Dal giornalista Nicola Lavacca, nonché Fiduciario Coni per Bitonto, riceviamo e volentieri pubblichiamo un suo ricordo in occasione dei 50 anni dalla morte dell’indimenticabile professor Nicola Rossiello
Cinquant’anni fa moriva prematuramente Nicola Rossiello, maestro di vita e di calcio. Era il 3 gennaio del 1971, una domenica come oggi, che segnò purtroppo il doloroso tramonto dell’esistenza di Nicolino come lo chiamavano affettuosamente gli amici e quanti lo conoscevano. Aveva appena 35 anni. Una virulenta forma di epatite, dopo lunghi e tormentati giorni di sofferenza, lo strappò inesorabilmente agli affetti terreni, in particolare alla sua famiglia che tanto lo amava.
Fu una grave perdita per tutto lo sport bitontino di cui per molto tempo il professor Rossiello ne incarnò l’animus pugnandi e l’audacia mostrando a sua volta una incredibile capacità di essere sempre al fianco dei suoi ragazzi che sapeva educare e addestrare con mirabile tenacia e passione. Quella grande passione per il calcio quasi innata che seppe trasferire sul campo, imparando egli stesso metodi e sistemi di allenamento per essere al passo coi tempi. Nicola Rossiello non ha mai lesinato energie e impegno per trasmettere ai giovani i sani principi e i valori più alti dello sport. Un uomo di carattere, determinato e intrepido, che sul campo di via Megra in terra battuta (oggi Stadio “Città degli Ulivi”), tra nuvole di polvere e pietrisco, svolse quotidianamente con impegno e dedizione la sua preziosa e significativa attività di allenatore-educatore allo stato puro rivolta a tanti ragazzi della nostra città, alcuni dei quali come Cesare Vitale, intrapresero poi una brillante carriera. Ecco perché il suo ricordo, a distanza di tanti anni, resta indelebile.
E diventa doveroso riportarlo alle mente e nei cuori di ognuno, in virtù della preziosa eredità morale e sportiva che Rossiello ci ha lasciato. Il professore era un alacre e preparato maestro di scuola elementare che insegnò anche tra le mura del carcere minorile. Il calcio rappresentò per lui un formidabile anello di congiunzione sotto l’aspetto socio-formativo. E tra un allenamento serrato e la classica partita domenicale, emerse anche la sua grande umanità di uomo filantropo. Spesso e volentieri aiutava i calciatori in erba anche nello studio, mentre ad alcuni regalò persino l’abbigliamento sportivo perché non potevano permetterselo. Un calcio d’altri tempi, in tutti i sensi, dove si viveva di pane, pallone e sacrifici. Magari a volte Nicolino, durante le interminabili sedute di allenamento, catechizzava a dovere i ragazzi, non lesinando qualche colorito rimbrotto; ma lo faceva per il bene di tutti, per tirare fuori il meglio di ognuno di loro. Insegnamenti che andavano oltre il calcio, per affermare con forza come tra i rivoli dell’agonismo e dell’aspra contesa bisogna sempre far valere il rispetto per gli avversari, la lealtà e la correttezza.
Dal loro professore-allenatore Nicola Rossiello i ragazzi appresero un concetto fondamentale tanto caro a Franz Beckenbauer: “Che tu vinca o perda c’è una cosa che devi portare sempre a casa, la dignità”. Illuminati e incancellabili frammenti di esperienze calcistiche personali che ancora oggi suscitano emozioni e profonda commozione nella sorella Grazia e nel marito Michele Moretti (anch’egli uomo di calcio e di sport), nei familiari che hanno il cuore pervaso da un ricordo indistruttibile scolpito nella roccia dei sentimenti. In memoria di Nicola Rossiello, alcuni sportivi bitontini idearono nell’aprile del 1978 il primo Trofeo di calcio giovanile che ebbe un seguito solo per alcune stagioni. L’evento è stato ripreso il 13 giugno del 2015, con la decima edizione. La speranza è che l’iniziativa possa essere riproposta non appena possibile. Del Trofeo Rossiello è rimasta anche traccia di una targa commemorativa che 6 anni fa, insieme a Michele Moretti riuscimmo a recuperare spostandola dai muri fatiscenti dei vecchi spogliatoi abbandonati dello stadio per essere installata sulla parete della tribuna coperta. Inoltre, a Nicolino è stato dedicato il campo sportivo “500” dove anche lì è stata posizionata una targa ricordo donata tre anni fa da alcuni suoi ex calciatori. Quel fulgido passato riecheggia e ritorna alla mente.
Verso Nicola Rossiello non può che esserci un’immensa gratitudine per quello che ha dato al calcio e allo sport bitontino, in un’epoca in cui i risultati si conquistavano tra mille difficoltà col duro lavoro, col sudore e con tanta umiltà. Un esempio per i giovani di oggi e per le future generazioni.