DI CARMELA MINENNA
Piove in inverno e in estate. Piove da gennaio a dicembre. Piove anche a giugno. Tutto, per così dire, naturale. Ma se la pioggia bagna le vie di Bitonto, percorre la vallata del Tifris e zampilla sulle bianche chiancarelle di pagliari e cisterne il giorno 5 giugno, allora vale la pena di soffermarsi a riflettere su qualcosa che è “oltre” il naturale. Poco manca, anzi, che si parli di miracolo.
Dov’è il miracolo? È presto detto: nella prima settimana di giugno, meglio il 5 giugno di tutti gli anni, su Bitonto si addensano le nubi, il più delle volte cariche di pioggia.
Dal miracolo (meglio sarebbe dire, dalle coincidenze) ai fatti.
Il 5 giugno 1688 muore a Bitonto il vescovo Filippo Massarenghi. Originario di Piacenza, è eletto vescovo nel 1686. Il suo episcopato è breve, ma intenso: un anno e nove mesi al servizio esclusivo dei poveri. Le sue spoglie mortali sono custodite nella cripta della Cattedrale e il suo nome è legato anche alla chiesa del Purgatorio che, febbricitante, consacrò prima della sua morte.
Ma cosa accade la notte del 5 giugno? La parola alle cronache dell’epoca: “In quel tempo il popolo bitontino era molto angustiato per la siccità e gli ecclesiastici i quali erano appresso al santo prelato vi si raccomandarono affinché, giunto che fosse davanti al cospetto di Dio, impetrato avesse la sospirata pioggia; … non appena (il vescovo fu) spirato, cadde immediatamente acqua così copiosa e di tanta durata che tutti coloro i quali stavano nel vescovile palazzo non ebbero l’agio di poter per allora ritornare alle rispettive case”.
Quasi immediato l’avvio del processo di beatificazione che vide tra i suoi promotori prima il vescovo Berardi, poi Marena. Ad incoraggiare i suddetti prelati sulla via della beatificazione la notizia di eventi miracolosi avvenuti per intercessione del Massarenghi: guarigioni inspiegabili e parti andati a buon fine.
Ma a Bitonto, terra riarsa di ulivi, che ben conosce la consuetudine devozionale ad petendam pluviam, il miracolo più atteso rimane la pioggia. Perciò, dopo la Vergine “addensatrice di nubi”, il Cristo Nero della chiesa di S.Teresa e S.Elia, sembra che anche un vescovo scenda in campo per il dono della pioggia.
Ed ecco l’appuntamento con una memoria che ha il vago sapore del miracolo.
Ecco l’acqua inattesa che, alle porte dell’estate, puntuale torna a bagnare Bitonto. Ogni anno. Il 5 giugno. Anche in questo “straordinario” 2020.