Solo il nome della competizione mette i
brividi: la Transcontinental Race.
Una massacrante corsa ciclistica giunta alla seconda edizione che consiste
nell’attraversare il vecchio continente in 15 giorni, partendo da Londra arrivando a
Istanbul, in Turchia. Il percorso è a scelta dei partecipanti, ma non si
può assolutamente prescindere da tre mete obbligatorie: Parigi, la Cima Coppi e
Lovcen, in Montenegro.
Una corsa davvero ai limiti dell’umano e
per veri appassionati delle due ruote. O meglio, “pazzi” e amanti delle imprese
da veri titani. Uno dei 100 (numero massimo di partecipanti, l’anno scorso sono
stati 29) che quest’anno ci hanno provato è un bitontino: Vincenzo Sannicandro. Uno dei 7 italiani presenti e l’unico
meridionale.
Già, Vincenzo Sannicandro, “Highlander
Vinny Sanni” come si identifica su Facebook. Lo abbiamo conosciuto l’anno
scorso, questo istruttore di spinning, quando si è reso protagonista nella
randoneé ciclistica Bitonto – Assisi (http://www.dabitonto.com/sport/r/ciclismo-bitonto-assisi-andata-e-ritorno-parte-oggi-l-ultima-impresa-di-vincenzo-sannicandro/1076.htm) dedicata a Filippo
Castri. Ma questa pedalata, per l’uomo che sogna di fare il giro del Polo Nord
e di raggiungere Pechino in bicicletta partendo da Roma, è stata decisamente
più faticosa, con oltre 3 mila km da
mangiare con le ruote e con i pedali della sua bici da strada «La competizione
quest’anno andava dal 9 al 25 agosto – spiega Vincenzo –. Siamo partiti
dalla capitale inglese con il sole, ma andando a Parigi ci siamo imbattuti
subito nel maltempo e nella pioggia». È solo l’inizio: «Dopo la Francia,
sono arrivato il 14 agosto sul Passo Pordoi attraversando l’Austria, il Liechtenstein, la Svizzera, a volte anche sbagliando
strada, pedalando un giorno 36 ore di fila per un totale di 550 km e dormendo
poi per strada. Sul Passo Pordoi, poi, ho trovato neve e un freddo talmente battente che sono stato
costretto a comprare roba invernale per poter continuare». Già, perché il
massacro di questa competizione è che ogni partecipante, al quale la direzione
gara aveva assegnato un microchip satellitare per controllarne sempre la
posizione, doveva provvedere autonomamente al cibo, al pernottamento e a
roberie simili.
«Dopo la tappa al Pordoi, c’è stato
Bassano del Grappa, San Donà di Piave, Slovenia, Croazia, dove ho trovato un
vento fortissimo, Montenegro, Albania, Macedonia, Grecia, Turchia, dove sono
arrivato il 24 agosto e ho trovato un caldo africano». Missione compiuta, dunque, con un giorno di anticipo e 49a posizione
assoluta (con altri che sono arrivati con giorni di ritardo, o sono ancora
sul percorso). «Forse potevo fare decisamente meglio, ma ho scelto di fare
il percorso più duro anche per dare il vero senso alla competizione e,
soprattutto, ho perso troppo tempo per la mia scarsa organizzazione».
Motivo per cui Vincenzo si ripresenterà ai nastri di partenza londinesi anche il
prossimo anno: «Se devo partecipare è per arrivare nei primi 10 – incalza
– altrimenti non avrebbe senso».
Nel frattempo, ringrazia gli sponsor che lo hanno sostenuto e aiutato ad
attraversare l’Europa: Punto Sportivo, Ciclobike di Corato, Olii De Santis,
Tecnoclima, Cmc, e già pensa a risalire in bicicletta: domenica c’è la gara di
Medio fondo al bosco di Bitonto organizzata dalla “Velosprint”.