Il
boom risale senza dubbio a 6-7 anni fa, quando dopo una folgorante diffusione
internazionale i giochi di strategia raggiungono anche (persino) il profondo
sud italiano, ma la tendenza è tutt’altro che esaurita e le nuove forme
dell’intrattenimento ludico continuano a raccogliere proseliti tra giovani e
giovanissimi proponendosi come valida e talvolta più costruttiva alternativa
alla mania dei videogame. E in realtà di anno ne è passato qualcuno di più, da
quel lontano 1991 incui un brillante giovanotto di nome Richard Garfield proponeva alla Wizard of the Coast di Peter Adkison la
produzione di un gioco da tavolo composto da “carte collezionabili”: era il
capostipite di quello che diventerà un genere di hobby tutto nuovo, e il gioco
si chiamava Magic: the Gathering, che
appassionerà negli anni a seguire
milioni di ragazzi in tutto il mondo, risultando ancora oggi tra i più diffusi
giochi di carte in assoluto. Ispirati dal canovaccio concettuale di Magic vedevano la luce nel 1996 i due principali contendenti, Pokemon (Pocket-Monsters),
ideato dal giapponese Satoshi Tajiri e concepito inizialmente come videogame
per la Nintendo,
e l’ormai celeberrimo Yu-Gi-Oh! (Re-dei-giochi), creato dal fumettista
Kazuki Takahashi, a cui oggi spetta di diritto la palma per il card-game più diffuso tra i giovanissimi.
“Il
successo del collectible card-game è
senz’altro da imputare ad una concomitanza di fattori”, spiega Francesco Lodispoto, esperto del settore e
responsabile dei tornei Yu-gi-oh! e Pokemon League presso diverse associazioni
culturali: “innanzitutto una forte componente di socialità e relazionalità, che
manca non sempre ma molto spesso ai videogiochi; in secondo luogo, il
sofisticato sistema organizzativo e commerciale che sta a monte, fatto di merchandising, gadget, accessori che
alimentano curiosità ed interesse nei confronti del settore; e soprattutto il
fattore mass-mediatico, che a partire dai cartoni animati ispirati a questi
giochi creano un territorio di condivisione molto vasto, rendendo i personaggi
ed i meccanismi subito familiari anche a chi si avvicina per la prima volta ad
un gioco di strategia. ”
Sull’entusiasmo
suscitato da questi importanti precursori sono poi stati lanciati nel corso
degli anni moltissimi nuovi giochi di carte, ispirati molto spesso a grandi
successi televisivi ed editoriali (Naruto, One Piece etc. ), che tuttavia non
sempre hanno raccolto il favore del pubblico.
“L’elemento
mediatico è un fattore senz’altro trainante, ma non determinante” spiega
Francesco; “solo quando i meccanismi delle sfide e dei tornei sono divertenti e
ben progettati il gioco può resistere sulla lunga distanza; per fare un
esempio,Yu-gi-oh! è basato su un
sistema per cui il mazzo di carte che possiedo oggi mi consentirà di giocare
ancora tra qualche anno, mentre giochi come Pokemono Magic: The Gathering esigono un
aggiornamento più costante e quindi spesso più dispendioso”.
Un
concetto ludico giovanissimo eppure in linea con gli intrattenimenti più
tradizionali, una evoluzione dei giochi da tavolo più vicina al Risiko! o agli scacchi che non alle
ultime mode in tema di consolle e videogame; una maniera per fare nuove
conoscenze ed amicizie, ma anche un passatempo competitivo e stimolante, se è vero che i tornei internazionali possono
contare su montepremi che si aggirano intorno al milione di dollari.
Sane
opportunità di confronto ed agonismo, che per i più assidui ed esperti possono
trasformarsi nell’ occasione di viaggiare e fare nuove esperienze, e che ha tra
l’altro portato negli ultimi due anni a due bitontini il titolo nazionale Lega Pokèmon e la possibilità di sfidare
i loro avversari in giro per il globo per il titolo mondiale.
La
finale dei mondiali Yu-gi-oh! 2012
http://www.youtube.com/watch?v=O2uLPp2klOg