“Dietro un grande uomo c’è una grande donna” diceva Virginia Woolf, allo stesso modo potremmo dire che dietro un grande personaggio politico o della società civile c’è un potente segretario particolare.
Il più famoso è stato Antonio Tatò di Berlinguer. Vincenza Enea era l’ombra di Andreotti e “Marinella” (Brambilla) di Silvio Berlusconi. Matteo Renzi aveva chiamato da Firenze il suo “Franchino” Bellucci mentre Mario Monti aveva “Betty” Olivi. Con Draghi la segretaria era un cognome “la Ciorra” (Mariagrazia). Solo alla Scurti è riuscito l’inedito della Repubblica: elevarsi da segretaria, a capo di gabinetto, madre, sorella, consigliera, ambasciatrice della Presidente Meloni.
La segreteria particolare non è la stanza dei bottoni, come il classico ufficio di gabinetto, ma è il luogo in cui confluisce la corrispondenza privata, in cui viene gestita l’agenda particolare, in cui vengono filtrate le relazioni esterne. Tutto è secretato al suo interno, con il capo segreteria che assurge al ruolo di custode del tempio.
Si possono scrivere libri e libri su segretari e politica. Uno di questi è stato da poco pubblicato, dal titolo “Un monumento di carta. La segreteria particolare del Duce 1922-1943”, di Giovanni De Luna e Linda Giuva.
Quando Nicola De Cesare, l’ultimo segretario particolare di Mussolini, uscì con lui da Palazzo Venezia per accompagnarlo a Villa Savona, non sapeva che sarebbe stato arrestato con il Duce e non avrebbe fatto più ritorno nella sua stanza. Lasciò quindi sulla sua scrivania molti documenti riservati che contenevano informazioni compromettenti, del tipo richieste di raccomandazioni, controllo sulla corrispondenza dei parenti del Duce, inchieste sui comportamenti scorretti di funzionari civili e militari.
Attraverso stralci di lettere provenienti dall’Archivio centrale dello Stato, gli autori ricostruiscono le mille facce del mito del duce durante il ventennio: il leader carismatico e infallibile, la figura paterna, l’uomo di umili origini, che non fa mai mancare una parola di conforto, di ringraziamento, di aiuto a chi si rivolge a lui.
A Mussolini arrivava una valanga di posta e lui siglava le lettere meritevoli di attenzione, decideva cosa fare delle suppliche inviategli, sceglieva a chi mandare le sue foto.
C’è da chiedersi come facesse ad occuparsi di tutto, come riuscisse a conciliare i molteplici impegni di governo con la banale quotidianità di cui erano intrise le suppliche ricevute: vedove con famiglie numerose, uomini che avevano perso il lavoro, donne a cui mancava il corredo nuziale, bambini che non potevano andare a scuola per la mancanza di libri o di scarpe.
In Italia con il fascismo le masse entrarono nella storia, applaudivano i discorsi del Duce nelle piazze, lo aspettavano per ore lungo i tragitti ferroviari nei suoi viaggi su e giù per la penisola, andarono a morire per lui fino in Russia ed in Africa. Ma quelle masse erano composte da individui. Di loro, delle loro beghe, dei loro affanni, delle loro aspirazioni si interessò la segreteria particolare intessendo un rapporto personale che li convinse della virtuale presenza del Duce in ogni aspetto di vita privata.
(rubrica a cura di Gaetano Tufariello – immagine picclick.it )