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La Politica, ieri e oggi/Le elezioni politiche del ’53. Il fallimento della Dc nonostante la nuova legge elettorale

Ben quattro furono, quell'anno, gli eletti bitontini nelle due Camere del Parlamento

Michele Cotugno by Michele Cotugno
21 Dicembre 2019
in Cronaca
La Politica, ieri e oggi/Le elezioni politiche del ’53. Il fallimento della Dc nonostante la nuova legge elettorale
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Delle elezioni politiche del 1953 abbiamo dato un breve cenno nella puntata precedente di questa rubrica, parlando delle proteste contro la legge elettorale approvata nei mesi precedenti alla tornata elettorale, denominata, dai contestatori, “legge truffa”. Proteste che, ricordiamo, videro un bitontino cadere durante le cariche della polizia.

Ma andiamo con ordine e, oggi, sorvoliamo sul dibattito per la legge elettorale, che pure fu quello dominante, per concentrarci su quel che ha preceduto le votazioni del 7 giugno 1953.

È quindi, come abbiamo già anticipato, nel tentativo di conservare quell’egemonia conquistata sin dal dopoguerra, che si propone e si approva la nuova legge elettorale. Negli anni precedenti, la Democrazia Cristiana aveva subito una flessione di voti che aveva provocato fratture al suo interno, con De Gasperi attaccato sia dalla sinistra del partito, dall’ala di Dossetti, Fanfani, Gronchi, sia da quella di destra di Rumor. Lo abbiamo vista anche parlando delle elezioni amministrative del 1952, quando a Bitonto a vincere era stata la coalizione formata dalle tre forze di sinistra, Pci, Psi e indipendenti di sinistra, che avevano nominato, come sindaco il comunista ed ex commissario prefettizio Arcangelo Pastoressa.

Amministrazione pesantemente attaccata, nei mesi della campagna elettorale per le politiche del 1953, dall’opposizione democristiana e da testate giornalistiche marcatamente filogovernative che, strizzando l’occhio allo scudo crociato, vedevano di cattivo occhio la sinistra. Una tra tutte, la Gazzetta del Mezzogiorno.

«Non certo piacevoli possono definirsi le prime esperienze amministrative dei socialcomunisti a Bitonto» apre un articolo a pagina 7 dell’edizione del 17 febbraio ’53, che parla di alcune proteste, da parte di disoccupati, contro il governo cittadino, colpevole, a dir loro, dell’inattività di due cantieri statali e di uno di rimboschimento. Cantieri che secondo i manifestanti avrebbero dato lavoro a 280 operai. E, nel ’53 iniziano a manifestarsi fratture all’interno della stessa coalizione di maggioranza, tanto che dopo soltanto un anno dalla sua nomina a sindaco Pastoressa viene sfiduciato e, al suo posto, sale il socialista Angelo Custode Masciale, che completa il mandato, rimanendo in carica fino al ’56 (verrà poi rieletto e continuerà a fare il sindaco di Bitonto fino alle sue dimissioni nel ’58).

Il 1953 è un anno particolare anche perché il 5 marzo di quell’anno muore Stalin e i partiti comunisti di tutta Europa gli rendono omaggio. Gli succederà, dopo alcuni mesi di vacatio, Nikita Chruš?ëv, colui che proverà a rimediare agli effetti negativi del culto della sua personalità con provvedimenti passati alla storia come “destalinizzazione”.

In Italia la prima legislatura aveva visto ben tre governi guidati dal democristiano Alcide De Gasperi e sostenuti da una coalizione centrista formata da Dc, Psdi, Pli e Pri. Era stato un periodo di stabilità politica che aveva permesso la creazione di importanti riforme, come quella agraria o quella dell’edilizia popolare noto come Piano Ina-Casa.

A livello delle relazioni internazionale, con l’adesione alla Ceca e alla Nato, l’Italia si era ancor di più collocata nel blocco occidentale, linea duramente criticata dalle forze di sinistra, che, invece, vedevano come proprio riferimento il Patto di Varsavia. Ma anche all’interno del mondo cattolico ci furono critiche, da parte di chi era contrario ad alleanze militari, aderendo alla linea di papa Pio XII. Sia a sinistra che a destra, si sviluppa contro De Gasperi una forte opposizione. Ecco, dunque, il contesto in cui si inserisce la famigerata “legge truffa”. Ma, nonostante la Dc riesca a farla approvare, il progetto va incontro al fallimento, quando la coalizione, pur vincente, non riesce a raggiungere la percentuale di consensi adatta a far scattare quel premio di maggioranza contestato dalla sinistra. Un brutto fallimento per lo scudo crociato, nonostante la vittoria.

Con le elezioni del ’53 diversi furono i bitontini eletti. A Montecitorio (Camera dei Deputati), dalle fila della Democrazia Cristiana, fu eletto Michele De Capua, che raggiungerà questo risultato altre due tre volte, ricoprendo anche varie cariche ai ministeri di Agricoltura, Istruzione e Poste e Telecomunicazioni. Oltre a lui, Italo Giulio Caiati, già deputato nella prima legislatura.

Al Senato, invece, andò, per la seconda volta, Nicola Angelini, sempre per la Democrazia Cristiana. Sempre a Palazzo Madama andò l’esponente del Partito Nazionale Monarchico, Franco Rogadeo. In quell’anno, infatti, i monarchici ebbero un exploit.

 

 

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