Quello che leggerete questa domenica, la prima di marzo, non è la trama del prossimo film di 007, in uscita tra l’altro tra qualche settimana. È un ripiombare con la memoria a ben 103 anni fa, quando i nostri servizi segreti erano, di gran lunga, da inserire tra i migliori del vecchio continente. O, addirittura, del mondo intero. E, per capire la portata dell’operazione, secondo un giudizio degli alti gradi militari “il colpo di Zurigo” è stata una cosa talmente importante da avere effetti superiori persino a qualsiasi battaglia vinta durante la prima guerra mondiale.
Eccoli allora, i primi dettagli. Oltre un secolo fa (ultimi giorni di febbraio 1917), pienissima grande guerra, “il colpo di Zurigo”. A cui ne aggiungiamo due: servizi segreti austriaci e i “colleghi” italiani. In una sfida di spionaggio e controspionaggio da leccarsi i baffi.
Tutto parte, però, nel 1915. In e dalla Svizzera. L’incipit di due anni di cose strane, ed eventi catastrofici. L’attacco alla “Benedetto Brin”, una delle migliori corazzate italiane e ancorata nel porto di Brindisi, e la morte di 454 marinai.
Le fiamme che distruggono nel porto di Taranto un’altra corazzata, “Leonardo da Vinci”, uccidendo 270 tra marinai e ufficiali. E ancora: l’incendio al porto di Genova; il piroscafo “Etruria” saltato in aria a Livorno, l’hangar dei dirigibili in fiamme ad Ancona; la distruzione della fabbrica di esplosivi a Cengio, del treno carico di munizioni a La Spezia, e il danneggiamento della centrale idroelettrica di Terni. Ma, sempre in Umbria, arriva la svolta. I carabinieri riescono ad arrestare un sabotatore mentre sta cercando di piazzare dell’esplosivo sotto la diga delle Marmore. Chi è? Un italiano. Vendutosi al nemico per enormi somme di denaro. Come anche ha fatto un altro sabotatore, fermato poco prima di un attentato al Sempione.
I due, messi alle strette, “cantano” e nel testo dicono anche qualcosa di interessante. Che fa scoprire come dietro la lunga serie delle catastrofi ci fosse la mano austriaca, ma che la base delle operazioni in Italia è nel consolato viennese a Zurigo.
Il governo italiano decide, allora, che è il momento di agire, e di distruggere le spie affidando il comando delle operazioni al 42enne Pompeo Aloisi, capitano di Corvetta. L’ufficiale mette sotto stretta sorveglianza l’edificio, matura il piano per entrarvi e arruola una squadra di specialisti.
L’operazione inizia il 22 febbraio 1917. In pienissimo Carnevale. Dura molto più del previsto, ben tre giorni, a causa di difficoltà non previste. Viene recuperata una grossa somma di denaro, gioielli, una preziosa collezione di francobolli, documenti riservatissimi e inchiodanti l’Austria-Ungheria, e arrestati, in Italia, decine e decine di sabotatori dalle forze dell’ordine.
In beve l’intera rete di spie austriache è smantellata, facendo prendere alla guerra una piega in favore dell’Italia.