Prosegue, senza posa, la strage silenziosa delle persone perbene.
Stavolta, il Covid ha colpito Pinuccio Lisi, commerciante nel settore abbigliamento stimato e ammirato da clienti e colleghi. Un galantuomo, soprattutto. Ecco come lo ha ricordato il giornalista e avvocato Raffaele Capaldi.
“Sono stato cliente di Pinuccio Lisi per oltre 10 anni, sin dalla primavera inoltrata – credo del 2010 – quando mi affacciai nella sua boutique “l’Uomo” insieme a mia moglie, incuriosito da un bermuda blu stiloso. Mi rapì da subito con 3 caratteristiche: la bonomìa della persona, nel senso più etimologico, l’ottimo rapporto qualità-prezzo della merce, e l’aderenza ai miei gusti (un casual molto classico ed elegante). Ma soprattutto trovai all’incanto i pantaloni della mia taglia (oggi indosso la 46, ma allora la 44, di misura, e appena qualche chilo in più di peso). Uscii anche con due camicie e da lì in poi iniziai a tornare ad ogni stagione per rifornirmi. I primi tempi in periodo di saldi, sino a quando mi disse: . Diventai quindi un habituè del negozio, anche perché riusciva a soddisfare ogni esigenza, dallo spolverino, all’abito, alla sciarpa, nello stile che cercavo. Andavo per un capo, ma ne prendevo anche un altro fuori stagione; era quasi un paese dei balocchi, ed oggi l’80% del mio guardaroba è targato l’Uomo. Quando mi innamoravo di un articolo, mentre lo indossavo chiedevo – giocando a contrattare (ma in effetti poco convintamente) – o , e lui, capendo all’istante che avevo deciso ormai di comprarlo, rispondeva: oppure . La pantomima andava avanti ogni volta anche con delle varianti: , e così via. In effetti ogni capo che ho acquistato è stato un successo, e meno di un mese fa, quando andai a comprare dei pantaloni (forse sono stato uno degli ultimissimi clienti ad entrare nella boutique, il sabato prima della chiusura), gli ricordai che ne utilizzavo ancora un paio di un marchio acquistato la prima volta, e lui a spiegarmi come sempre storia e caratteristiche (oltre che a consigliarmi). Amava il suo lavoro come una passione e mi raccontava che sceglieva personalmente solo produzioni italiane. Ci salutammo dandoci appuntamento a qualche giorno dopo, e mentre uscivo mi ringraziò del cd realizzato col mio gruppo che gli avevo regalato in estate: , complimentandosi e sorridendo. E invece non ci siamo visti più…”.
Queste, invece, le parole commosse di Michele Castellano: “Pino mi mancherà il tuo sorriso, le tue cortesie, la tua collaborazione per tante cose fatte in via Matteotti. La prima fioriera a Bitonto l’ho realizzata al tuo elegantissimo negozio…. Volevi l’albero il più alto.Non sarà più Natale senza di te. Rimane il ricordo di un grande “UOMO”. Pino ti porterò” sempre ” nei ricordi più belli”.