Dal consigliere comunale Franco Natilla (I Riformisti – Fronte del Lavoro) riceviamo e pubblichiamo:
In merito all’intervento diffuso dalla società GDR Solare Srl, relativa al progetto fotovoltaico realizzato in località Pozzo delle Grue, ritengo doveroso esprimere alcune precisazioni, a tutela del territorio, della cittadinanza e della verità dei fatti.
La nota dell’azienda francese offre una lettura decisamente autoreferenziale e parziale dell’intervento, evitando accuratamente di affrontare i profondi risvolti negativi che questo ha avuto sul paesaggio, sull’identità storica e agricola di Bitonto, e sul metodo con cui si è giunti alla sua approvazione.
Il territorio non è un alibi
Presentare l’area interessata come “zona industriale” o “abbandonata” è una forzatura: parliamo di 15 ettari di uliveto produttivo, con circa 2000 alberi – molti dei quali in piena salute e di alto valore – estirpati per far posto a pannelli fotovoltaici.
Non era una zona degradata, ma un paesaggio agricolo vivo, tipico della nostra tradizione e legato alla produzione dell’olio Cima di Bitonto DOP, le cui qualità organolettiche sono riconosciute a livello scientifico internazionale. Parliamo di un patrimonio che non è solo agricolo, ma anche culturale ed economico, e che rappresenta un’eccellenza del nostro territorio nel mondo.
L’iter autorizzativo non è sinonimo di buone scelte
È vero che l’impianto ha ottenuto un’Autorizzazione Unica, ma ciò non basta a legittimare l’intervento dal punto di vista etico, paesaggistico e sociale. L’assenza totale di un confronto pubblico, la mancata partecipazione delle organizzazioni agricole e il silenzio dell’Amministrazione comunale rappresentano una grave mancanza di trasparenza.
Reimpianti non equivalgono a tutela
L’azienda parla di 2400 ulivi ripiantati in sostituzione dei 1600 espiantati. Ma il paesaggio non è una somma aritmetica di alberi: è un ecosistema complesso, fatto di storia, cultura, biodiversità e armonia. Sradicare un uliveto secolare per rimpiazzarlo con giovani piante, magari in un’altra area, non compensa il danno ambientale né ripristina il valore identitario perduto.
Quale modello di transizione?
La transizione ecologica non può essere un paravento per interventi calati dall’alto, in nome di una presunta sostenibilità che non ascolta i territori. L’energia pulita è fondamentale, ma non può essere perseguita sacrificando il paesaggio e senza un serio coinvolgimento della cittadinanza.
Per questo, chiediamo ancora una volta chiarezza e trasparenza:
• Sono state concesse altre autorizzazioni per impianti simili?
• Esiste un piano energetico che riguarda il territorio comunale?
• Perché di tutto ciò non si discute pubblicamente in Consiglio Comunale?
Bitonto ha bisogno di una pianificazione urbanistica moderna e partecipata.
Serve un nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG) che metta al centro la sostenibilità vera, non quella di facciata.