Comincia quasi come un racconto quest’avventura.
C’era una volta la Volley Ball
Bitonto.
La squadra della nostra città giocava i playoff per la B1 maschile ed
un liceale era lì, sugli spalti, con tanti sogni dentro il cuore. Era la sfida
Bitonto – Squinzano e quel ragazzo con gli occhi sberluccicanti di gioia la
ricorda ancora nitidamente.
Si avvicinò al tifo organizzato e poi le trasferte, e gli allenamenti,
le rubriche scritte ad inizio partita da un giornalista che al posto della
penna usa il cuore che il ragazzo, oggi, conserva ancora.
Francesco Racaniello, sì proprio lui è il ragazzo di cui parliamo, che ha compiuto una
lunghissima trafila, ricevendo numerose attestazioni di stima ovunque sia
andato a lavorare.
Ha scalato il monte della serie C, sudando e faticando per la B1 (B1
maschile di Bari Club atletico Bari
Volley), fino a raggiungere l’alta quota. La serie A2 come scout man ad
Avellino per la Sidigas Pallavolo
Atripalda raggiungendo la meravigliosa vittoria della Coppa Italia.
Quest’anno la chiamata che sperava, dopo il patentino di secondo grado
tenuto dalla FIPAV Campania: la promozione da scout man a secondo allenatore
della società campana nel secondo campionato nazionale.
Ma non è tutto rose e fiori, successi e vittorie.
Le gioie e i dolori di questa avventura…
«I sacrifici sono tantissimi e
gli inizi stagione sono i più terribili da affrontare. In inverno sei solo in un
letto e vorresti le lenzuola meno fredde e il tepore di casa. Ma non sempre è
così – ci ha raccontato Francesco
con lo sguardo naufrago nel fiume delle sue emozioni -.
Sei lontano dalle feste, dalle
ricorrenze, da quello a cui tieni davvero.
Alla la vigilia di natale, ricordo bene,
presi il mio albero di Natale e dormì con l’albero acceso sul comodino. Per non
parlare della festa di 18 anni di mio fratello Gianvito. Ero a giocare una
partita, Mantova – Gioia del colle. A volte non ti senti più partecipe della
vita di casa.
Da contraltare però fa il pianto a
dirotto nel pullman a Milano con la Coppa Italia in mano.
La mattina calcavo il campo tricolore,
arrivai sotto la rete chiedendomi: “Ma dove sono arrivati, dove sono?”. Non
avevo il coraggio nemmeno di sollevare lo sguardo.
Sei diventato secondo allenatore in serie
A2, ora cosa ti aspetti?
«Citando Jovanotti “la vertigine non è
paura di cadere ma voglia di volare”. A parte gli scherzi! A 28 anni ho a che
fare con gente molto esperta e il tanto impegno, la forza d’animo, compensano
la paura di trovarsi così in alto».
La tua passione è nata così quasi per
gioco, come un bimbo che rincorre un sogno. Ora Francesco adulto sognatore cosa
serba dentro il cassetto?
«A volte sbircio un po’ e lo ritrovo
sempre colmo di quei sogni che talvolta mi sono sembrati anche impossibili ma
che con determinazione e impegno ho realizzato.
Da piccolo guardavo le partite sui Rai 3
di pallavolo… e poi dall’altra parte dello schermo, nel Forum di Assago quel 30 dicembre ci sono finito io.
Faccio sempre bagaglio dell’esperienza
coltivata in questi anni nonostante la mia giovane età».
Cosa avresti fatto se non ci fosse stata
questa avventura?
«Probabilmente avrei continuato gli studi
di Veterinaria. Ma sai che c’è? Capita, che ti guardi allo specchio e sai che
certe cose sono come scritte nel tuo destino. Non puoi pensare ai se, ai ma.
Sei lì e devi scrivere la storia».
Ti senti allenatore della tua vita?
«È la vita che mi allena ogni
giorno, mi sta aprendo orizzonti, sguardi, davanti a tante situazioni a cui mai
avevo pensato di far fronte. Fare l’uomo di casa per esempio! Organizzo le
lavatrici, quello tempo per far asciugare i panni e la spesa da fare quando il
frigo è vuoto…».
C’è qualcuno a cui dedichi la tua
affermazione personale?
«Sicuramente ringrazio la mia famiglia
l’unica, e sottolineo l’unica, che mi è stata vicina in tutti i miei momenti
difficili costellati di tante rinunce.
Dai tempi della Coppa Italia sono
cambiate molte cose e sicuramente chi faceva parte della mia vita non è più tra
i dedicatari di questo mio principale successo.
Poi ho un rammarico personale. Nessuno è
profeta in patria ma spesso si preferisce dar lustro ad altre vicende sportive.
Mi sarei aspettato, da parte delle istituzioni cittadine, almeno un messaggio
di ringraziamento… che non è mai arrivato».