Il bambino è capace di comunicare i propri
desideri e bisogni utilizzando una varietà di gesti e vocalizzi. Fin dai primi
mesi di vita l’interazione faccia a faccia tra il bambino e la madre appare
caratterizzata da sincronia, contingenza, coordinazione e alternanza di turni.
Questa è la fase della comunicazione
preintenzionale, in cui il bambino viene trattato come partner comunicativo
dall’adulto ma non è ancora tale in forma intenzionale.
La comunicazione intenzionale compare verso la fine del primo anno di vita (9-10
mesi circa) e rappresenta la tappa davvero cruciale dello sviluppo comunicativo
del bambino. Il sorriso sociale nei primi tre mesi serve a comunicare qualcosa
all’adulto; Dai 3 mesi il sorriso del bambino diventa una risposta sociale selettiva
in quanto viene rivolto preferenzialmente alle persone familiari piuttosto che
agli estranei e si sincronizza con il sorriso del genitore o dell’adulto
familiare.
Suoni, vocalizzi
e lallazione: nelle prime due tre settimana di vita il neonato produce soltanto
suoni di natura vegetativa e suoni legati al pianto, man mano i suoni aumentano
e si differenziano fino ad arrivare ai 6-7 mesi, quando compare la lallazione canonica: il bambino produce
sequenze consonante-vocale (CV, CVCV). Verso i 10-12 mesi la maggior parte dei
bambini produce strutture sillabiche complesse e lunghe che caratterizzano la
cosiddetta lallazione variata. Sempre a questa età compaiono i primi suoni
simili a parole che, pur avendo una forma fonetica identica, assumono un
significato specifico quando vengono utilizzate consistentemente in determinati
contesti. Presto il bambino impara ad imitare, pur con errori, qualsiasi parola
di due o più sillabe.
Gesti comunicativi: tra i 9 ei 12 mesi
di vita, il bambino comincia ad utilizzare gesti come mostrare, offrire e dare.
Essi che si riferiscono ad un oggetto/evento esterno, che tuttavia si ricava
esclusivamente osservando il contesto. A partire dai 12 mesi circa, fanno la
loro comparsa i gesti referenziali o
rappresentativi. Questi non soltanto esprimono un’intenzione comunicativa ma
rappresentano anche un referente specifico, il significato dei gesti
referenziali non varia in conseguenza del variare del contesto. Questi gesti
nascono per lo più all’interno di routine sociali o di giochi con l’adulto e
vengono appresi prevalentemente per imitazione. Nello stesso periodo, compaiono
le prime parole anch’esse molto legate al contesto. Nello sviluppo lessicale si
distinguono due fasi durante il secondo anno di vita. Nella fase iniziale (12-16
mesi) l’ampiezza del vocabolario si attesta in media sulle 60 parole. La fase
successiva (17-24 mesi) si caratterizza per una maggiore rapidità
nell’acquisire nuove parole e può assumere la forma di una esplosione del vocabolario. La maggior parte
degli studiosi ritiene che l’esplosione
del vocabolario non sia una tappa universale. Cari lettori se dovessero esserci
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