Prima del calciatore, viene l’uomo.
L’intuizione – che tanto piaceva pure a Giovannino Mura, vate di Repubblica – era di Vladimiro Caminiti, giornalista poeta panormita.
Sì, intendeva la focosa penna di Tuttosport, c’è il pedatore col suo stile e la sua arte, mediocre o insigne che sia, ma prima di tutto dobbiamo considerare l’essere umano con i suoi vizi e le sue virtù, i suoi pregi e i suoi difetti.
Dunque, ricordo un alunno tenace intelligente anzichenò, uno che sarebbe piaciuto al Segretario fiorentino per antonomasia, Nicolò Machiavelli, per come sapeva piegare a suo vantaggio i rivolgimenti della Fortuna.
Questo studente, certo impertinente come tanti suoi coetanei, ma acuto e saggio, si chiamava (e chiama) Antonio Balzano e giocava nelle giovanili del Bari.
Ricordo che, in quegli anni, gli feci dono del libro “Ragazzi di latta”, firmato da Benvenuto Caminiti, il fratello del sopracitato, che narrava la parabola esistenziale degli occhi più famelici di Italia Novanta, Totò Schillaci.
Mi promise che l’avrebbe letto sul bus durante le trasferte.
Chissà se lo conserva ancora…
Con lui condividevano l’esperienza biancorossa anche Nicola Caldarola, passo e visone di gioco da regista (che ora vorrebbe vestire la casacca neroverde: ottimo consiglio per l’acquisto), e Angelo Logrieco, piote auree che illustrano (purtroppo solo) il pallone dilettantistico, ma sfido chiunque a trovare piedi così nelle categorie superiori.
Comunque, dicevamo di Antonio.
Chiusa con le finali l’avventura nella Primavera dei Galletti, stipò sogni e progetti nella valigia e si mise a girare lo Stivale.
Nella Capitale con la Cisco Roma sfiorò la cadetteria e fu solo un onirico viaggio di poco rinviato.
Già, perché lo attendeva la culla di Gabriele D’Annunzio per proiettarlo nell’Empireo del cuoio.
A Pescara, l’incontro folgorante.
In panca sedeva, sigaretta sottile fra le labbra e parole quasi zero, Zdenek Zeman, il nipote di Cestmir Vycpalek.
Il mister, corifeo dell’idea platonica del 4-3-3 (cfr. l’immenso Gianni Spinelli), presto s’incantò dinanzi all’umile e infaticabile arator di fascia bitontino e lo elesse suo pupillo.
E chi lo ferma più, adesso, Antonio.
Destra o sinistra per lui pari sono, il pendolino è inesauribile.
E’ serie A.
Il boemo va via, tramonta la stella pescarese.
Anni di purgatorio in B – nell’album dei ricordi, pure dolorosi d’un pedatore: le lacrime di Antonio che vide sotto i suoi occhi cascare come un fantoccio senza vita il povero Piermario Morosini… – e, qualche settimana fa, la chiamata a Cagliari alla corte dell’ambizioso Giulini, successore del mangiaallenatori Cellino.
Alla guida della ciurma rossoblu, Balzano ritrova la guida prediletta.
Cagliari è pronta a trasformarsi in Zemanlandia.
E Antonio, divenuto ormai uomo fatto, continuerà a macinare chilometri sulle estreme.
Egregiamente, come solo lui sa fare…