Imparare a scuola un corretto stile di vita. Attraverso lo sport,
l’attività motoria ed una sana alimentazione.
Mercoledì scorso, presso il Teatro Traetta, si è svolta la conferenza
finale di esposizione dei dati triennali del progetto “Salute, Sport, Ambiente”, avviato in forma sperimentale nell’anno
scolastico 2010/11 con gli alunni della quinte classi delle scuole primarie di
Bitonto, Palombaio e Mariotto, e poi allargato per il triennio 2011-2014 agli
alunni anche di 3^ e 4^.
Il progetto ha visto coinvolto diverse associazioni sportive, come l’ASD LiM (Laureati in Movimento), l’Omnia Golf, l’Omnia Rugby, l’ASD Volley
Bitonto, l’Olimpia Torrione, l’ASD Karate Club, la Dance Emotion, la Virtus Bitonto, la Velosprint,
la Polisportiva Elos e il Panathlon Molfetta.
Numerosi gli interventi durante l’incontro moderato dalla giornalista del
“dabitonto.com”, Viviana Minervini. Ad aprire i lavori il sindaco Michele Abbaticchio. «Il progetto rappresenta il filo conduttore
della nostra filosofia nell’ambito scolastico: l’importanza dello sport ed il
recupero dalla strada dei ragazzi, attraverso l’insegnamento delle regole, la
buona salute, la corretta alimentazione ed il rispetto degli altri. Lo sport e
la scuola devono essere visti come volano del contesto sociale cittadino, e in
quest’ottica rientrano l’impegno dei ragazzi per “Cortili Aperti” o il coinvolgimento dei bambini di Piazza Cattedrale nel progetto sociale
dell’Omnia Bitonto».
Sull’importanza ed il valore dello sport si concentra anche l’assessore al
ramo, Domenico Nacci. «Lo sport è educazione, passione e
divertimento. Si tratta di un progetto vincente, nato dalla precedente
amministrazione e che noi abbiamo sostenuto perché positivo. Importante
l’apertura a nuove discipline e nuovi soggetti rispetto al 2010. Stiamo
pensando di estendere l’educazione
motoria dalle prime alle quinte classi stanziando un capitolo si pensa a
bilancio prima di un eventuale finanziamento del Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca (MIUR)».
Chiusi i saluti istituzionali, spazio ai numerosi relatori.
Per Marino Pellico, coordinatore
regionale di “Educazione Motoria, Fisica e Sportiva”, «è il momento di mettere a sistema le buone pratiche ma servono
risorse. Basta con la sperimentazione. I bambini realmente non giocano, noi
dobbiamo capire come farli giocare e per questo bisogna investire nel suo
benessere, potenziando l’educazione fisica nelle scuole primarie».
Secondo Graziello Schiraldi,
medico dello sport e coordinatore del progetto “Salute Sport Ambiente”, «la medicina dello sport è una forma di
educazione alla salute, il mezzo più efficace, economico e veloce per prevenire
patologie e garantire la buona salute. Il movimento è lo specchio delle
caratteristiche psicofisiche e dell’espressione di un ragazzo. Un bambino
lasciato solo non da nessuna parte, ci vuole una guida che consideri le sue
motivazioni e le sue capacità. Per questo c’è stato il coinvolgimento di una
equipe specializzata tra enti scolastici, associazioni sportive, strutture
mediche e le stesse famiglie».
Sull’analisi dell’efficienza motoria degli alunni coinvolti nel progetto ha
parlato Giuseppe Sannicandro,
presidente ASD LiM (Laureati in Movimento). «La valutazione dell’efficienza motoria è stata necessaria per
sviluppare una base per le successive azioni educative. È stata realizzata
attraverso testi di monitoraggio e test grosso-motori, ovvero sei prove (sulle
dodici realmente previste) che valutano la funzionalità grosso-motoria dai 3
agli 11 anni, tramite test di locomozione e test di controllo di oggetti ed
attrezzi. È emerso che un miglioramento c’è stato ma al di sotto delle
aspettative, il bagaglio motorio dei bambini è ancora molto povero. C’è poca
attività motoria e sportiva nel tempo libero, si dovrebbero realizzare
interventi a partire dalla scuola dell’infanzia e non più solo dalla terza
elementare».
Sempre nell’ambito dell’ASD LiM, l’esperta Rosaria Rapio ha sottoposto i ragazzi ad un questionario utile per
conoscere le abitudini alimentari e motorie e il modus operandi dei bambini. «I dati emersi vedono scarsa attività
fisica, troppa televisione e cattiva alimentazione, tutti aspetti che causano
l’obesità – ha spiegato la Rapio –. Inoltre
abbiamo notato come tra gli sport più praticati ci sono il calcio per i
maschietti e la danza per le donne, mentre tra gli sport che si vorrebbero
praticare emerge l’hockey per i maschietti, forse per curiosità o per ricercare
qualcosa di più soddisfacente e che manca nel nostro territorio, ed il
pattinaggio per le femminucce».
Sul ruolo dei pediatri di famiglia nella prevenzione dell’obesità si è
concentrato Ermanno Praitano,
presidente regionale della Società Italiana Pediatria. «L’obesità riguarda oggi il 36% dei ragazzi. Una delle prime cause è
costituita dal saltare la prima colazione – ha osservato –. Il pediatra deve fare scuola di nutrizione
sin da subito coi bambini. La percentuale di bambini che fa attività fisica è
in aumento ma tra gli adolescenti si abbandona troppo lo sport, a causa delle
difficoltà economiche, degli stili di vita diversi e devianti, come l’eccessiva
invasione delle tecnologie nelle nostre vite».
Più tecnica è stata la relazione di Rosanna
Lobasso, dirignete medico ASL BA Ambulatorio di Pediatria, sui dati
antropometrici dei bambini in età scolare e l’individuazione degli stili di
vita nella popolazione scolastica.
«Nel primo anno di studio su 104 bambini
ben 79 erano in sotto o normopeso; 11 in sovrappeso e 12 obesi. Nel secondo
anno del progetto, che ha coinvolto le frazioni, il numero dei sovrappesi ed
obesi cresce lievemente perché nelle zona lontane dal centro si possono incontrare
più situazioni di sovrappeso. La non corrette abitudini giornaliere dei bambini
dipende anche dal confronto generazionale, di conflitto visti gli stili d vita
errati e le sequenze temporali differenti nell’arco della giornata».
«Per combattere l’obesità è importante
la componente socio-assistenziale e sempre più sinergia tra scuola e ASL – spiega Silvana Melli,
direttore sanitario della ASL Bari –. Lo sport
nella scuola dovrebbe entrare nel programma curriculare. Credo molto nella
relazione tra scuola e ASL, attraverso i suoi investimenti».
Sui rischi futuri dell’obesità infantile si è soffermato Luciano Cavallo, presidente della
clinica Trambusti. «I genitori
statisticamente non riconoscono l’obesità dei propri figli e la giusta attività
fisica da loro svolta. Con lo sviluppo puberale non ci sono grossi cambiamenti
e gli obesi restano tali. L’obesità dipende anche dalla condizione dei
genitori, tanto da portarsi dietro la situazione di obesità anche da adulti, e
dai nonni: il cibo non deve essere una ricompensa e bisogna programmare
l’attività fisica. L’obesità non è solo un fatto estetico ma aumenta la
percentuale di possibilità di morte perché interessa tutti gli organi e gli
apparati, provoca patologie, incide su tiroide, reflusso gastro-esofageo. Ed
oggi si parla anche di diabesità,
ovvero l’obesità che porta al diabete».
Le conclusioni sono affidate all’ex senatore, Giovanni Procacci. «Col mio
ruolo nel Partito Democratico regionale su Scuola ed Università posso incidere
sul come la scuola deve affrontare oggi i problemi della società – ha
ricordato l’esponente piddino –. Dobbiamo
ripartire da uno scenario cambiato e che ha modificato gli stili vita, dobbiamo
recuperare il movimento, che è respirare aria, l’attività motoria e
relazionale. Stare per strada oggi è pericoloso, le famiglie restano chiuse in
casa nelal loro intimità senza persino conoscere il vicino di casa. Bisogna
tenere alta per questa l’umanizzazione, l’educazione e l‘attività umana».