Partito distrutto. Potrebbe essere benissimo il nuovo
nome del Pd, perchè se guardiamo alla cronaca politica di questi ultimi giorni,
non possiamo non notare come il Partito Democratico sia il primo grande
perdente, dopo la politica nel complesso.
Dopo la debole vittoria alle elezioni
politiche, una serie di sconfitte ed umiliazioni hanno messo in serio pericolo
la tenuta del partito, riaccendendo i contrasti tra le diverse anime dello stesso.
Nelle consultazioni per il capo dello Stato, il Pd è riuscito a tirare
in ballo, per poi affossarli, due dei suoi padri fondatori: Marini e Prodi. Esito
che ha portato il segretario Pierluigi Bersani a dimettersi, seguito dal
presidente del partito Rosy Bindi.
Grande sconcerto, ovviamente, regna nelle sezioni dove non pochi forse a stento
celano la volontà di interrompere l’esperienza nata nel 2008.
A Bitonto, a
dimostrazione del caos che regna nel Pd, è stato affisso, all’esterno della Peskara,
uno striscione con la scritta “La base non si arrende. Il Pd siamo noi”,
firmato dai giovani democratici.
E’ stato un fallimento? Cosa ha generato questa situazione? Quali saranno le
conseguenze?
Lo abbiamo chiesto al segretario locale Biagio Vaccaro e a Giuseppe Rossiello e
Giovanni Procacci, storici esponenti delle due anime fondatrici.
“Da Napolitano una grande risposta,
nonostante la sua rielezione sia un brutto segno per il Paese e per la
politica, incapace di andare avanti – è il commento di Procacci, da sempre
molto vicino a Prodi e per questo rammaricato per la figura riservatagli – La cosa indegna è che su Prodi i
parlamentari Pd erano apparentemente tutti entusiasti. Ma poi nel segreto delle
urne molti di essi hanno tradito. Bisogna ammettere che il partito esce
malissimo. Certamente con Bersani va via gran parte della classe dirigente.
Dobbiamo ricominciare da capo e cambiare pagina, partendo dalle giovani leve.
E’ mancato il rapporto con la base, fondamento del Pd”.
L’ex senatore non risparmia stoccate a Grillo: “Se avesse voluto la convergenza avrebbe potuto dare l’assenso su Prodi,
presente nella rosa di nomi fatta dagli utenti del suo blog. Ciò dimostra che
nel M5s c’è una democrazia solo apparente”. E su Renzi: “Se avesse vinto, non avremmo avuto questa
situazione che ci porterà inevitabilmente al voto”.
“Mai capitato
nella mia vita politica di trascorrere tre giorni così neri e senza speranza”,
è invece il commento di Rossiello che parla di “elezione nata male, gestita peggio e finita malissimo”.
“La causa è il non aver trovato un
metodo, che doveva essere suggerito dalla capacità di unire e dalle competenze
costituzionali ed istituzionali – evidenzia, giudicando pesantemente i
parlamentari del partito – Hanno espresso
imbecillità e infamia. Imbecillità perché in politica serve un cursus honorum e
Marini e Prodi ne sono dotati. Infamia perché non si può prima applaudire a
Prodi e poi fare i franchi tiratori”.
Anche la candidatura di Rodotà è stata gestita male dai
proponenti, secondo l’ex deputato: “In
politica dialogo e sintesi sono necessari e non significano inciucio. Sarebbe
andata bene la loro proposta se fatta in un’ottica di condivisione”.
Più che di fallimento Rossiello preferisce parlare di “spia che lascia intravedere una pericolosa deriva per il pd, in assenza
di una chiara identità e di un progetto condiviso”. Ed è da qui che
necessita ripartire per Rossiello, che accusa :”Finchè Bersani e Renzi hanno lavorato insieme sintonia e prospettive
c’erano. Quanto tutto ciò è venuto a mancare c’è stata una frana che ha
travolto tutti”.
Di “grandissimo
fallimento per la classe dirigente del partito” parla Vaccaro, critico
verso “chi ha prima applaudito e poi
votato contro” e verso “la mancanza
di dialettica e condivisione” che ha preceduto la candidatura di Rodotà.”In questi giorni è emerso l’antico problema
della presenza di correnti che non rispondono al partito ma a pochi uomini– aggiunge il segretario, che accusa Renzi di essere tra coloro che hanno messo
su correnti interne – Spero che a breve
ci sia un congresso in cui si faccia chiarezza e in cui tutti possano esprimere
la propria linea di partito”.
“La colpa di Bersani e dei segretari a
tutti i livelli è l’aver perso quella capacità di unire tutti – conclude
Vaccaro, aggiungendo – E’ il momento di
dare una linfa nuova e una visione di partito differente affinchè il Pd rinasca
dalle ceneri”.