Il 1999 segno una svolta nell’economia dell’Italia e di tutta l’Unione Europea. Fu, infatti, l’anno dell’introduzione dell’Euro, la moneta unica europea che sostituì la Lira italiana e tutte le altre monete dei paesi che aderirono. Entrò ufficialmente in vigore il 1º gennaio 1999 in undici degli allora quindici stati membri dell’Ue (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna). Ad essi, nel 2001, si aggiunse la Grecia. Ma per entrare ufficialmente in circolazione, nei portafogli dei cittadini europei, ci fu bisogno di aspettare il 1º gennaio 2002.
Altri stati si sono successivamente aggiunti alla lista dei paesi che hanno adottato l’Euro e sostituito le monete nazionali: Slovenia, Cipro, Malta, Slovacchia, Estonia, Lituania, Lettonia.
Ma la storia dell’Euro ha origini che risalgono a qualche anno prima rispetto alla sua entrata ufficiale in vigore. Già nel 1992, nel Trattato di Maastricht, furono stabilite le fasi di transizione dalle monete nazionali, nell’ottica della creazione di una unione economica e monetaria. La denominazione ufficiale fu stabilita nel 1995, per rimpiazzare la vecchia sigla Ecu (European Currency Unit), mentre i tassi di cambio furono determinati dal Consiglio europeo in base ai loro valori sul mercato al 31 dicembre 1998.
Intenso è stato, negli anni, il dibattito nell’opinione pubblica, tra ottimisti verso l’introduzione della moneta unica europea ed euroscettici. Anche a Bitonto ci furono alcune iniziative sul tema. Come quella del 10 novembre 2001, organizzata dall’Assocal, l’Associazione Consulenti Aziendali del Lavori per illustrare le conseguenze nel sistema economico e finanziario italiano ed europeo.
Tra i più grandi partiti euroscettici, il principale è stato la Lega Nord, che ha spesso espresso la sua contrarietà alla stessa Unione Europea. In anni successivi, anche il Movimento 5 Stelle nacque con posizioni euroscettiche, tanto da proporre, senza successo, un referendum per l’uscita dall’Euro. Salvo, poi, cambiare la sua posizione in anni più recenti. Tante altre, soprattutto a destra, ma anche talvolta a sinistra, le forze euroscettiche.
Presenza quasi costante negli appuntamenti elettorali successivi al 2002 fu un piccolo movimento, dai consensi irrisori e dal nome “No Euro”. Mirava al ritorno alla Lira e accusava la moneta unica europea di non aver prodotto nessun effetto benefico per l’economia e per le famiglie italiane. Fu fondato nel 2003 da Renzo Rabellino e, nel suo programma, si chiedeva di abolire il signoraggio del sistema bancario privato, l’uscita dell’Italia dalla zona euro ed il ritorno ad una moneta di proprietà pubblica nazionale. Il movimento sosteneva, infatti, che l’Euro fosse una moneta completamente privata perché emessa dalla Banca Centrale Europea, su cui non vigono controlli da parte di organismi e istituzioni comunitarie.
I No Euro si presentarono per la prima volta alle europee del 2004, ma solo nella circoscrizione nord-ovest, ottenendo 70.179 voti (0,8% a livello circoscrizionale). Dopo essersi maggiormente diffusi sul territorio, convocarono il primo congresso nazionale tra l’1 e il 2 ottobre 2005 a Milano. Fu in quell’occasione che Renzo Rabellino divenne segretario nazionale.
Si dovette attendere le politiche del 2006 per vederli anche a Bitonto. Ottennero alla Camera dei Deputati lo 0,23% e al Senato lo 0,21%, risultati di poco superiori al dato nazionale (0,15%). Risultati scarsi che portarono ad un cambio di strategia e ad una strada decisamente poco lecita. Nel 2008, infatti, accorpando le liste Pensionati e Invalidi, No privilegi politici, Lega Padana, Moderati, AutomobiLista, Forza Roma, scese in campo con una nuova lista dal nome “No Euro – Lista dei Grilli Parlanti” e con candidati dai nomi simili a ben più noti esponenti politici: Giuseppe Grillo, Paride Barlusconi. Nel 2008, tuttavia, nella nostra circoscrizione la lista non si presentò. L’anno successivo, invece, alle europee, non si presentò, appoggiando Fiamma Tricolore – Destra Sociale. Nel 2014, infine, aderì al movimento politico Fronte Cristiano.