Dopo il “Nucleo Compatto 2013”, ora
anche “Quei vecchi ultras… del 1921” e l’Usd Città di Bitonto.
Dopo le accuse e gli scambi di post su
Facebook, ora arrivano i comunicati.
È ancora alta la polemica sul video pro
campagna abbonamenti della Fc Bari 1908 che il regista bitontino Pippo
Mezzapesa ha girato in città su incarico e su idea della società di
comunicazione barese “Proforma”.
Per giorni la querelle è stata tutta
virtuale e social con attacchi, risposte e controrisposte, mentre adesso
invece si sposta sul fronte dei comunicati.
Dapprima quello dei ragazzi di “Nucleo compatto 2013”, che sabato scorso si sono detti «molto delusi, in primis da chi ha permesso che ciò venisse
realizzato, e poi di conseguenza dal fatto che i nostri monumenti siano stati
utilizzati per pubblicizzare una squadra che di pubblicità ne ha avuta fin
troppa negli ultimi mesi» e hanno chiesto al regista nostrano di girare uno spot
sull’intero mondo neroverde.
Adesso invece sono i “Quei vecchi
ultras… del 1921” e l’Usd Città di Bitonto a esprimere il loro disappunto
sulla questione, spiegandone i motivi.
«La squadra del Bari ha promosso la
“Campagna Abbonamenti” della F.C. Bari 1908 (ex 1926) con uno spot girato a
Bitonto, e la notizia rimbalza sui media on-line locali proprio il 6 agosto,
giorno in cui sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” viene pubblicizzato un articolo
in cui anche l’ U.S. Bitonto 1921 invita tutta la cittadinanza a supportare la
squadra della propria Città, che quest’anno sarà impegnata nel Campionato di
Eccellenza, con la sottoscrizione di abbonamenti. Pura coincidenza?», si chiedono i tifosi
neroverdi e la scuola calcio. Secondo cui, poi, «ad aumentare il malcontento
e il malessere ha contribuito certamente il fatto che il regista bitontino,
Pippo Mezzapesa, ha pensato di occupare per la sua organizzazione e di
utilizzare nel suo filmato, previa autorizzazione concessa dall’Arcidiocesi
Bari-Bitonto, la nostra cattedrale e la relativa piazza antistante, che, per
antonomasia, è il luogo simbolo della tifoseria locale, la quale, come i più
avveduti ben sanno, supporta la propria squadra con un incipit di elogio
proprio alla “Piazza Cattedrale».
E questo, scrivono, sarebbe negativo
perché trattasi di una ennesima invasione di campo del capoluogo pugliese a danno della nostra città. «Mai nessun club sportivo ha invaso il campo altrui: c’è
una certa deontologia nel fare le cose anche e soprattutto nello sport che,
invece, secondo noi questa volta è mancata per Bitonto. Il tutto, quindi, è
stato letto come un ennesimo atto di sfida e di provocazione nei confronti
della città di Bitonto». «Anche perché – continuano – conta anche il
periodo storico che stiamo vivendo. C’è da un lato l’intenzione di alcuni di
consegnare la nostra città a Bari egemone, dall’altro la volontà ferrea della
cittadinanza attiva e della politica locale a non fare di Bitonto una terra
periferia della città metropolitana di Bari».
Anche perché questa invasione di campo
andrebbe avanti da oltre 30 anni.
«Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che i
cittadini di Bitonto negli ultimi 30 anni hanno subito un lento ma continuo
depauperamento e svuotamento del proprio territorio – continua il
comunicato -. Da ricordare in tempi addietro l’accorpamento della Diocesi a
Bari e la mancanza in loco del Vescovo, a seguire la chiusura dell’ufficio del
Registro, di quelli dell’Acquedotto pugliese, degli uffici dell’Enel, la
chiusura, malvolentieri accettata, nel 2010 dell’ospedale, toltoci a garanzia
di Servizi Socio-Sanitari di prossimità alla persona, che al momento non ci
sono ancora, nonché la chiusura del Tribunale, nonostante la dotazione di
un’aula “bunker” che opera a livello regionale».
Legato a tutto questo sarebbe, poi, il
concetto di “appartenenza” alla città dell’olivo.
«Proprio per tutti questi continui
attacchi artatamente pilotati alla nostra città non vorremmo che alla fine i
ragazzi e i giovani bitontini perdano quell’elemento valoriale di
“appartenenza” che li lega alla nostra terra e guardino a Bari come unica meta
agognata e unico polo di competitività e di interesse anche nello sport. Di qui
il nostro disappunto, chiaramente espresso, nel vedere, ad esempio alcuni
politici locali nostri rappresentanti portare durante il campionato di calcio i
propri figli ad assistere ad una partita di calcio allo stadio San Nicola di Bari
e mai al Città degli Ulivi di Bitonto».
«Proprio perché dunque riconosciamo un
ruolo sociale importante dello sport quale ulteriore collante della propria
identità ed elemento di aggregazione e coinvolgimento oltre che opportunità di
crescita sociale – scrivono ancora – continuiamo a non comprendere
chiaramente il vero motivo per cui a oggi non c’è stata la volontà da parte
delle autorità competenti di adeguare l’impianto sportivo alle nuove esigenze
di tifoseria, ampliando lo stadio “Città degli Ulivi” con la costruzione delle
due curve, da sempre invece promesse ai tifosi. Questo voler rimandare non ci
rende affatto competitivi e non crea entusiasmo né trascina il team giovanile a
vivere lo sport locale, come invece sta accadendo in quelle città quale, ad
esempio, Monopoli che supporta e dà forza allo sport calcistico locale con
operazioni di vero e lungimirante marketing».
E quindi la conclusione: «Certi di aver
chiarito che non siamo contro il pluralismo, ma che vogliamo essere rispettati
quale realtà storico sportiva locale ben presente e vigile, ci auguriamo che
alle nostre riflessioni non seguano risposte offensive della nostra dignità ed
intelligenza sportiva o che le stesse non siano frutto di volute provocazioni o
commenti da “sotto l’ombrellone”».