottaglie, Nardò,
Fasano, Trani e Taranto, per risollevare le sorti del leone
neroverde. Ferito sì – dalla classifica si intende – ma non per
questo disposto ad alzare bandiera bianca.
E che
oggi pomeriggio è impegnato nella delicata trasferta di Mola, prima
gara del girone di ritorno e ultima di un 2015 da dimenticare in
fretta. Senza gli squalificati Rana e Rubini e gli infortunati
Pignatta e Cannone.
«Nessuno
ha la bacchetta magica – esordisce
il neo allenatore – perché bisogna solo lavorare. Siamo
in ritardo e dobbiamo recuperare, ma per farlo serve la
collaborazione di tutti. Un buon mister ottiene risultati se i
giocatori si mettono a disposizione. La squadra? Ha un potenziale
importante, nomi di un certo prestigio e merita ben altre posizioni.La dirigenza giustamente punta ad arrivare ai playoff, ma adesso
dobbiamo guardare in faccia la realtà: siamo indietro e si deve
invertire la rotta. Ma serve anche tanta pazienza».
Pettinicchio
al posto di Modesto, dunque.
Il
navigato, l’esperto al posto di un giovane condottiero forse ancora
“acerbo”, ma che non era uno sprovveduto.
E
che ha pagato a caro prezzo situazioni sfavorevoli.
Che
colpa poteva avere un allenatore se gli attaccanti sprecano occasioni
colossali davanti alla porta? Cosa poteva fare dinanzi a continui
infortuni che snaturavano i tratti somatici della sua creatura?
Il
giovane Francesco, in realtà, ha pagato la dura e meschina regola
del calcio. A comandare sono soltanto i risultati.
Con
il suo esonero viene meno il progetto “bitontino” partorito in
estate? «Assolutamente no – rispondeVincenzo Cariello, direttore generale neroverde – continua
perché abbiamo ancora tanta fiducia di poter fare bene, anche senza
un bitontino in panchina».